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Cannes. Bulcke (Nestlé): ispirazione globale, esecuzione locale, e digitale ovunque

Intervistato da Maurice Levy, chairman, ceo e chairman del management board di Publicis Groupe, il ceo di Nestlé S.A., Paul Bulcke ha indicato nel digitale la chiave per coniugare al meglio la brand image di un prodtto, che deve nascere da un’ispirazione globale, con la declinazione locale della sua comunicazione.
(Cannes. Dal nostro inviato Tommaso Ridolfi). Una delle più grandi sfide/opportunità del prossimo decennio è quella dell'esplosione demografica: "Entro il 2020 - ha esordito Maurice Levy, chairman, ceo e chairman del management board di Publicis Groupe - ci sarà un miliardo di consumatori in più. Ciò vorrà dire nuovi marchi e nuovi mercati, ma anche scarsità di materie prime e prezzi più alti. Come pensa Nestlé di affrontare un simile scenario?"

"30 anni fa - ha replicato Paul Bulcke, ceo Nestlé S.A. - sulla terra c'erano 3,5 miliardi di persone. Oggi siamo 7 miliardi, e se siamo 'sopravvissuti' a un simile raddoppio credo che potremo farcela anche con il prossimo miliardo. Il nodo più critico che ci troveremo ad affrontare è quello del cambiamento dei bisogni dei consumatori, sia nei paesi sviluppati, sia in quelli emergenti - che a 30 anni di distanza da quando abbiamo iniziato a definire la spaccaura fra, oggi stanno concretamente emergendo. La chiave sarà capire questo cambiamento e che cosa vorranno i 'consumatori emergenti'".

Gli aspetti essenziali, secondo Bulcke, per un'azienda come Nestlé il cui core business è nel food e nel beverage sono il gusto e la scelta: "Oltre che una necessità, il cibo è un piacere, perciò deve essere sempre più buono, nel senso di gustoso, e salutare. ricerca e sviluppo, da questo punto di vista, sono indispensabili. Allo stesso tempo il cibo è 'neutro': non è un bene o un male di per sé, e occorre fornire ai consumatori gli strumenti e le informazioni che agevolino scelte consapevoli e diete bilanciate. Il brand è uno di questi strumenti".

In questo scenario, però, le implicazioni sono potenzialmente molto serie: "Ritengo sia sbagliato che qualcuno voglia invece imporre soluzioni a problemi come quello dell'obesità proibendo determinati alimenti. Servirebbero piuttosto educazione, innovazione e, molto più semplicemente, porzioni ridotte. Noi ci stiamo impegnando, e personalmente credo che la mia società sia oggi molto più 'responsabile' che in passato".

Nestlé ha davvero fiducia nel marketing, ha domandato Levy? E quali ritiene siano il ruolo e i confini dell'advertising?
"Nestlé è una marketing company - la risposta di Bulcke -, fin dall'inizio della sua storia, del suo nome e del suo logo. Ogni giorno vendiamo 1,2 miliardi di prodotti, e il marketing è ciò che fa da ponte fra noi e i nostri clienti. Per quanto riguarda l'advertising, la creatività non può avere limiti tranne uno: il suo compito è servire la marca. Credo in quelle che si definiscono 'grandi idee', e più sono semplici più le apprezzo, perché solo così le si possono tradurre e declinare in tutti i mercati".



Ci sono campagne che avete deciso di non fare e che poi avete rimpianto, ha chiesto ancora Levy?
"Nessun rimpianto, anche perché una volta deciso di non utilizzare un'idea o un messaggio non esiste la controprova che quella campagna avrebbe potuto funzionare meglio di quella che scelta".

Qual è il ruolo del digital nel mix di comunicazione di Nestlé, e quanto investe la multinazionale su questo fronte?
"Il digitale è pervasivo, ormai è ovunque e 'tocca' qualunque cosa. In media il nostro investimento è di circa il 10% dei budget totali, ma stiamo accelerando, anche se a ritmi diversi a seconda dei paesi. D'altra parte il settore alimentare non può essere che locale, perché i gusti e le abitudini sono diverse, e Nestlé è un'azienda fortemente decentralizzata: il digital è strumentale nell'abilitare la connessione fra i nostri brand e i consumatori, nell'ingaggiarli: è un grande strumento di informazione (per esempio per consigliare ricette) ma anche una piattaforma di dialogo"

Qual è il corretto equilibrio fra le due componenti, globale e locale?
"La brand image è globale, così come l'ispirazione da cui nasce. L'esecuzione è invece estremamente localizzata - ha risposto Bulcke -. Un caso emblematico è quello di Nescafé: il brand è unico ed è presente in centinaia di paesi, ma in totale esistono 180 varianti di miscele di caffé e quindi di gusto. La relazione con il consumatore è locale, ed è da questo che anche il brand trae la sua forza".

Per concludere tornando a parlare di creatività - ha chiosato Levy - come fate a mantenere alto il tasso di creatività e innovazione all'interno dell'azienda? Soprattutto in un colosso delle vostre dimensione, conme riuscite a mantenere la necessaria 'freschezza'?
"Prendendo le decisoni più importanti là dove sono i nostri consumatori. Il ruolo di una struttura decentralizzata è anche quello, perché aiuta non solo a svilupare un pensiero creativo, ma anche a condividerlo. La chiave è l'unione fra una backline efficiente e collaborativa con la flessibilità e la creatività del marketing".