Editoriale
Editoriale. De Micheli (Casta Diva Group): Spot e cinema. Una convergenza è possibile
In questo intervento il CEO di Casta Diva Group riflette sui benefici della legge Tax Credit Esterno, che consente, alle aziende estranee al cinema di investire nei film italiani e che ha portato al settore circa 80 milioni di capitale fresco, senza alcuna perdita per lo Stato. "Con spirito d’iniziativa e di collaborazione, anche i produttori milanesi, prevalentemente pubblicitari, che conoscono bene le aziende, potrebbero creare nuove alleanze con i produttori di cinema per convincere i loro clienti a investire in quel mondo, grazie al Tax Credit Esterno, e a ottenere una nuova rendita sia comunicativa sia economica".
Pubblichiamo su ADVexpress questo intervento di Andrea de Micheli (foto 1) CEO di Casta Diva Group, sullo stato del cinema italiano e sulle nuove possibilità di intervento delle aziende.
Ricordiamo che all'interno del gruppo opera la divisione Cinema & TV, affidata alla direzione di Max Cosenza (foto 2).
Tra i produttori di cinema e quelli di pubblicità raramente si sono create sinergie, gli uni sono basati a Roma, gli altri a Milano, e inoltre hanno
interlocutori, metodi, mentalità e modelli di business diversi. Ma qualcosa sta cambiando, e presto si potrebbero creare alleanze innovative.
Una legge molto semplice, quella sul Tax Credit Esterno, consente, alle aziende estranee al mondo del cinema, di investire nei film italiani, azzerando quasi il loro rischio, e ha portato al settore circa 80 milioni di capitale fresco, senza alcuna perdita per lo Stato.
Per il cinema italiano 80 milioni sono tantissimi, se si pensa che l’intero budget di produzione ammonta a poco più di 300 milioni per 130 film nazionali, e che i sussidi statali diretti sono precipitati a 30 milioni scarsi, quando solo tre anni prima erano il triplo.
Anche il pregiudizio 'cattocomunista' secondo cui il successo commerciale di un film è indice di scarsa qualità potrebbe essere superato, come ha consigliato Gianni Canova, critico e professore di cinema, durante un convegno organizzato da 100Autori e ANAC all’ultima Mostra del Cinema di Venezia.
A Venezia abbiamo sentito anche altre opinioni e proposte innovative, espresse da parte di esponenti del Governo (Beni Culturali e Sviluppo Economico) con un linguaggio non verboso, fattivo, pragmatico, razionale e bocconiano. Segnali come questi fanno pensare che anche i produttori pubblicitari possano dare un contributo al mondo del Cinema.
Il crollo dell’intervento diretto dello Stato riduce il ruolo della politica, mentre l’apertura del nuovo canale del Tax Credit Esterno aumenta quello delle aziende
e ciò provoca un piccolo ma significativo spostamento dell’asse cinematografico, almeno per quanto riguarda il secondo dei due ingredienti fondamentali del cinema: il denaro (quello più importante resta una bella storia).
Angelo Barbagallo, presidente dei Produttori dell’ANICA, chiede alle banche di fare da trait-d’union con le aziende, “visto che noi produttori di cinema non
le conosciamo”.
Con spirito d’iniziativa e di collaborazione, anche i produttori milanesi, che sono prevalentemente pubblicitari, e che conoscono bene le
aziende, potrebbero creare nuove alleanze con i produttori di cinema per convincere i loro clienti a investire in quel mondo, grazie al Tax Credit Esterno, e
a ottenere una nuova rendita sia comunicativa sia economica.
Si dice che Hollywood sia dominata dalla comunità ebraica non solo perché essa controlla il mondo della finanza, ma anche perché solo una Jewish Mom
si compiace se i propri figli intraprendono la carriera letteraria. Soldi e storie sono dunque gli ingredienti del miglior Cinema. In Italia le buone storie non
mancano: se arrivano anche i soldi dei privati, forse possiamo ben sperare in un rinascimento del Cinema nazionale.
Andrea De Micheli
CEO Casta Diva Group
Ricordiamo che all'interno del gruppo opera la divisione Cinema & TV, affidata alla direzione di Max Cosenza (foto 2).
Tra i produttori di cinema e quelli di pubblicità raramente si sono create sinergie, gli uni sono basati a Roma, gli altri a Milano, e inoltre hanno
interlocutori, metodi, mentalità e modelli di business diversi. Ma qualcosa sta cambiando, e presto si potrebbero creare alleanze innovative.
Una legge molto semplice, quella sul Tax Credit Esterno, consente, alle aziende estranee al mondo del cinema, di investire nei film italiani, azzerando quasi il loro rischio, e ha portato al settore circa 80 milioni di capitale fresco, senza alcuna perdita per lo Stato.
Per il cinema italiano 80 milioni sono tantissimi, se si pensa che l’intero budget di produzione ammonta a poco più di 300 milioni per 130 film nazionali, e che i sussidi statali diretti sono precipitati a 30 milioni scarsi, quando solo tre anni prima erano il triplo.
Anche il pregiudizio 'cattocomunista' secondo cui il successo commerciale di un film è indice di scarsa qualità potrebbe essere superato, come ha consigliato Gianni Canova, critico e professore di cinema, durante un convegno organizzato da 100Autori e ANAC all’ultima Mostra del Cinema di Venezia.
A Venezia abbiamo sentito anche altre opinioni e proposte innovative, espresse da parte di esponenti del Governo (Beni Culturali e Sviluppo Economico) con un linguaggio non verboso, fattivo, pragmatico, razionale e bocconiano. Segnali come questi fanno pensare che anche i produttori pubblicitari possano dare un contributo al mondo del Cinema.
Il crollo dell’intervento diretto dello Stato riduce il ruolo della politica, mentre l’apertura del nuovo canale del Tax Credit Esterno aumenta quello delle aziende
e ciò provoca un piccolo ma significativo spostamento dell’asse cinematografico, almeno per quanto riguarda il secondo dei due ingredienti fondamentali del cinema: il denaro (quello più importante resta una bella storia).
Angelo Barbagallo, presidente dei Produttori dell’ANICA, chiede alle banche di fare da trait-d’union con le aziende, “visto che noi produttori di cinema non
le conosciamo”.
Con spirito d’iniziativa e di collaborazione, anche i produttori milanesi, che sono prevalentemente pubblicitari, e che conoscono bene le
aziende, potrebbero creare nuove alleanze con i produttori di cinema per convincere i loro clienti a investire in quel mondo, grazie al Tax Credit Esterno, e
a ottenere una nuova rendita sia comunicativa sia economica.
Si dice che Hollywood sia dominata dalla comunità ebraica non solo perché essa controlla il mondo della finanza, ma anche perché solo una Jewish Mom
si compiace se i propri figli intraprendono la carriera letteraria. Soldi e storie sono dunque gli ingredienti del miglior Cinema. In Italia le buone storie non
mancano: se arrivano anche i soldi dei privati, forse possiamo ben sperare in un rinascimento del Cinema nazionale.
Andrea De Micheli
CEO Casta Diva Group