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Corte Europea: Italia fuorilegge nelle frequenze tv. Retequattro in bilico?

La Corte Europea di Giustizia ha condannato il regime italiano di assegnazione delle frequenze per le attività di trasmissione televisiva, nella sentenza sulla causa 'Europa 7'. In pericolo la terza tv Mediaset, che replica:"Frequenze legittime".

Repubblica.it lo dice chiaro e tondo 'L'Europa boccia Rete 4 e promuove Europa7'. La notizia si riferisce al fatto che la Corte Europea di Giustizia ha condannato, oggi a Lussemburgo, il regime italiano di assegnazione delle frequenze per le attività di trasmissione televisiva, nella sentenza sulla causa che opponeva l'emittente privata Centro Europa 7 al Ministero delle Comunicazioni.

Secondo la Corte il regime di assegnazione delle frequenze "Non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi e non segue criteri di selezione obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati".

A questo punto, in effetti, Retequattro potrebbe essere costretta a migrare sul satellite per lasciare spazio all'emittente di Francesco Di Stefano, impegnata da anni in una guerra legale per vedersi riconoscere il diritto a trasmettere via etere su scala nazionale.

Sempre come affermato dalla Corte in Italia "L'applicazione in successione dei regimi transitori strutturati dalla normativa a favore delle reti esistenti ha avuto l'effetto di impedire l'accesso al mercato degli operatori privi di radiofrequenze. Questo effetto restrittivo è stato consolidato dall'autorizzazione generale, a favore delle sole reti esistenti, ad operare sul mercato dei servizi radiotrasmessi. Tali regimi hanno avuto l'effetto di cristallizzare le strutture del mercato nazionale e di proteggere la posizione degli operatori nazionali giá attivi su questo mercato".

Nella sentenza si ricorda che Centro Europa7 è una società attiva nel settore delle trasmissioni radiotelevisive e che nel 1999 ha ottenuto dalle autorità italiane un'autorizzazione a trasmettere a livello nazionale in tecnica analogica, ma non è mai stata in grado di trasmettere perché non sono mai state assegnate le radiofrequenze. Di qui la domanda di Europa7 di accertare il diritto ad ottenere l'assegnazione di frequenze, nonché il risarcimento del danno subito, a suo tempo respinta dal giudice amministrativo.

Immediata la risposta di Mediaset , in un comunicato diffuso in mattinata: "In merito a indiscrezioni di stampa che anticipano una sentenza della Corte di Giustizia europea attesa per oggi, Mediaset, riservando ogni commento all'esito della lettura, osserva sin d'ora che, quale che sia il contenuto della sentenza, questa non può comportare alcuna conseguenza sull'utilizzo delle frequenze nella disponibilità delle reti Mediaset, inclusa ovviamente Retequattro. Il giudizio cui la sentenza si riferisce riguarda infatti esclusivamente una domanda di risarcimento danni proposta da Europa 7 contro lo Stato italiano e non può concludersi in alcun modo con pronunce relative al futuro uso delle frequenze. Quanto all'insinuazione che Retequattro occuperebbe indebitamente spazi trasmissivi a danno di Europa 7, Mediaset ribadisce che Retequattro è pienamente legittimata all'utilizzo delle frequenze su cui opera. Quindi nessun rischio per Retequattro."

L'altro attore della vicenda, ovvero il Consiglio di Stato , dinanzi al quale la causa pende attualmente, ha chiesto alla Corte di giustizia della comunità europea l'interpretazione delle disposizioni di diritto comunitario relative ai criteri di assegnazione di radiofrequenze al fine di operare sul mercato delle trasmissioni radiotelevisive.

Per capire come si è arrivati fino a qui, ecco la ricostruzione della vicenda fatta da Repubblica.it: "Bisogna fare un salto indietro nel tempo e tornare al 1997 quando la legge Maccanico ha recepito una sentenza della Corte costituzionale secondo cui la precedente legge Mammì non era in grado di combattere le posizioni dominanti e, di conseguenza, non difendeva il pluralismo dei media. Sono così stati introdotti nuovi limiti alla concentrazione nel mercato televisivo in base ai quali nessun soggetto poteva detenere una soglia superiore al 20% delle reti nazionali.

Chi superava questo tetto avrebbe dovuto liberare le frequenze per trasmettere in analogico, per intenderci la televisione tradizionale, facendo spazio ai vincitori della gara che si sarebbe tenuta due anni dopo. E proprio Europa 7 nel 1999, vincendo quella gara, ottenne la concessione a trasmettere in tutta Italia. Con un corollario non da poco: Retequattro avrebbe dovuto cedere le sue frequenze e traslocare sul satellite. Di Stefano, però, non ha mai ricevuto le frequenze. E nel frattempo, una serie di leggi e decisioni giudiziarie hanno permesso a Retequattro di proseguire le sue trasmissioni. Ignorando, peraltro, una sentenza del 2002 della Corte costituzionale - secondo cui il termine ultimo per sgomberare l'etere era il 31 dicembre 2003 - la legge Gasparri firmata dal governo Berlusconi ha permesso a chi era di troppo di rimanere al suo posto.

A questo punto Europa 7 si è rivolta al Tar, che però ha negato le sue ragioni. Ed eccoci ai giorni nostri, con Di Stefano che ha impugnato la sentenza del Tar di fronte al Consiglio di Stato che, a sua volta, ha rivolto alla Corte di giustizia della Ue una serie di quesiti "pregiudiziali" per capire se ci sia stata una violazione delle regole comunitarie".

"Ora - conclude Repubblica.it - il Consiglio di Stato si dovrà conformare alla sentenza Ue annullando tutto quello che è contrario alle norme comunitarie, vedi la Gasparri (già silurata da Bruxelles per altri aspetti), e assicurandosi che il ministero delle Comunicazioni provveda alla sanatoria spostando Retequattro sul digitale".