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NC 110 | Intelligenza Artificiale: 8 italiani su 10 la temono, ma vale 760 mln di euro (+52%)
Nel 2023 il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia ha raggiunto i 760 milioni di euro, registrando una crescita del 52% rispetto all’anno precedente. Sono ancora limitati al 5% (38 milioni di euro) i progetti di Generative AI.
“Il mercato è in forte crescita, come i progetti, e ormai quasi tutti gli italiani hanno sentito parlare di AI, ma guardano a que- sto ambito con interesse e qualche timore. Nel valutare il reale impatto sul lavoro, però, bisogna tenere in considerazione le previsioni demografiche che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, prospettano un gap di 5,6 milioni di posti di lavoro equivalenti entro il 2033. In questa prospettiva, la possibile automazione di 3,8 milioni di posti di lavoro equivalenti appare quasi una necessità per ribilanciare un enorme problema che si sta creando, più che un rischio.

Tuttavia, soltanto prestando attenzione alle nuove esigenze dei lavoratori, alla formazione e ad un’equa redistribuzione dei benefici, la società riuscirà a trarre valore dallo sviluppo dell’AI”. Ad affermarlo è Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, supportato dai dati dell’Osservatorio, secondo il quale il 98% degli italiani ha sentito parlare di intelligenza artificiale. Tuttavia, il livello effettivo di conoscenza dichiarato rimane medio-basso: circa 1 italiano su 3 ammette di conoscerne aspetti più di dettaglio quali i campi di applicazione, la tipologia di soluzioni o le implicazioni associate. Tra coloro che dimostrano familiarità con l’argomento, il 67% esprime un’opinione favorevole: pur nutrendo preoccupazioni legate agli impatti sul mondo del lavoro e di privacy/sicurezza, gli italiani vedono nell’AI benefici sia nella vita di tutti i giorni sia in ambito lavorativo. A raccontarcelo, in questa intervista, è Carlo Negri, ricercatore senior Osservatorio Artificial Intelligence.

Come l’AI sta rivoluzionando l’industria, anche quella della comunicazione, e quali criticità e quali possibilità/vantaggi competitivi porta con sé?
Attualmente, è già presente in molti set- tori, con una vasta gamma di applicazioni: dai processi produttivi alla relazione con i clienti, passando per le attività di finanza e controllo.
Focalizzandoci sul settore della comunicazione, l’intelligenza artificiale generativa sta trasformando soprattutto il marketing digitale e la gestione dei contenuti. Partendo da una conoscenza e segmentazione della clientela più puntuale, l’avvento oggi della Generative AI sta abilitando la possibilità di realizzare campagne marketing personalizzate con immagini e messaggi customizzati per lo specifico cliente. Se dunque le opportunità sono molteplici,
non mancano però alcuni punti di attenzione: dalla gestione del dato alla cybersicurezza, passando per il tema etico di cui i deepfake sono forse l’esempio più chiaro anche per i non addetti ai lavori. Si tratta di avatar dalle sembianze umane, oggi usati anche per scopi malevoli in ambito comunicativo: ne è un esempio il dibattuto sull’influenza dei deepfake nelle elezioni americane a seguito di video e immagini artificiali creati per diffondere fatti non reali sui candidati alla Casa Bianca.

Qual è la diffusione dell’AI presso le imprese? Può darci qualche numero?
La diffusione dell’AI nelle imprese italiane mostra un quadro in continua evoluzione. Circa 6 grandi imprese su 10 dichiarano di avere attivi progetti legati all’intelligenza artificiale, un dato stabile rispetto al 2022, ma in crescita di 10 punti percentuali rispetto a 6 anni fa. Questo dato ci segnala sicuramente un interesse crescente verso il tema e una maggiore maturità tecnologica. Inoltre, tra le imprese senza progetti attivi, il 37% prevede di avviar- li entro i prossimi 12 mesi. Nelle PMI, il tasso di adozione rimane stabile: il 18% delle piccole e medie imprese ha avviato progetti di AI (con un aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2022), ma solo il 5% di questi è a regime, mentre il 13% è in fase di sperimentazione. Rispetto alle grandi imprese, questi ultimi numeri indicano una certa resistenza all’adozione di nuove tecnologie, probabilmente legata alla mancanza di risorse economiche e di competenze.

In quali settori è evidente un maggior interesse per l’AI e quali si prestano di più all’utilizzo di questi applicativi?
I settori che registrano il maggiore interesse per l’intelligenza artificiale sono quello della fornitura e distribuzione di energia, seguito dai settori bancario e manifatturiero. Questi comparti infatti rappresentano in totale circa il 45% del mercato dell’AI nel 2023. Se si guarda attentamente, però, i trend di adozione sono differenti. Nel settore energetico, accanto a progetti già intrapresi per il monitoraggio e l’ottimizzazione degli impianti produttivi e delle reti, negli ultimi anni si è assistito alla crescente adozione e sviluppo di algoritmi previsionali e decisionali per il trading energetico.
Questi sistemi sono ormai essenziali per le aziende nell’affrontare la crescente instabilità delle fonti energetiche causata dalle molteplici crisi politiche e ambientali a livello globale. Gli investimenti del settore bancario sono in- vece trainati da grandi gruppi e da nuove realtà digitali all’avanguardia, che stanno orientando il loro modello di business da una logica transazionale a una consulenziale, dove la conoscenza del cliente tramite l’AI è elemento cruciale. Il legame tra mondo Fintech e le tecnologie AI è dunque solido e ci si potrà attendere un futuro un’ulteriore crescita lungo varie direzioni: nel front office con assistenti vocali e dati biometrici, nel middle office con il monitoraggio del rischio antifrode, nel back office

La crescente sofisticazione dei tool di AI fa passi da gigante, come pensa che evolverà il rapporto tra AI e creatività nei prossimi anni?
Nei prossimi anni, il rapporto tra AI e creatività evolverà verso una crescente sinergia, dove l’intelligenza artificiale non sarà un mero strumento di supporto, ma un partner creativo. Con l’aumento della sofisticazione dei tool, l’intelligenza artificiale non si limiterà alla generazione di contenuti, ma parteciperà attivamente al processo decisionale, creando insieme agli umani e ampliandone il potenziale creativo. Le piattaforme generative potranno anche personalizzare sempre più i contenuti, con l’obiettivo di adattarsi alle esigenze specifiche della clientela.Tuttavia, rimarrà cruciale mantenere un equilibrio tra automazione e input umano per evitare una creatività standardizzata, preservandone l’originalità e l’autenticità.