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Convegno Telco & Media: con Web 2.0 i modelli di business attingono alla “collective intelligence”

Agli interventi di Sergio Antocicco, presidente Intug e di Denise Kalos, managing partner Hinchcliffe&Co è seguita una tavola rotonda moderata dal giornalista Alan Friedman, che ha visto confrontarsi, fra gli altri, alcuni dei principali player del settore dei media e di quello delle telecomunicazioni.

'Telco & Media: Convergence in Web 2.0 Era': questo il titolo del convegno tenutosi oggi nel palazzo Serbelloni di Milano per approfondire gli aspetti della nuova comunicazione consumer generated e dell'impatto che l'avvento dell'era Web 2.0 sta avendo sul mondo delle telecomuinicazioni e dei media in termini di nuovi modelli di business e nuove strategie di advertising. L'incontro, organizzato da Reply in collaborazione con Business International e moderato da Alan Friedman, si è aperto con l'intervento di Sergio Antocicco, presidente di International Telecommunications Users Gruoup (INTUG), che ha introdotto l'argomento dell'user generated content spiegando le differenze che distinguono una comunicazuione Web 1.0 da una creata seguendo il nuovo modello 2.0.

"Nel primo caso il web può essere immaginato come un container al cui interno ci sono da una parte gli utenti e dall'altra dei supplier che forniscono i contenuti; nel secondo caso invece il concetto è quello di un container inizialmente vuoto, che viene riempito via via dalle persone che vi accedono portandovi i propri contenuti. Il vantaggio è che il costo dell'informazione è minore e realizzare un sito è molto meno impegnativo rispetto a qualche anno fa. Ricordiamoci inoltre che il processo Web 2.0 è appena all'inizio, le prime esperienze in Italia risalgono solo al 2003", - ha spiegato Antocicco e, soffermandosi ancora sul concetto di 2.0, ha aggiunto - Stiamo vedendo in questi anni un graduale passaggio dalla centalità delle web pages di puro contenuto all'importanza delle applicazioni, che ci permettono di interagire, di "fare" qualcosa, come ad esempiosuccede con Google Maps, Second Life o Flicker.com. Diversi gli usi delle applicazioni: lavoro, trading, gioco o socializzazione, qualunque sia il loro scopo, il successo sta negli social network che riescono a creare. A titolo di esempio bastino YouTube o a Wikipedia, ottimi esempi di Web 2.0. Antocicco sottolinea, infine, gli ostacoli con cui la nuova realtà si deve confrontare nel suo percorso di crescita: primo fra tutti la resistenza del management delle aziende, restio anche per questioni anagrafiche ai cambiamenti culturali in atto. Il gruppo dirigente, più anziano, fatica a muoversi nel mondo del web, universo che invece i dipendenti più giovani comprendono e seguono molto più facilmente. Infine, un altro problema di web 3.0 affrontato da Antocicco è il controllo dei contenuti, "che deve ssere sempre presente perchè l'azienda non rischi di innescare un vortice che le si ritorca contro".

Niente perplessità nè esitazioni invece per Denise Kalos (nella foto), managing partner di Hinchcliffe & Co, società americana leader nella fornitutra di servizi professsionali Web 2.0. Passione e coraggio sono le parole d'ordine:"Le aziende si devono mettere in gioco, non si tratta più di parlare di un prodotto nella veste di "esperti" che ne consigliano l'acquisto, ma di dare la parola agli utenti per vedere che cosa ne pensano sia in mod negativo che positivo – ha sottolineato la Kalos, aggiungendo – L'idea è quella di creare dei 'Passionate Consumers': non vogliamo dei consumatori ma dei partecipanti che interagiscono tra loro commentando tutto quello che l'azienda sta facendo. E il beneficio che ne trae l'azienda? "Se ascolta gli utenti e ne recepisce le opinioni e i consigli, guadagnerà moltissimo in termini di lealtà e fiducia. Creare o migliorare i prodotti sulla base delle indicazioni delle persone comuni significa creare valore aggiunto sia per il cosumatore che per l'azienda che riceverà in cambio maggiore reputazione e credibilità. La Kalos cita come casi esemplari di questa "collective intelligence" organizzazioni come Intel o California Small Business Association, i cui modelli sono stati ripresi anche da società di notevoli dimensioni.

Ai due interventi è seguita una tavola rotonda cui hanno partecipato alcuni tra i più autorevoli player del mercato delle telecomunicazioni e dei media: Elena Antognazza, head of marketing PayPal Italy, Yves Confalonieri, direttore RTI Interactive New Media Mediaset, Federico Grosso, global vp Blinkx, Umberto Luciani, marketing & content director MySpace Italia, Eric Lumer, ceo Rawflow, Tatiana Rizzante, managing director Reply, Pietro Scott Jovane, country manager Microsoft Online Services Group e Giorgio Stock, managing director Walt Disney Television Italy. Tema della discussione è stata l'influenza dei nuovi modelli di comunicazione web sulle nuove opportunità di business aziendale.

Tutti i protagonisti si sono dimostrati d'accordo nel sottolineare l'importanza dell'ascolto e della partecipazione del consumatore all'attività dell'impresa. Antognazza (PayPal Italy) ha sottolineato: "Per noi ascoltare le opinioni degli utenti è sempre stato fondamentale, ma il solo ascolto non basta se non si è capaci di cambiare l'offerta secondo le indicazioni raccolte". Lumer (Rawflow) vede nella partecipazione estesa di Web 2.0 una vera e propria rivoluzione culturale:"La stessa identità subisce un cambiamento in senso orizzontale, perché inseriti in una rete peer-to-peer abbiamo lo stesso livello di importanza di tutti gli altri utenti. E questa apertura del web è davvero straordinaria perchè contenuti prima accessibili a poche persone raggiungono ora un pubblico vasto e dislocato in tutto il mondo". Pone l'accento sulla partecipazione anche Tatiana Rizzante (Reply):"Per noi il web non è solo una piattaforma di distribuzione, ma anche di uploading dei contenuti user generated. É importante inoltre interagire non solo con il consumatore ma con tutta la filiera produttiva per creare ancora più valore".

Stock e Confalonieri invece, più che all'uploading, sono interessati alle nuove modalità di distribuzione dei contenuti. "Per noi è importante veicolare contenuti free pensati specificamente per il mezzo utilizzato e il luogo in cui ci si trova per fruirli – ha spiegato il direttore di RTI – Attualmente stiamo lavorando sull'idea della cosiddetta 'snack tv', basata sulla riproposizione sul web di alcuni tra i momenti più interessanti delle trasmissioni Mediaset già andate in onda". Pone l'accento sulla distribuzione anche il direttore del Disney Channel, che punta soprattutto sulle possibilità del web e dell'IPTV. "Attualmente il web rappresenta per noi il 5% del fatturato, ma sta crescento molto più della tv classica", ha spiegato Stock.

Altro nodo affrontato nel corso del dibattito è stato quello dell'advertising online. Tra gli interventi più interessanti quelli di Pietro Jovane (Microsoft Online Services) e di Umbero Luciani (MySpace Italia). Jovane, anticipando le nuove strategie dell'advertising di Microsoft, ha spiegato come il colosso del software sta cercando di inserire elementi pubblicitari in alcuni giochi di ruolo nonché sui dispositivi mobile, intravedendovi grosse posibilità per il futuro:"Oggi il mercato della pubblicità tradizionale vale 550 miliardi circa, ma noi prevediamo che entro il 2010 il mercato dell'advertising online crescerà più di quello offline". Innnovativo il concetto di pubblicità anche nel mondo MySpace. Luciani ne ha spiegato il meccanismo:"Vogliamo far entrare le aziende in MySpace nella veste di MySpacer, in modo che gli utenti possano riconoscerli come parte della loro 'famiglia' allargata; ma ricordiamoci che i nostri blogger sono un pubblico smart e sofisitcato e chi bara perde già in partenza".

Lara Zubac