
Scenari
We are Social. La nuova normalità sarà il frutto della capacità di persone, brand, istituzioni e piattaforme di adattarsi al nuovo mondo supportati da digitale e creatività. Puntando su ecommerce e innovando business model e messaggi pubblicitari
La domanda che sorge spontanea in questo periodo di emergenza è: “Cosa avverrà dopo?” L’impatto negativo della crisi a livello sanitario ed economico è sotto gli occhi di tutti, ma c’è anche qualcosa di positivo che possiamo portarci dietro. Non ci sarà un interruttore che spegniamo che ci proietterà nel post-Covid, ci sarà un lungo abituarsi a qualcosa di nuovo, a una nuova normalità o a una nuova anormalità. Questo adattamento riguarderà persone, brand, istituzioni e piattaforme. E' quanto emerso dal webinar “WTFUture / The new (a)normal” organizzato il 22 aprile da We Are Social.
Luca Della Dora (Innovation Director) ha affermato che probabilmente non sarà possibile far tornare tutto come prima.
Come individui, ma anche come società, dovremo mettere in discussione aspetti fino ad oggi considerati come una noma, e vederlI in modo diverso. Come cambiare, se in meglio o in peggio dipenderà da noi, da come troveremo nuove soluzioni per adattarci a questa crisi.
La situazione che si è creata in seguito al Coronavirus può essere un’opportunità per alcune aziende. Ad esempio Ramazzotti ha convertito la sua produzione in disinfettante, Ferrari si è messa a produrre componenti per respiratori, Melitta - che crea filtri per caffè - ha trasformato la sua catena di produzione in mascherine.
A livello sociale, riflette il manager, molti provvedimenti che sembrano a breve termine diventeranno parte della nostra quotidianità: come il distanziamento sociale, o l'utilizzo delle mascherine che proseguiranno dopo l'emergenza perché aiutano le nostre vite e potranno essere utili nel caso in cui ci sarà una nuova emergenza in agguato.
L’innovation director ha fatto notare che in questo periodo, decisioni che in tempi normali avrebbero richiesto anni di valutazione vengono approvate in poche ore. Tecnologie immature vengono applicate in fretta per aggirare i rischi.
In questo periodo in cui le persone sono in lockdown cambia anche il significato di casa: prima era un rifugio e una tana che ci permetteva di rilassarci al riparo da stress, lavoro o vita sociale; uno scudo verso quello che c’è al di fuori. Ora la casa è vissuta in maniera diversa, diventa palestra, luogo di lavoro, un ambiente dal quale possiamo interfacciarci con quello che avviene fuori. Pubblico e privato si sovrappongono togliendo importanza al concetto di spazio materiale, e lo spazio digitale diventa assimilabile al tempo. Tecnologia e creatività possono aiutarci a semplificare il cambiamento: possiamo vivere esperienze che prima non avremmo mai potuto vivere: possiamo visitare luogi lontani stando a casa, seguire i workshop, le numerose dirette di musicisti, calciatori e sportivi che intrattengono le persone chiuse in casa.
Mariano Di Benedetto Agency Lead di Facebook Italia, ha osservato come in Italia, dall’inizio del lockdown, le persone hanno passato il 70% di tempo in più su Facebook, Instagram e i social. Le videocall hanno subito un’impennata del 1000%, tanto che Facebook ha lanciato un’app per desktop.
Del resto siamo costretti a vivere da casa la nostra socialità. Le persone, forse per necessità di colmare la distanza fisica, si sono aperte, sono nati nuovi comportamenti, nuove capacità di usare gli strumenti e la capacità di selezionare nuove informazioni. Si registra un incremento del 70% della presenza online e il raddoppio della visione delle live sui social; abbiamo più tempo, dunque ci piace intrattenerci con tutte le modalità che le nostre piattaforme possono mettere a disposizione. Anche le chiamate di gruppo sono cresciute del 1000% in un mese, così come sono aumentati i contenuti, i post e i commenti legati a parole come #andràtuttobene o #iorestoacasa, che coinvolgono più di 2 milioni di italiani. Infine, Di Benedetto ha ricordato la crescita dell'e-commerce: in Italia il 40% di chi compra sono nuovi buyers, persone che non lo avevano fatto prima e si registra un incremento smisurato di merchant presenti.
Come reagiscono le piattaforme di Facebook? L’agency lead del social ha affermato che la piattaforma di Mark Zuckerberg ha fornito strumenti capaci di limitare le fake news per garantire a tutti l’accesso ad informazioni accurate e per ridurre la disinformazione. Una delle iniziative messe a punto è il centro informazioni sul Coronavirus in testa al feed, con una selezione di aggiornamenti sull’argomento. La piattaforma sostiene il fact checking con un programma di sovvenzioni da un milione di dollari. Facebook si impegna inoltre nel rimuovere le affermazioni pericolose e nell’indirizzare le persone verso organizzazioni scientificamente in grado di dirci cosa è giusto e cosa no e blocca gli annunci che cercano di sfruttare la situazione (persone che vendono mascherine e disinfettanti).
In conclusione, la discussione il dibattito si è spostato su quali saranno i comportamenti corretti da tenere per i brand, in un contesto così particolare per tutti. Un tema affrontato da Bruno Tecci e dai soci di We Are Social , Gabriele Cucinella, Stefano Maggi e Ottavio Nava (nella foto). Dalla tavola rotonda è emerso che per i brand sarà importante continuare a puntare sull’e-commerce, rivedere i modelli di business e i messaggi dal punto di vista della comunicazione e innovare il modello di contatto con i clienti. I brand che sapranno intercettare i cambiamenti di priorità e di bisogni nelle persone riusciranno a mantenere il loro posizionamento con successo in un nuovo mercato.
EF