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Dal 15 febbraio la pubblicità digitale non conforme agli standard sarà rimossa grazie al 'Chrome Ad filtering'. Spencer (Google): "Il nostro obiettivo è garantire la migliore esperienza possibile agli utenti"

Scott Spencer, Global Director of Product Management for Sustainable Ads di Google, illustra gli strumenti messi in campo dal colosso di Mountain View per migliorare l'advertising sul web, a cui si aggiunge ora il sistema di 'filtering' messo in campo dal browser Chrome. L'impatto, a detta di Spencer, sarà minimo: solo l'1% dei siti sarà interessato dal blocco pubblicitario.

"Il nostro obiettivo primario non è cambiare il modo in cui gli editori fanno pubblicità in rete, ma rendere migliore la user experience, per questo abbiamo implementato una serie di strumenti che ci consentono di accrescere la qualità dell'advertising sul web, contrastando anche il problema dell'Ad Blocker", così Scott Spencer, Global Director of Product Management for Sustainable Ads di Google, in occasione di un incontro organizzato oggi, 9 febbraio, a Milano, presso la sede di Google, ha spiegato le motivazioni alla base del 'Chrome filtering' annunciato a giugno 2017.

Coalition for Better Ads, l'alleanza per il monitoraggio della pubblicità digitale presentata al Dmexco nel 2016 di cui fanno parte alcuni tra i principali rappresentanti del mondo delle agenzie, delle aziende e dell'editoria (tra cui GoogleFacebookProcter & GambleUnileverThe Washington PostANAIAB), ha annunciato alcuni mesi fa il 'Better Ads Experience Program', contenente alcune linee guida a cui attenersi per rendere migliore l'esperienza degli utenti con la pubblicità in rete. Inoltre, la Coalition For Better Ads ha identificato alcuni formati al di sotto della soglia di accettabilità degli utenti.

Chrome supporta l'adozione degli standard introducendo appunto un filtro: come ha dichiarato Spencer "dal 15 febbraio il browser avvierà le rilevazioni sulle pagine web per verificare la conformità della pubblicità. Nell'Ad Experience Report, lo strumento che consente di individuare gli annunci intrusivi, vengono riportate le avvenute violazione agli standard da parte dei siti web. I detentori di tali siti possono decidere di rivedere le caratteristiche dell'advertising ospitato adeguandole ai Better Ads Standard. Se non lo fanno e continuano a mostrare annunci non conformi alle linee guida indicate senza adeguare i formati e richiedere un’ulteriore revisione entro 30 giorni (a partire appunto dal 15 febbraio, ndr.) Chrome rimuoverà tali annunci". 

Chi tuttavia tema un oscuramento generale dell'advertising dalla prossima settimana può stare tranquillo. Come ha affermato Spencer, "il 98,5% dei siti in Europa e Nord America è conforme alle linee guide sugli annunci fornite dalla Coalition for Better Ads, e solo lo 0,9% ha fallito l’esame dell’Ad Experience Report. Una percentuale ancora inferiore, lo 0,6%, si posiziona invece in una condizione di allerta". Dunque si può prevedere che l'impatto del Chrome Ad Filtering sul mercato sarà ridotto, poiché interesserà solo l'1% dei siti". 

Se una pubblicità migliore può senza dubbio essere il primo rimedio all'installazione dell'Ad Blocker da parte degli utenti, grazie a un ulteriore strumento, denominato Funding Choices, Google aiuta gli editori a recuperare le entrate perse a causa di blocchi degli annunci. Si tratta di un sistema di rilevamento degli utenti che usano il blocco degli annunci, che prevede l'invio di un messaggio configurabile a tali utenti per invitarli a disattivare il blocco per continuare a fruire dei contenuti gratuitamente, a ordinare un pass per la rimozione di annunci attraverso Google Contributor (che assicura all'utente un'esperienza priva di annunci), o a versare un fee per continuare a visualizzare i contenuti senza advertising.

SP