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Stati Generali degli Eventi 2025. Sergio Pappalettera (Studio ProDesign): “L’intelligenza artificiale è un calcolatore, l’esperienza resta umana”

Agli Stati Generali degli Eventi, Sergio Pappalettera ha messo in luce le potenzialità e i rischi dell’uso dell’Intelligenza Artificiale nella creatività. Se da un lato offre strumenti rivoluzionari per creare esperienze immersive e mondi “impensabili”, dall’altro resta fondamentale mantenere al centro l’aspetto umano ed emotivo, evitando che la tecnologia prevalga sul significato.

Il talk finale degli Stati Generali degli Eventi è stato dedicato al rapporto tra tecnologia, creatività e intelligenza artificiale (IA). A parlarne sul palco anche Sergio Pappalettera, founder di Studio ProDesign e protagonista del mondo degli eventi live, che ha offerto una visione lucida e critica sulle opportunità e i rischi dell’innovazione.

Come dichiarato ai nostri microfoni l’IA rappresenta per Pappalettera uno strumento potente per i creativi, capace di aprire scenari prima impensabili: “può stimolare la creatività, potenziare l’esperienza del pubblico e superare i limiti delle tecnologie tradizionali come proiettori e sensori di movimento”.

Ma la tecnologia, ha avvertito, non deve mai sostituirsi all’esperienza umana: “Siamo in un corpo, ed è l’emozione a rendere autentica un’esperienza”. Il rischio, secondo Pappalettera, è che l’IA resti confinata alla sintassi – la forma – senza cogliere la semantica, ovvero il significato profondo.

Da qui il monito a non cadere nell’eccesso tecnologico: come nella metafora di Calvino citata dall’artista, si rischia di perdersi nella documentazione e dimenticare il senso dell’amore. “L’IA non è vera intelligenza – ha chiarito – è un sistema artificiale intelligente, un calcolatore che elabora funzioni complesse, ma senza emozioni”.

Nonostante i rischi, le opportunità espressive restano straordinarie: l’IA consente di creare mondi impensabili, manipolando tempo, spazio e persone, gli elementi essenziali di ogni evento.

Infine, Pappalettera ha condiviso la sua “chicca tecnologica” del futuro: lavorare con immagini in spazi tridimensionali, superando la bidimensionalità degli schermi attuali. Una tecnologia oggi costosa, ma che – se resa accessibile – potrebbe rivoluzionare l’esperienza immersiva degli eventi.