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Bea World 2023. DEI - Diversity Equity & Inclusion: la forza degli eventi come motori del cambiamento

La industry della Live Communication può giocare un ruolo di primo piano nel raggiungimento degli obiettivi legati alla DEI - Diversity Equity & Inclusion. Ne hanno parlato durante il BEA World Kai Troll (Best Buddies International), e Ivo J. Franschitz ENITED, agenzia del network 27Names).

La Industry della Live Communication non ha a che fare solo con la costruzione di brand awareness o con l’ottenimento di risultati di business per i clienti: la sua capacità di farsi leva per un cambiamento non solo economico ma anche sociale nel senso più ampio del termine è infatti qualcosa su cui tutti gli operatori del settore dovrebbero riflettere e agire concretamente.

Questo il punto di partenza attorno al quale si è sviluppata la chiacchierata fra Kai Troll, Chairman e Director EMEA di Best Buddies International, e Ivo J. Franschitz, fondatore e proprietario dell’agenzia ENITED Business events, membro austriaco del network 27Names.

Troll si è soffermato sulla forza dello sport in quanto strumento effettivamente capace di provocare un cambiamento di atteggiamento verso l’inclusività: sia nel suo ruolo attuale, sia in quello precedente di Special Olympics International Director, ha verificato come esista ancora un deficit di percezione nei confronti delle persone diversamente abili, tanto dal punto di vista fisico quanto mentale. “Si tratta di una community che in realtà potrebbe fare moltissime delle cose che oggi facciamo fare a persone normali. E nella Meeting & Events industry questo è ancora più vero”.

Due i ruoli apicali indicati da Troll per migliorare lo status quo nel settore degli eventi,: prima di tutto quello delle business association, che generano più del 60% del turismo d’affari, nell’educare i propri membri a comportamenti più sostenibili e inclusivi; e in secondo luogo quello dei vertici di ogni impresa e organizzazione, perché se non è guidato dall’alto con convinzione questo genere di cambiamento procede troppo lentemente.

Attraverso due case history legate allo sport, Ivo Franschitz ha puntualizzato come gli strumenti a disposizione di chi organizza eventi siano tutti dedicati alla costruzione di esperienze in grado di andare oltre il sostegno alle marche e alle aziende: “La presenza attiva di Coca-Cola alla ‘Run for inclusion’ parallela alla Maratona di Vienna, e quella agli Special Winter Olympics, dimostra che in qualsiasi tipo di evento, grande o piccolo, le piattaforme che possiamo fornire ai brand rappresentano una forza capace di guidare il cambiamento dello storytelling e delle percezioni. Così come ecologia, economia e politica, anche l’event industry ha a che fare principalmente con le persone, ed è questo lo spazio in cui occorre muoversi”.

Per farlo, ha aggiunto, e per puntare all’eccellenza, all’innovazione e al bene, occorrono i giusti ingredienti, e il giusto mix di partner – brand, corporation e associazioni non governative.

“Non si tratta solo di aumentare la brand awareness o le vendite – è intervenuto Troll –:quello degli eventi non è solo un business che genera ricavi ma un veicolo per diffondere idee e valori. Il coinvolgimento e la partecipazione di persone diversamente abili, non ‘disabili’, può infatti contribuire al successo di un evento sotto molteplici aspetti: un esempio per tutti è quello di rafforzare il legame fra i dipendenti di una grande azienda globale. Dovrebbe esserci una percentuale minima di persone ‘speciali’ in qualsiasi settore di questa industria: location, agenzie, case di produzione, e tutte le altre. In questo senso la legislazione a livello europeo lo imporrà alle aziende di maggiori dimensioni, ma questo significa che anche i loro partner e fornitori dovranno aderire al medesimo principio e alle stesse best practice”.

“Agenzie come le nostre – ha concluso Ivo Franschitz – possono essere i facilitatori e i catalizzatori di questo processo. E posso dirlo con assoluta certezza: l’esperienza di eventi come quelli Coca-Cola non si può raccontare o spiegare: non è una questione di organizzazione o di creatività, ma qualcosa che va vissuto direttamente”.

Tommaso Ridolfi