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Linkontro 2025. Grue (P&G): "La nuova cultura d'impresa si basa sul coraggio dell’eccellenza attraverso fiducia e sicurezza psicologica. I leader devono mostrarsi vulnerabili, capaci di osare e di sbagliare per innovare. I brand comunichino autenticità"
In un mondo caratterizzato da ambiguità e incertezze, afferma Paolo Grue, Presidente e AD Procter & Gamble ad ADVexpressTV, “si rende necessaria una nuova cultura d’impresa, fondata sul coraggio dell'eccellenza, che è basato sulla fiducia, e sulla sicurezza psicologica”.
In passato, ricorda Grue, i capi d’impresa, grazie a esperienza e conoscenze, indicavano ai dipendenti la via da seguire nell’operatività con schemi prevedibili, attivando processi di controllo per raggiungere l’eccellenza. Questo modello non è più applicabile nello scenario odierno, meno lineare e assimilabile a “una matassa di fili’ che impone di procedere per tentativi, con ampio margine di errore. “Ma “l’unico modo per innovare è sbagliare – osserva Grue – e per questo abbiamo bisogno di organizzazioni che siano messe nelle condizioni migliori di osare, di avere coraggio”.
“Per creare una cultura del coraggio servono leader vulnerabili – continua Grue – che non significa deboli, ma capaci di mettere il proprio ego nel cassetto e di dire ‘non lo so’ oppure ‘ho sbagliato’ di fronte a un team di persone che invece si aspetta risposte”. Un comportamento potentissimo “che crea nell’impresa fiducia e sicurezza psicologica, fondamentali per fare tentativi, sbagliare, cadere, imparare, rialzarsi e raggiungere l’eccellenza in qualsiasi contesto” sottolinea il presidente e AD della multinazionale.
La fiducia come punto di partenza e non punto d’arrivo, insieme all’autonomia. “In un mondo nel quale vogliamo che chi lavora con noi abbia coraggio, la fiducia è un prerequisito fondamentale, che comunica un forte senso di responsabilità e di appartenenza, e ottiene rispetto. Deve essere affiancata dalla sicurezza psicologica, che fa sentire i dipendenti apprezzati e chiamati a fornire feedback costruttivi” commenta Grue.
A riguardo, destano preoccupazione i dati di un’indagine condotta da Gallup, resi noti dal manager a Linkontro, secondo i quali nel 2025, in Italia, solo il 10% delle persone nelle organizzazioni italiane si sente ingaggiata nel lavoro, mentre il 30% è attivamente disingaggiata, cioè fa di tutto per mettere il bastone tra le ruote, e un 60% è semplicemente disingaggiata, si fa i fatti suoi perché non si sente sicuro psicologicamente nel proporre soluzioni ai propri capi in merito alle problematiche che si incontrano.
Grue riflette poi sulla contaminazione intergenerazionale all’interno delle aziende che egli definisce “una ricchezza” e come “l’essenza della potenza delle diversità, di cui racchiude tutte le tipologie”. Ma i manager devono essere preparati a gestire team aziendali in cui convivono boomer, Gen Z, Millennials e Gen X, devono comprenderne le diverse esigenze e creare le condizioni migliori di lavoro, trasformando le rigide policy aziendali in principi personalizzabili in base alle necessità specifiche di ciascuna generazione e ai bisogni comuni. Un disegno strategico avviato anche in P&G, come sottolinea il manager, che cita l’esempio della flessibilità sul lavoro, un’esigenza cross generazionale legata tuttavia a necessità differenti in base all’età delle persone.
Il modello organizzativo aziendale è fortemente impattato anche dall’intelligenza artificiale, “uno strumento al servizio dell’uomo che accelera il ricambio e il rinnovamento delle competenze”. La sinergia tra il talento umano e l’intelligenza della tecnologia “porterà innovazione e spingerà l’eccellenza ad un livello più elevato” fa notare Grue.
Infine, un focus sulla comunicazione, leva strategia con cui i brand sono chiamati a raccontarsi con autenticità, che è precursore della fiducia. “I consumatori, come le persone in azienda, capiscono quando un brand o un leader non è autentico. Serve coerenza tra pensiero, parola e azione” conclude l'AD.