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BEA World Festival 2025. L’analisi di Julius Solaris sulla nuova era della live communication: "L'evento è un motore culturale, economico e umano. E la sua evoluzione è solo all’inizio"
Nella giornata dei contenuti del BEA World Festival 2025 anche un panel, moderato dal presidente di ADC Group Salvatore Sagone, che ha messo a fuoco il futuro del comparto, superando le aspettative nate negli anni della pandemia. RIGUARDA QUI IL CONTENUTO
Di fronte a un settore trasformato in profondità e a un mercato che richiede autenticità, connessioni e dati, Julius Solaris, fondatore di Boldpush, consulente per aziende Fortune 500 e figura di riferimento globale nella event culture, traccia una delle analisi più lucide del momento. La sua visione arriva in un periodo di rivoluzione senza precedenti: nuovi modelli di partecipazione, AI, ridefinizione del marketing e centralità dell’esperienza umana.
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“Negli ultimi cinque o sei anni l’industria degli eventi è cambiata più che nei due decenni precedenti”, afferma Solaris. “La pandemia ha accelerato trasformazioni che erano già in corso, ma nessuno avrebbe potuto prevedere un rimbalzo così forte degli eventi in presenza”.
Secondo Solaris, il passaggio dagli eventi online al ritorno massiccio del pubblico negli incontri fisici non è stato un semplice ciclo, ma un punto di svolta.
“Era stato previsto che il 93% degli eventi sarebbe rimasto online. Non è successo. Le persone sono tornate, ma sono tornate diverse”, spiega. E aggiunge: “In un mondo in cui l’AI può falsificare video, immagini e contenuti, l’esperienza in persona diventa il vero elemento di fiducia. Il marketing dal vivo è oggi più prezioso che mai”.
Le nuove generazioni rappresentano ormai la maggior parte dei partecipanti. E le loro aspettative guidano l’evoluzione del settore.
“Non sono generazioni disinteressate, né sempre incollate allo schermo. Cercano connessione, autenticità, relazioni vere”, sostiene Solaris. “È significativo che l’uso dei social media stia calando nella fascia 16-24 anni. Vogliono esperienze, non solo contenuti”.
Per i brand, questo significa ripensare l’evento: meno frontalità, più community. Solaris non nasconde una certa frustrazione verso l’attuale utilizzo degli strumenti di AI nel settore. “Oggi la maggior parte degli organizzatori usa l’AI per scrivere email. È un enorme spreco di potenziale”, afferma senza mezzi termini.
Ma le opportunità, se colte, potrebbero rivoluzionare tutto: “L’AI può analizzare grandi volumi di feedback e finalmente dimostrare il vero ROI degli eventi. È un cambiamento epocale”.
“Nel futuro, l’AI sarà il motore che permetterà ai brand di creare conversazioni significative in persona. Non sostituisce l’esperienza: la potenzia”.
La sfida? Non inseguire ogni nuovo tool: “Bisogna capire quali problemi risolvere, non collezionare software”.
I direttori marketing hanno completamente rivalutato il ruolo degli eventi.
“Durante la pandemia hanno “assaggiato” gli eventi virtuali e ne hanno compreso il potenziale. Ora vogliono un dottorato negli eventi in persona”, scherza Solaris.
Ma i dati parlano chiaro:
- gli eventi sono stati la principale fonte di lead B2B negli ultimi tre anni;
- nel B2C sono il secondo canale più efficace dopo i social.
“I CMO vogliono risultati. E oggi sanno che gli eventi li generano”, sottolinea. Il formato-evento è ormai parte di un ecosistema: “Non esistono più eventi isolati. Si costruiscono percorsi, touchpoint, comunità”.
Solaris introduce poi un concetto che considera fondamentale: il rispetto.
“Dobbiamo rispettare di più la nostra professione. Durante la pandemia abbiamo dimostrato che senza eventi il mondo si ferma”, sostiene.
E articola il tema in più dimensioni:
Per la creatività:
“L’AI non sostituirà mai la creatività umana. Ma può essere il miglior partner che abbiamo mai avuto”.
Per la privacy e i dati:
“L’Europa è molto più avanti nel proteggere i dati. Gli strumenti americani spesso non tengono conto di questo”.
Per la connessione umana:
“Gli eventi costringono le persone a parlarsi. A uscire dai loro silos. È la cura naturale contro la polarizzazione”.
Per i lavoratori del settore:
“Serve costruire carriere reali e condizioni sostenibili. Non possiamo essere l’industria del burnout”.
Solaris conclude con un riconoscimento ai professionisti e agli organizzatori che continuano a innovare il settore.
“Chi crea eventi oggi sta costruendo comunità. Sta dando voce a un settore che per anni è stato sottovalutato. E questo lavoro è fondamentale per il futuro dell’Europa e dell’industria globale”.
Un messaggio chiaro: l’evento non è più un momento, ma un motore culturale, economico e umano. E la sua evoluzione è solo all’inizio.
Lorenzo Rocca

