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NC Speciale ’20 e Altri 20’. Aldo Biasi Comunicazione, la creatività si gioca tra arte e consumo
Quando, nel 1999, dopo decenni di esperienza nelle grandi holding, Aldo Biasi diede vita alla sua agenzia, una cosa aveva ben chiara in mente: offrire al mercato un’alternativa di qualità, agile e dinamica, non soggetta alle logiche dei grandi gruppi, che sapesse ascoltare le esigenze del cliente e, con la rapidità e l’elasticità che caratterizza le strutture indipendenti, sapesse dare la risposta giusta al momento giusto.
Negli anni, la Aldo Biasi Comunicazione ha rafforzato il suo ruolo di consulente del cliente per l’area strategica e creativa, contribuendo in modo determinante alla ‘nascita’ vera e propria di aziende che a lei si sono affidate per la comunicazione. Un approccio ben sintetizzato sui social della società: “Il nostro lavoro è convincere gente simile a noi ad acquistare dei prodotti di cui, quando va bene, ha necessità e quando va male non sente il bisogno. Questa operazione di convincimento passa sotto il nome di ‘creatività’. La creatività è un complesso miscuglio di emozioni, provocazioni, razionalità, informazioni, sorpresa, lacrime, sorrisi, scandalo, normalità. Tutto questo, in passato, aveva un altro nome: arte. La differenza tra ieri e oggi è il consumo.

Come il prodotto è oggetto di consumo così la creatività si consuma, così l’arte si produce e si butta via... è, per dirla in termini marketing, disposable. Non cambia, però, il cuore del problema: la gente come noi ha un bisogno insaziabile di quel citato miscuglio che abbiamo definito creatività e che una volta si chiamava arte. Questo è il lavoro che facciamo e che vendiamo alle aziende disposte a comprarlo. Affinché i loro prodotti si consumino”. Una filosofia vincente, quella di Aldo Biasi Comunicazione, che le ha consentito di creare campagne di successo e pluripremiate. Al suo arco numerose frecce, oltre a un team di professionisti dinamico e affiatato, anche una conoscenza approfondita del consumatore e del mercato. Come si evince dalle parole del suo fondatore.
Iniziamo dall’evoluzione della comunicazione negli ultimi vent’anni... cosa può dirci in proposito?
Perdonatemi, ma devo fare una premessa necessaria che ci porta molto indietro. L’essere umano è tale e si distingue perché comunica, anzi, comunicare per noi è vitale in quanto senza comunicazione non ci sarebbe relazione. Comunichiamo con il primo vagito e dal quel momento comunichiamo scambiandoci informazioni, emozioni e storie. La narrazione, orale, scritta, visiva o sonora, in tutte le sue forme, dalla più sintetica alla più prolissa, è da sempre il ‘modo’ umano di comunicare e così sarà sin quando non saremo sostituiti da altro. Tutto questo per dire che parlare di evoluzione della comunicazione non è corretto. È vero invece che gli umani, pro- prio per rispondere al loro vitale bisogno di comunicazione, hanno evoluto, in maniera quasi ossessiva, gli ‘strumenti di comunicazione’ dalle incisioni sulla roccia ai social. E non finirà qui! Evoluzione negli ultimi 20 anni? Una esplosione delle relazioni, una crescita esponenziale, e devo aggiungere a volte anche brutale, delle interazioni tra le persone. Il target mirato ha preso il posto del target generalizzato. Il contenuto? Sempre lo stesso: una qualche forma di narrazione.

Convinti di tutto ciò, la nostra agenzia da tempo si è ‘evoluta’ nella capacità di utilizzare al meglio tutti i nuovi strumenti di comunicazione restando contemporaneamente fedelissima alla sua storica vocazione alla narrazione che, se volete, possiamo altrimenti definire più pomposamente... creatività.
Qual è il ruolo della creatività oggi?
Nel nostro mestiere la creatività serve ad aiutare il consumatore a scegliere, cioè a coinvolgerlo quanto basta perché faccia un atto d’acquisto consapevole e convinto. Quindi, non creatività fine a sé stessa, ma finalizzata e soprattutto, intrigante, ma non truffaldina. Ciò esige talento, quello vero, non insegnabile, assolutamente individuale, decisamente raro: ecco perché più si aumentano e si diffondono gli ‘strumenti’ messi a disposizione della comunicazione, più si allarga la platea di chi può accedervi e più, inevitabilmente, si abbassa il livello creativo. Superata la fase entusiastica e massificata della comunicazione (quella attuale, ndr) si arriverà a una inevitabile selezione delle vere competenze e dei talenti autentici.
Come coinvolgere oggi un consumatore sempre più evoluto?
Per quanto riguarda il ‘consumatore’, ho molti dubbi a definirlo ‘evoluto’ perché mi appare molto più succube delle tendenze, disponibile come mai ad allinearsi e facile preda degli imbonitori. Mi piacerebbe parlare, invece, di ‘acquirenti preparati e informati’: ce ne sono ma in verità sono ancora pochi. A noi piacciono questi ultimi.
