

Eventi
Bartoletti (Indiana e Festival Representative): “Coordown, vince il coraggio di scardinare i preconcetti". Il Festival meno appealing per i creativi italiani? "Il costo è alto ma vale la pena esserci, al nostro paese manca il giusto crafting"
Ha prodotto il film ‘Assume that I can’ per Coordown, firmato Small NY, vincitore a Cannes Lions 2024 di ben 7 leoni, 1 oro, 4 argenti e 2 bronzi. Parliamo di Karim Bartoletti, Partner & Executive Producer Indiana Productions, nonché Cannes Festival Representative per l’ADCI, che incontriamo sulla Croisette per tracciare il bilancio di questa edizione della kermesse creativa.
Le campagne prodotte da Indiana per Coordown vantano già un ricco palmares conquistato negli anni precedenti. Quest’anno il film nasce da un insight rilevante, spiega Bartoletti, come indica il claim ‘Assume that I can’, che intende scardinare i preconcetti legati alla sindrome intellettiva e ai limiti che porta con sé. Il film è stato apprezzato dalle giurie anche per il crafting, per l’umorismo e il coraggio di affrontare con tono leggero una tematica seria. In totale il progetto, iscritto al Festival con 13 entries, ha ottenuto 12 shortlist e 7 leoni e la consegna dell'Oro è stata accolta da una standing ovation, evento rarissimo a Cannes.
L’intervista si sposta quindi sul Festival in generale e sul suo appeal presso la comunità dei creativi nostrani. In virtù di un sentiment un po' più freddo rispetto agli anni passati registrato dall'intervistatore nei colloqui avuti con diversi protagonisti della industry, con un calo del 10% nelle iscrizioni, e in attesa di conoscere quelli ufficiali relativi ai delegati italiani, è lecito chiedersi se il Festival abbia perso appeal presso i nostri creativi. Da questa domanda parte la nostra inchiesta che cercherà di comprendere i motivi di questo disinteresse. I costi di partecipazione sono troppo alti (il delegate pass base per la settimana costa 4k) e troppo marcato il dislivello tra creatività italiana e i progetti globali?
“Quaranta entries in meno sono tante” riflette Bartoletti. Il Festival in passato era indubbiamente un evento aspirazionale, "un’occasione unica e da non perdere per vedere i film nelle sale", un rito ecumenico di visione accompagnata da applausi e fischi. "E' vero il Festival costa molto in un periodo in cui le risorse sono poche ma i creativi non approfittano come dovrebbero delle opportunità che offre questo evento per capire la propria posizione nello scenario creativo globale e per confrontarsi con i colleghi di tutto il mondo, anche a costo di dormire per terra ospiti di qualche amico".
Quest’anno, a parte i leoni vinti da LePub e dal nostro Coordown è rimasto poco per le altre agenzie (sebbene il palmares complessivo di 26 leoni sia superiore rispetto ai 21 dello scorso anno, ndr). Purtroppo, noi italiani abbiamo la tendenza a lamentarci mentre sarebbe preferibile comprendere il perché le nostre campagne non riescono ad emergere. Forse perché non sappiamo confezionare adeguatamente le case history e soprattutto non sappiamo dare alle campagne il giusto crafting?”. O forse anche perché in Italia abbiamo la percezione che esiste un gap creativo troppo elevato rispetto ai paesi più evoluti dal punto di vista creativo? "La comunicazione si gioca a livello soprattutto locale, si è consapevoli che in questo modo contenuti e linguaggi difficilmente vengono compresi all’estero e ci si domanda, soprattutto per l’Italia, se ci sia davvero interesse a far sì che oltreconfine le nostre campagne vengano interpretate e capite. Oggi l’advertising diventa glocal e in questa edizione del Festival di Cannes lo abbiamo visto, ancora una volta, con i lavori di LePub per Heineken: approccio global di brand, con impatto local ad esempio su un pub di Dublino".
Karim Bartoletti dà infine appuntamento al Best of Cannes a luglio al Giffoni Film Festival, a settembre a Milano e a seguire in varie tappe in Italia. Un’occasione per tutti per vedere i film più interessanti che hanno vinto a Cannes come il GP Film nella sezione short Women's Football di Marcel Paris (cdp Prodigious) per il brand Orange, già premiato con un Grand Prix in Entertainment Lions For Sport o il GP Long Form ‘Play It Safe’, il video ideato da The Monkeys | Accenture Song e prodotto da Revolver per la Sydney Opera House. “L’Italia può collocarsi in questo scenario, ha un’industry in grado di fare progetti altrettanto grandi, ma di fatto non li realizza – riflette Bartoletti - per svariati motivi. I clienti non investono, spesso non ascoltano le case di produzione, le agenzie, o richiedono grandi campagne con budget minori”. Il dibattito è aperto.