Editoriale

Festival di Cannes - In un Festival alla rovescia, l'Italia è ancora indietro

Da Festival della pubblicità televisiva, per la quale era nato sessantuno anni fa, a Festival della comunicazione a tutto tondo. Un processo evolutivo che ha portato la kermesse a concentrare nei primi giorni la maggiore parte delle sezioni di cui si compone e che generano quel fermento creativo che un tempo era appannaggio del mezzo regina dell'adv, la tv. Tre giorni di fermento anche per l'Italia, che mette a segno 11 dei 15 leoni conquistati quest'anno,che le permettono di migliorare di una posizione rispetto alla 19esima del 2013 nel ranking di tutti i paesi premiati. Quest'anno l'Italia è 18°esima.
Chi segue il Festival della creatività da diversi lustri non può non avere notato quest'anno una decisa accelerazione& del suo processo evolutivo. Da Festival della pubblicità televisiva, per la quale era nato sessantuno anni fa, da tempo si è trasformato in Festival della comunicazione a tutto tondo, e della tecnologia digitale ad essa applicata.

Direct, Innovation, Promo & Activation, Creative Effectiveness, Pr; e ancora: media, mobile, Outdoor, Cyber, Design e Product Design. Tutto questo accade nei primi tre giorni del Festival.
Giornate in cui si respira quell'atmosfera vibrante, quel fermento creativo che un tempo erano appannaggio del mezzo regina dell'advertising: la televisione.

I film iscritti alla Sezione Tv, che un tempo richiamava migliaia di persone che andavano ad affollare le sale più capienti del Palais des Festival, sono state relegate a piccole stanze all'ultimo piano del Palazzo, frequentate da poche decine di 'appassionati'.

Questo non vuol dire che gli spot non interessano più ai 12.000 delegati che partecipano al Festival (nell'era della digitalizzazione sono tutti a portata di mouse), ma è un chiaro segnale che l'interesse si è spostato sulle nuove modalità di relazione col consumatore

Non è un caso, forse, che sulla Croisette protagonisti sono le digital Company, diventate ormai media company, come Google Twitter, fino alle società che si occupano di programmatic buying.
Di conseguenza, cambia anche la composizione dei delegati stessi, sempre più eterogenea.

Quindi, se devo dare un consiglio a chi l'anno prossimo ha intenzione di partecipare ai Cannes Lions, i giorni da non perdere sono senza dubbio i primi della lunga e intensa kermesse settimanale.

A proposito di creatività, e delle performance del nostro Paese nello scenario competitivo mondiale non c'è di che stare troppo allegri. Se già dal punto di vista economico siamo retrocessi all'undicesimo posto (nel 2009 eravamo la quinta potenza) ancora peggio siamo messi secondo il ranking stabilito dal Festival di Cannes

In termini di numero di leoni conquistati, al di là della tipologia del metallo, saliamo di una posizione rispetto al 19° posto dell'anno scorso. Quest'anno, infatti, l'Italia è 18esima.

Risultati che nulla tolgono all'ottimo lavoro dei giurati italiani che hanno fatto il possibile per fare emergere quanto di buono presente nella poco numerosa mole di lavori iscritti (leggi  news ). Rappresenta però un allarme importante sullo stato dell'arte del nostro paese, e sulla considerazione che hanno le aziende del concetto stesso di creatività, intesa come innovazione nella comunicazione, ricerca di idee intelligenti, sorprendenti e coinvolgenti rispetto a un andazzo che, invece, privilegia ancora formule logore ma, per modo di dire, 'sicure'

Parlando con alcuni creativi 'emigrati' in altri paesi europei, ad esempio Andrea Stillacci,  Marco Venturelli Luca Cinquepalmi, si capisce come i paradigmi siano esattamente opposti. 
In Francia, senza andare troppo lontano, le aziende pretendono creatività nelle proprie campagne, sono disposte a pagarla per il reale valore che questa rappresenta in termini di volano per le vendite, e bocciano le agenzie se non riescono a produrla. 

Da noi, salvo poche eccezioni, spesso avviene il contrario: le agenzie devono battersi fino alla morte per convincere i clienti ad avere più coraggio. Vedrebbe la luce, in Italia, una campagna natalizia come quella, inglese, ideata dalla Adam&eveDDB di Londra per Harvey Nichols, il retailer che ha sposato l'idea di fare proprio un certo cinismo che spinge i consumatori a spendere per se stessi tutto il budget a disposizione per i regali? (vedi notizia correlata a fondo pagina).

Guardatevi la campagna (guarda il video), che ha anche avuto un eccezionale riscontro in termini di vendite, e poi fatemi sapere!

Salvatore Sagone

Presidente ADC Group