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Una Russia che sorprende
Lusso inatteso per un target di alto profilo. Possibile? Events In & Out, con il programma a Mosca e Sa Pietroburgo realizzato la scorsa estate per Euler Hermes Italia, società di assicurazione crediti del Gruppo Allianz, ha dimostrato di sì. A ritmo di fantasia e di idee.
da e20 di marzo

“È stato quel che si dice un evento per pochi, non tanto perché vi hanno preso parte in 14, quanto perché nel programma erano incastonate attività veramente uniche nel loro insieme. Io stessa credo di non aver mai realizzato niente di così esclusivo”. Annamaria Ruffini (nella foto), presidente & ceo di Events In & Out, una lunga esperienza nella meeting industry internazionale soprattutto nel segmento incentive, ricorda il viaggio a Mosca e a San Pietroburgo organizzato per Euler Hermes Italia, società di assicurazione crediti del gruppo Allianz, con una punta di nostalgia. E forse anche di orgoglio. L’obiettivo non era semplice da raggiungere. Si trattava di premiare i migliori agenti della consociata italiana di Euler Hermes. Un viaggio bouquet per gente abituata a trasferte luxury. “Non era certo il primo anno che la società offriva loro un incentive - racconta Ruffini -. Anzi, uno dei motivi per cui si è scelta la Russia era proprio quello di dirigersi a oriente dopo anni di viaggi a ovest. La nostra sfida consisteva nel tessere una trama capace di ‘ingolosire’ i partecipanti nonostante la loro attitudine agli eventi di prestigio e la relativa notorietà delle mete. Il tutto, reso ancor più difficile dal ridotto numero dei viaggiatori, che avrebbe inevitabilmente evidenziato qualsiasi inefficienza o smagliatura”.
Vodka Dreaming

Tutto è cominciato il 15 giugno 2006, con doppia partenza da Amsterdam e Roma (quest’ultima con scalo a Milano per completare il gruppo). All’arrivo a San Pietroburgo la prima sorpresa.
“Pochi lo sanno - spiega Ruffini -, ma in quell’aeroporto esiste un’area speciale, chiamata ‘Green Corridor’, riservata ai diplomatici, ai politici e ai Vip. Difficile accedervi, se non si appartiene a una di queste categorie. Ebbene, noi ci siamo riusciti. I nostri ospiti sono stati fatti transitare per il desk speciale di controllo passaporti, sotto gli occhi un po’ invidiosi degli altri passeggeri, mentre i bagagli, dal nastro, arrivavano direttamente al pullman. È il sogno di tutti quelli che viaggiano in aereo, no?”.
E da un sogno all’altro, ecco San Pietroburgo. La Venezia del Baltico, con la celebre Prospettiva Nevskij davanti alla quale sorge il cinque stelle lusso in cui il gruppo ha alloggiato), la cattedrale di Sant’Isacco, la piazza del Palazzo, la fortezza dei santi Pietro e Paolo, ove sono sepolti gli zar, e… un ristorante kitsch. Che, seconda sorpresa, è stato scelto per la prima cena.

“Sì, un po’ non te lo aspetti di passare una serata in un luogo così informale quando sei circondato da storia e tradizione - continua Ruffini -. Poi però, quando ci entri, ti ricordi che tutto sommato sei in Russia. E che Russia significa anche… vodka”. Proprio così: in quel ristorante, che si chiama appunto Kitsch russo, ha sede l’unica ‘scuola’ cittadina abilitata a insegnare i segreti del celebre liquore. E quella sera i partecipanti, dimenticandosi piacevolmente di essere il top del top, si sono divertiti a far fermentare la vodka sotto le istruzioni di un barman diplomato. Hanno anche imparato a pronunciare i tipici discorsi russi che precedono i brindisi. Non solo: alla fine hanno pure sostenuto una specie di esame, chiamiamola ‘gara’, con tanto di attestazione finale. “Aveste visto come si sono divertiti! Dove sta scritto che chi vive nel lusso cerca solo il lusso?”.
Da Michelangelo a Lady D
Pomeriggio del giorno dopo. Terza sorpresa. Il gruppo giunge all’ingresso dell’Hermitage, uno dei più celebri musei del mondo. All’arrivo le porte… si chiudono. Sono le 16.30, tornate domani please.
“Un’imposizione valida per tutti tranne che per noi - spiega Ruffini -, perché da quel momento l’Hermitage apriva in esclusiva per Euler Hermes. Immaginatevi la scena: un palazzo immenso, non uno, ma quattro edifici fatti di corridoi imponenti, di stanze enormi sferzate dalla luce, costellate di capolavori di Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Caravaggio, Rembrandt… e dentro, in tutta questa grandezza, solo quattordici persone. Libere di aggirarsi come a casa propria. Libere, è il caso di dirlo, di sentirsi dei re”. Almeno altre due occasioni, nelle ore e nei giorni successivi, hanno trasmesso ai partecipanti questa sensazione. La prima ha avuto luogo quella sera stessa, alle dieci e mezza, con una cena in navigazione lungo la Nieva. “C’era la ‘notte bianca’: uno spettacolo da non perdere perché la città sembrava davvero farci da contorno con le sue mille luci. A bordo del panfilo, uno chef d’eccezione: il francese Guy Legay, il preferito dalla regina Elisabetta e Lady Diana”. La seconda, il mattino dopo: visita alla residenza estiva di Pietro il Grande, a Peterhoff, cittadina di parchi, palazzi e fontane da lui stesso fondata. Un tuffo nello sfarzo di tempi lontani eppure ancora intatti nella perfetta conservazione dei loro lasciti. “E qui inizia la seconda parte del viaggio - continua Ruffini -. Nuova destinazione: Mosca. Ovviamente in treno, sui mitici treni russi che tanti racconti romantici hanno ispirato e che mantengono un ‘non so che’ d’atmosfera anche quando il paesaggio non è innevato. Nella capitale alloggiavamo in un altro cinque stelle, ove il management della società ha tenuto una riunione con i partecipanti la mattina del 18 giugno. Poi, un magnifico tour guidato per la città. A cominciare dalle aree amministrative e commerciali, fino al punto più alto, ossia la piazzola d’osservazione situata sui monti Vorobiovy, dalla quale Mosca appare in tutta la sua bellezza e grandezza. Quindi il Cremlino, la piazza Rossa e la cattedrale di San Basilio, il terzo punto focale della cristianità dopo San Pietro e la chiesa madre di Istanbul”. Per il finale, l’immancabile cena di gala, ma in una location d’eccezione.
“Abbiamo scelto come location il celebre Caffè Pushkin, in un palazzo del XVIII secolo, con splendida vista sulla via Tverskaya, la principale di Mosca. Il miglior ristorante della città, che deve la propria fama a una superba collezione di libri antichi e all’atmosfera prerivoluzionaria. Cena ‘in diretta con il passato’, dunque. Davvero un salto indietro di secoli”. L’Arrivederci Mosca si è celebrato a mezzanotte, con un brindisi outdoor all’imbarco Sophiiskaya, di fronte al Cremlino illuminato e ai suoi riflessi sul fiume Moscva. Nelle coppe, champagne. Russo, ovviamente.
Communicating by incentive

“Il viaggio incentive è uno degli strumenti più raffinati per la comunicazione d’impresa”, afferma Giorgio Vallati (nella foto), responsabile comunicazione Euler Hermes Italia, uno che se ne intende, considerato che proprio nel 2006 è stato premiato fra i 50 migliori comunicatori del nostro Paese secondo un’indagine Assorel.
“Ciò che in altri casi può restare sullo sfondo, e che è più difficile far emergere, ossia il senso dell’esclusività, qui diventa la ragione stessa dell’evento. Elevata al quadrato, quando quest’esclusività va trasmessa a professionisti consapevoli del proprio valore. Ovvio che non esistono ricette precostituite: la quadratura del cerchio sortisce da un mélange d’idee che l’incentive house deve essere brava a valorizzare. Nel nostro caso, direi che l’esperienza strategica dell’agenzia ha fatto la differenza. Riuscire a gratificare persone come i nostri top agent, già ampiamente ripagatidalla propria vita professionale, è impresa davvero ardua: vivere questo viaggio con loro, percependone le emozioni, e tastandone la soddisfazione e il senso di riconoscenza verso l’azienda, ci ha fatto comprendere come gli obiettivi fossero stati colti al di là delle aspettative più rosee. Vediamo cosa accadrà col viaggio di quest’anno… sono curioso anch’io”.
Francesca Fiorentino
“È stato quel che si dice un evento per pochi, non tanto perché vi hanno preso parte in 14, quanto perché nel programma erano incastonate attività veramente uniche nel loro insieme. Io stessa credo di non aver mai realizzato niente di così esclusivo”. Annamaria Ruffini (nella foto), presidente & ceo di Events In & Out, una lunga esperienza nella meeting industry internazionale soprattutto nel segmento incentive, ricorda il viaggio a Mosca e a San Pietroburgo organizzato per Euler Hermes Italia, società di assicurazione crediti del gruppo Allianz, con una punta di nostalgia. E forse anche di orgoglio. L’obiettivo non era semplice da raggiungere. Si trattava di premiare i migliori agenti della consociata italiana di Euler Hermes. Un viaggio bouquet per gente abituata a trasferte luxury. “Non era certo il primo anno che la società offriva loro un incentive - racconta Ruffini -. Anzi, uno dei motivi per cui si è scelta la Russia era proprio quello di dirigersi a oriente dopo anni di viaggi a ovest. La nostra sfida consisteva nel tessere una trama capace di ‘ingolosire’ i partecipanti nonostante la loro attitudine agli eventi di prestigio e la relativa notorietà delle mete. Il tutto, reso ancor più difficile dal ridotto numero dei viaggiatori, che avrebbe inevitabilmente evidenziato qualsiasi inefficienza o smagliatura”.
Vodka Dreaming
Tutto è cominciato il 15 giugno 2006, con doppia partenza da Amsterdam e Roma (quest’ultima con scalo a Milano per completare il gruppo). All’arrivo a San Pietroburgo la prima sorpresa.
“Pochi lo sanno - spiega Ruffini -, ma in quell’aeroporto esiste un’area speciale, chiamata ‘Green Corridor’, riservata ai diplomatici, ai politici e ai Vip. Difficile accedervi, se non si appartiene a una di queste categorie. Ebbene, noi ci siamo riusciti. I nostri ospiti sono stati fatti transitare per il desk speciale di controllo passaporti, sotto gli occhi un po’ invidiosi degli altri passeggeri, mentre i bagagli, dal nastro, arrivavano direttamente al pullman. È il sogno di tutti quelli che viaggiano in aereo, no?”.
E da un sogno all’altro, ecco San Pietroburgo. La Venezia del Baltico, con la celebre Prospettiva Nevskij davanti alla quale sorge il cinque stelle lusso in cui il gruppo ha alloggiato), la cattedrale di Sant’Isacco, la piazza del Palazzo, la fortezza dei santi Pietro e Paolo, ove sono sepolti gli zar, e… un ristorante kitsch. Che, seconda sorpresa, è stato scelto per la prima cena.
“Sì, un po’ non te lo aspetti di passare una serata in un luogo così informale quando sei circondato da storia e tradizione - continua Ruffini -. Poi però, quando ci entri, ti ricordi che tutto sommato sei in Russia. E che Russia significa anche… vodka”. Proprio così: in quel ristorante, che si chiama appunto Kitsch russo, ha sede l’unica ‘scuola’ cittadina abilitata a insegnare i segreti del celebre liquore. E quella sera i partecipanti, dimenticandosi piacevolmente di essere il top del top, si sono divertiti a far fermentare la vodka sotto le istruzioni di un barman diplomato. Hanno anche imparato a pronunciare i tipici discorsi russi che precedono i brindisi. Non solo: alla fine hanno pure sostenuto una specie di esame, chiamiamola ‘gara’, con tanto di attestazione finale. “Aveste visto come si sono divertiti! Dove sta scritto che chi vive nel lusso cerca solo il lusso?”.
Da Michelangelo a Lady D
Pomeriggio del giorno dopo. Terza sorpresa. Il gruppo giunge all’ingresso dell’Hermitage, uno dei più celebri musei del mondo. All’arrivo le porte… si chiudono. Sono le 16.30, tornate domani please.
“Un’imposizione valida per tutti tranne che per noi - spiega Ruffini -, perché da quel momento l’Hermitage apriva in esclusiva per Euler Hermes. Immaginatevi la scena: un palazzo immenso, non uno, ma quattro edifici fatti di corridoi imponenti, di stanze enormi sferzate dalla luce, costellate di capolavori di Michelangelo, Leonardo, Raffaello, Caravaggio, Rembrandt… e dentro, in tutta questa grandezza, solo quattordici persone. Libere di aggirarsi come a casa propria. Libere, è il caso di dirlo, di sentirsi dei re”. Almeno altre due occasioni, nelle ore e nei giorni successivi, hanno trasmesso ai partecipanti questa sensazione. La prima ha avuto luogo quella sera stessa, alle dieci e mezza, con una cena in navigazione lungo la Nieva. “C’era la ‘notte bianca’: uno spettacolo da non perdere perché la città sembrava davvero farci da contorno con le sue mille luci. A bordo del panfilo, uno chef d’eccezione: il francese Guy Legay, il preferito dalla regina Elisabetta e Lady Diana”. La seconda, il mattino dopo: visita alla residenza estiva di Pietro il Grande, a Peterhoff, cittadina di parchi, palazzi e fontane da lui stesso fondata. Un tuffo nello sfarzo di tempi lontani eppure ancora intatti nella perfetta conservazione dei loro lasciti. “E qui inizia la seconda parte del viaggio - continua Ruffini -. Nuova destinazione: Mosca. Ovviamente in treno, sui mitici treni russi che tanti racconti romantici hanno ispirato e che mantengono un ‘non so che’ d’atmosfera anche quando il paesaggio non è innevato. Nella capitale alloggiavamo in un altro cinque stelle, ove il management della società ha tenuto una riunione con i partecipanti la mattina del 18 giugno. Poi, un magnifico tour guidato per la città. A cominciare dalle aree amministrative e commerciali, fino al punto più alto, ossia la piazzola d’osservazione situata sui monti Vorobiovy, dalla quale Mosca appare in tutta la sua bellezza e grandezza. Quindi il Cremlino, la piazza Rossa e la cattedrale di San Basilio, il terzo punto focale della cristianità dopo San Pietro e la chiesa madre di Istanbul”. Per il finale, l’immancabile cena di gala, ma in una location d’eccezione.
“Abbiamo scelto come location il celebre Caffè Pushkin, in un palazzo del XVIII secolo, con splendida vista sulla via Tverskaya, la principale di Mosca. Il miglior ristorante della città, che deve la propria fama a una superba collezione di libri antichi e all’atmosfera prerivoluzionaria. Cena ‘in diretta con il passato’, dunque. Davvero un salto indietro di secoli”. L’Arrivederci Mosca si è celebrato a mezzanotte, con un brindisi outdoor all’imbarco Sophiiskaya, di fronte al Cremlino illuminato e ai suoi riflessi sul fiume Moscva. Nelle coppe, champagne. Russo, ovviamente.
Communicating by incentive
“Il viaggio incentive è uno degli strumenti più raffinati per la comunicazione d’impresa”, afferma Giorgio Vallati (nella foto), responsabile comunicazione Euler Hermes Italia, uno che se ne intende, considerato che proprio nel 2006 è stato premiato fra i 50 migliori comunicatori del nostro Paese secondo un’indagine Assorel.
“Ciò che in altri casi può restare sullo sfondo, e che è più difficile far emergere, ossia il senso dell’esclusività, qui diventa la ragione stessa dell’evento. Elevata al quadrato, quando quest’esclusività va trasmessa a professionisti consapevoli del proprio valore. Ovvio che non esistono ricette precostituite: la quadratura del cerchio sortisce da un mélange d’idee che l’incentive house deve essere brava a valorizzare. Nel nostro caso, direi che l’esperienza strategica dell’agenzia ha fatto la differenza. Riuscire a gratificare persone come i nostri top agent, già ampiamente ripagatidalla propria vita professionale, è impresa davvero ardua: vivere questo viaggio con loro, percependone le emozioni, e tastandone la soddisfazione e il senso di riconoscenza verso l’azienda, ci ha fatto comprendere come gli obiettivi fossero stati colti al di là delle aspettative più rosee. Vediamo cosa accadrà col viaggio di quest’anno… sono curioso anch’io”.
Francesca Fiorentino

