Editoriale
Space Available Here. Il Digitale, ancora così Controverso
La rubrica di Pasquale Diaferia questa volta racconta il pomeriggio di lavori discussioni al convegno 'Controverso', , confronti e scontri sul futuro della comunicazione promossi da Asseprim, nel corso del quale, moderati dal giornalista Rai Michele Mezza, una ventina di clienti ed agenzie si sono alternati in una serie di panel sul tema dell’influenza del digitale sul mercato della comunicazione e sui nuovi paradigmi di rapporto tra società di comunicazione e committente.
Pomeriggio di discussioni, in Camera di Commercio Milano al convegno Controverso, confronti e scontri sul futuro della comunicazione promossi da Asseprim. Moderati dal giornalista Rai Michele Mezza, una ventina di clienti ed agenzie si sono alternati in una serie di panel sul tema dell’influenza del digitale sul mercato della comunicazione e sui nuovi paradigmi di rapporto tra società di comunicazione e committente.
Mai stato così facile connettersi ai propri consumatori, mai stato così facile che loro bypassino l’azienda, esordisce Marco Ravagna, Partner e Direttore ricerche di InTribe, presentando un’indagine sul futuro della comunicazione.
Che i consumatori siano più avanti, sopratutto di aziende ed agenzie, lo conferma il formatore digitale Andrea Albanese, citando il caso di una sua lezione in una scuola elementare lombarda, dove due ragazzini di dieci anni gli hanno mostrato un loro sito di e-commerce che faceva 60mila visite al mese. Il tutto all’insaputa degli insegnanti che li vedono in aula tutti i giorni.
Antonio Angioni, Organization and Talent Director di ManPower, cita invece i dati del recente convegno di Davos che sostengono che l’80% dei bambini che iniziano a studiare in questi giorni, faranno un lavoro che oggi non esiste. Per questo Emanuele Nenna, CEO di The Big Now, suggerisce di costruire un modello di agenzia che metta insieme, in una sorta di brokeraggio professionale, le competenze giuste che servono e serviranno ai clienti.
Un’agenzia garante di professionalità, insomma, in tempi di confusione su entrambe le sponde del mercato.
Anche Marco Massarotto propone un sistema originale per superare questo mis match tra clienti che non vedono il futuro con chiarezza ed agenzia che devono costruire nuovi modelli profittevoli. ”Be Unprepared,” suggerisce il founder di DOING, “tanto la sfida è talmente complessa che non sarai mai completamente pronto. Non dobbiamo aspettare che muoia l’ultimo quotidiano cartaceo. Il cambiamento è già avvenuto. Ci sono economie che funzionano con logiche diverse, le altre sono finite e basta. Lo dovevamo dare per scontato dieci anni fa, non oggi.”
Marco, che come me ha la doppia visione di chi è nato nelle agenzie tradizionali e poi è stato capace di anticipare i tempi, conclude: “Vedo la necessità culturale di modificare la visione del business. Dobbiamo cogliere opportunità su una piattaforma di business che è estremamente mobile. E la Rete è figlia della cultura californiana e del rischio, sintetizzato nell’espressione Fail faster and succed soon, così lontana dalla cultura italiana.”
Difficile però immaginare questo cambiamento culturale in un paese che fatica ad avere le connessioni, aggiungo io. Non a caso il wifi nello storico palazzo di Corso Venezia funziona a singhiozzo, per dirla con eleganza. E conferma che è difficile capire che impatto potrebbe avere il digitale sul futuro, se non riesci ad usarlo neanche oggi.
Ma a questo momento di confusione si ribella Davide Porro di Diesis Group: : “Noi agenzie dobbiamo smettere di lamentarci. Dobbiamo essere propositive. Dalle aziende ci dobbiamo andare con idee.
Di contro, nelle aziende, il direttore marketing si renda disponibile: come mandato del suo amministratore delegato, il 50 % del suo tempo dovrebbe usarlo per vedere cosa c’è di nuovo lì fuori.”
Ma la vera conclusione la realizza il moderatore, che chiude un panel citando un passo del corano: Ogni bambino che nasce assomiglia più al suo tempo che a suo padre.
La domanda che rimane sospesa per aria, dopo questa frase, provo a sintetizzarla io. La vera difficoltà del nostro mercato ad interpretare il cambiamento generato dal digitale sta nel fatto che una grande quantità di professionisti, ma anche le stesse agenzie, non hanno ancora capito se i professionisti della comunicazione oggi debbano fare i consulenti ai padri o ai figli.
Personalmente sono convinto che non c’è niente di male che i grandi player digitali stiano in California. Il problema è che oggi, in Italia come nel resto del mondo, chi muore legge i giornali, chi nasce non sa cos’è l’edicola. Ma molti colleghi, come molti clienti, in questo paese, continuano ad incaponirsi nella controversa domanda: quale annuncio metterò sul giornale di domani?
Io nel frattempo continuo a fare con soddisfazione quello che avevo programmato quindici anni fa e mi rende felice. Speriamo che non se ne accorga nessuno.
Pasquale Diaferia @pipiccola