Ricerche
'Effettofestival': impatto misurabile
In prevalenza femminile, colto (i laureati superano spesso il 50% del totale), molto fedele, con forte propensione ai consumi culturali tradizionali (libri e teatro) e la tendenza a partecipare in gruppo: è questo il profilo dei partecipanti ai festival di approfondimento culturali - il fenomeno culturale italiano degli ultimi anni - tracciato dall’indagine 'Effettofestival'.
Tale ricerca, voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, è stata presentata ieri, 20 maggio 2008 a Milano, dall’autore Guido Guerzoni (nella foto), docente di Economia e Management delle Istituzioni Culturali all’Università Bocconi e di Economia dello spettacolo allo Iuav di Venezia. "Nel 2007 - ha detto Guerzoni - il budget investito nel Festival della Mente di Sarzana è stato di 500.000 euro e ha generato un impatto economico di 3.200.000 euro. Guardando i dati passati si può comprendere il notevole sviluppo di questa manifestazione: nel 2004, infatti, si sono contate 12mila presenze, contro le 31mila di quest'anno, e il budget investito è stato di circa 250mila euro, la metà rispetto al 2007".
All’incontro hanno partecipato: Marco Cammelli, presidente della Commissione Beni Culturali dell’Acri e della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna; Giulia Cogoli, direttore del Festival della Mente; Gian Arturo Ferrari, direttore generale della divisione libri del Gruppo Mondadori; Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato del Gruppo editoriale Mauri Spagnol; Matteo Melley, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia, il quale ha sottolineato l’importanza cruciale del tema per le Fondazioni di origine bancaria.
Secondo diverse stime, in Italia si tengono più di 1.600 mostre e oltre 1.200 festival l’anno: tali eventi esercitano vari impatti di natura reddituale, occupazionale e fiscale, che tuttavia, a differenza di quanto accade all’estero, non sono stati mai seriamente quantificati. 'Effettofestival' fornisce uno schema metodologico di riferimento per valutare l’apporto economico che queste manifestazioni offrono ai territori su cui insistono e conduce una prima mappatura dei principali festival di approfondimento culturale italiani. Di questi sono stati indagati: le dimensioni, i periodi di svolgimento e i cicli di vita; i palinsesti culturali; le politiche di prezzo; le sedi; l’organizzazione e la programmazione; i promotori e i finanziatori pubblici e privati; i visitatori e le presenze; le attività di comunicazione e, infine, le attività di ricerca.
Dall’indagine emerge il puntuale valore del contributo offerto dai festival alle economie locali. In particolare è stata analizzata la case history del Festival della Mente di Sarzana, di cui nel 2008 si svolgerà la quinta edizione, che lo scorso anno con 31.000 presenze, monitorate da biglietti e pass, ha realizzato un impatto economico sul territorio pari a un multiplo di 8 del budget impiegato.
Giulia Cogoli, ideatore e direttore del festival - che ha coordinato il dibattito - ha sottolineato l’importanza di una riflessione scientifica, basata su ricerche affidabili e realizzata da economisti, sugli impatti dei festival: "I risultati non serviranno a mettere in competizione le manifestazioni e gli organizzatori, ma a sottolineare il valore di quanto creato e a coinvolgere maggiormente amministrazioni pubbliche e organizzazioni di settore".
Per quanto riguarda altri parametri relativi ai 27 festival italiani presi in considerazione, colpisce la durata media (che si attesta attorno ai 6 giorni), con oltre 90 sub-eventi per singolo festival, gli argomenti e i format sviluppati (i festival stanno diventando contenitori tematici, che rispetto al tema offrono produzioni culturali di ogni tipo, dai concerti ai reading, dagli spettacoli ai dibattiti, dalle mostre alle conferenze). Prevalgono gli ingressi a pagamento (solo l’11% è completamente gratuito) con politiche di prezzo ancora relativamente 'popolari' (tra i 2 e i 7 euro per sub-evento), a differenza di quanto non avvenga in altri paesi europei.
Infine, il personale full-time è molto esiguo rispetto agli standard internazionali. Il budget medio dei festival italiani è di 450.000 euro (decisamente inferiore ai concorrenti europei). Se si guarda ai ricavi, solo l’11% viene da biglietti e servizi, il resto viene in gran parte da contributi degli enti locali, soprattutto territoriali, e dalle Fondazioni di origine bancaria. Il dato dolente riguarda i sistemi di monitoraggio del pubblico: in Italia sono pochissimi i festival che censiscono in modo serio il proprio pubblico, attraverso la vendita di biglietti, sicché i dati vanno sempre presi con beneficio d’inventario. Altrettanto rari sono i festival che conducono regolarmente indagini demoscopiche: solo 7 su 27 hanno sperimentato simili iniziative, che pure sono fondamentali dal punto di vista economico.
"Per concludere - ha dichiarato Guerzoni - si tratta di uno sforzo conoscitivo importante, del quale l’Italia ha bisogno. È un limite grave, che le Fondazioni di origine bancaria stanno cercando di superare, favorendo la raccolta e la circolazione di informazioni di capitale importanza".
Per comprendere la natura degli impatti dei festival e quantificarne l’entità in termini monetari, 'Effettofestival' suggerisce protocolli precisi, che abbisognano di informazioni di carattere qualitativo e quantitativo. Infine, per stimare gli impatti economici dei festival è possibile partire dalla stima della spesa diretta dei soggetti organizzatori e dei visitatori attratti (si tratta principalmente di biglietti d’ingresso, altri consumi culturali, trasporti e parcheggi, spese per pernottamenti, ristorazione, acquisti di oggettistica e souvenir, shopping, acquisti di altri servizi culturali).