Editoriale

Cappuccino e cornetto. La pubblicità non sarà una scienza, ma neanche una scemenza

Nella sua rubrica Marco Ferri riflette sulle case history false in pubblicità. "Quando succederà che conclamate case history della pubblicità vengano ufficialmente dichiarate patacche e quindi cancellate dagli speech ufficiali dei soliti convegni che si ripetano stancamente ogni anno, a spese delle quote associative dei membri delle associazioni di categoria? (...) Dice: ma la pubblicità è mica scienza. Certo che no, ma allora perché continua a voler essere a tutti i costi “fantascemenza”?"
Leggo su Treccani.it di scoperte scientifiche che non è possibile replicare e dunque verificare se siano o no esperimenti realmente scientifici. Come sapete, la ripetizione, nelle stesse condizioni e con la stessa tecnica di ogni esperimento è la condizione sufficiente e necessaria perché quell’esperimento possa definirsi scientifico.

Mentre leggevo queste righe mi ha colpito il caso di Diederik Stapel, un professore olandese di psicologia sociale. Dopo avere pubblicato molte ricerche, tra cui la scoperta che il degrado urbano rafforza la discriminazione razziale e che le persone che mangiano molta carne sono più riottose dei vegetariani, nell’ottobre del 2011 Stapel ha dichiarato di essersi inventato tutto. All’apice della carriera, apprezzato dai colleghi e dai media, che potevano pubblicare sui giornali le notizie delle sue ricerche, Stapel è stato messo sotto indagine dall’Università di Tilburg e molti dei suoi articoli sono stati ritirati dalle riviste scientifiche che li avevano pubblicati.

Ora mi chiedo, quando succederà che conclamate case history della pubblicità vengano ufficialmente dichiarate patacche e quindi cancellate dagli speech ufficiali dei soliti convegni che si ripetano stancamente ogni anno, a spese delle quote associative dei membri delle associazioni di categoria? Quando succederà che i soliti esempi di successo di questa e quella campagna, di cui si parla da anni solo e soltanto per sentito dire vengano dichiarati ufficialmente grossolane invenzioni, e dunque bandite dalle presentazioni interne, dai documenti di marketing, dai meeting con i clienti?

E infine, quando avremo il piacere di ascoltare da questo o quell’altro aspirante Solone della nostra industry dire finalmente: “Scusate, sono anni che vi piglio per i fondelli con le mie previsioni di andamento del mercato e, nonostante le abbia sempre copiate, parola per parola dai miei capi all’estero, non c’ho mai preso”?

Dice: ma la pubblicità è mica scienza. Certo che no, ma allora perché continua a voler essere a tutti i costi “fantascemenza”? Beh, buona giornata.