Inchieste

#BrandToBe. D'Ambrosi (Reload):”Messaggi interattivi e diretti, contenuti originali e coinvolgenti per raccontare i valori distintivi e la mission dei brand e fare la differenza”

La rubrica di ADVexpress e OBE prosegue con il punto di vista del Founder & CEO dell'agenzia, che sottolinea come nel Branded Entertainment sia necessario sperimentare nuovi format redazionali, post, video, cercando di valorizzare al massimo il contenuto e di aumentare la considerazione del pubblico di riferimento nei confronti della marca.

Quali caratteristiche deve avere un progetto Branded Entertainment di successo?
Noi di Reload riteniamo che un messaggio per avere successo debba essere, innanzitutto, diretto, interattivo e di semplice fruizione. In altre parole, è necessario creare contenuti originali e coinvolgenti per poter emergere in un contesto estremamente competitivo. Per riuscirci, bisogna staccarsi da un tipodi comunicazione più tradizionale, sperimentando nuovi format oltre a quelli comunemente utilizzati, quali redazionali, post, video ecc., cercando di valorizzare al massimo il contenuto e di aumentare la considerazione del pubblico di riferimento nei confronti del brand.


Ci parla di un progetto di Branded Entertainment realizzati di recente dal vostro team e che si è rivelato particolarmente efficace?
Di recente abbiamo realizzato un progetto di BE per un nostro partner che ha lanciato una nuova offerta di servizi digitali, dedicando a questa linea un nuovo dipartimento interno. Insieme a loro (EPHOTO Srl, parte del Gruppo Triboo), abbiamo disegnato e realizzato una storia interattiva che - attraverso il format ad episodi di Brandoh! - guida il pubblico alla scoperta dei servizi utilizzando video, testi, canva interattivi ed ambienti virtuali. Il format ha permesso un miglioramento del tempo medio di permanenza dell'audience sui contenuti, portando ad un incremento dei KPI legati all'awareness e alla retention del brand, con un tempo di attenzione medio di quasi 5 minuti!


Quali sono, secondo lei, le opportunità da cogliere e gli ostacoli ancora da superare all’interno della filiera del BE?
Riferendomi al mercato italiano, credo che le aziende facciano ancora fatica a comprendere fino in fondo e di conseguenza a comunicare il valore della loro unicità, della loro tradizione e della loro offerta. Ci sono esempi all’estero di realtà molto meno significative che si raccontano - nel fisico e nel digitale - molto meglio. In alcuni casi l’attenzione è troppo concentrata sul prodotto, sull’evento o su attività a breve termine. Attualmente, però, ci troviamo di fronte ad uno scenario particolarmente competitivo, governato da una molteplicità piattaforme digitali e, soprattutto, abbiamo a che fare con un pubblico sempre più distratto e volubile. Per tali ragioni investire nel Branded Entertainment per raccontare i valori distintivi del brand può fare davvero la differenza sia in termini di awareness che di fidelizzazione delle audience.


Quale sarà secondo lei l’impatto del Branded Entertainment sul business delle aziende nei prossimi anni?

Da un lato abbiamo i motori di ricerca, i social media e i marketplace che puntano a mettere in evidenza il prodotto; dall’altro, il Branded Entertainment svolgerà una funzione essenziale per comunicare i valori, la mission e tutti quei fattori che costituiscono l’identità del brand e che lo rendono unico. In tale ottica, il Branded Entertainment, se di qualità, permetterà alle aziende di distinguersi all’interno del mercato di riferimento, scongiurando il rischio di risultare trasparenti o totalmente irrilevanti agli occhi della domanda. Tutti noi, dopo aver visitato un negozio, una manifattura o una fabbrica, comprendiamo meglio il valore di un prodotto o di un servizio e ci sentiamo più vicini e legati al brand. Credo che il Branded Entertainment possa essere un equivalente, specie nel digitale, di questo ‘contatto fisico’ che oggi è sempre più difficile.