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Together: la piattaforma per il cambiamento, e Miglior Agenzia Indipendente agli NC Awards 2025
Incetta di premi agli NC Awards 2025 per Together, struttura parte di The Next Generation Platform, gruppo indipendente di agenzie che operano nell’ambito della comunicazione, delle brand activation ed eventi e del commerce. A partire da quel- lo di ‘Miglior agenzia indipendente’, che premia la sua visione: lavorare per creare un’industria pubblicitaria in cui il successo non sia solo economico, ma anche umano e culturale. Una ridefinizione del modello di agenzia tradizionale, con al centro una crescita positiva che genera valore per tutti: agenzie, clienti, persone e partner. Oggi, il team conta oltre 70 persone e vanta clienti come Edgewell, Saugella, Intesa San Paolo, Save the Children, Amref, Kpmg, Colussi, Mooney: segno del rapporto di fiducia e valore costruito con i propri partner. Ce lo spiegano, in questa intervista, Francesca Sonzini, head of strategy & marketing, Giada De Giovanni, client service & new business director ed Erika Mameli, creative director.

Con questa intervista continua la pubblicazione, su ADVexpress, dei contenuti dedicati ai vincitori dei premi di ADC Group, protagonisti del numero di Maggio, Giugno, Luglio di NC - Nuova Comunicazione.
In occasione degli NC Awards 2025 vi è stato assegnato il Premio Editore ‘Agenzia Indipendente’. Che cosa rappresenta per voi?
(Sonzini) È un riconoscimento che ci rende orgogliosi e ci incoraggia a proseguire nella direzione che abbiamo intrapreso da più di un anno. Stiamo ridefinendo il modello di agenzia tradizionale, mettendo al centro una crescita positiva che genera valore per tutti: agenzie, clienti, persone e partner. La nostra visione è chiara: vogliamo un’industria pubblicitaria in cui il successo non sia solo economico, ma anche umano e culturale. Siamo felici di ottenere questo premio perché la nostra indipendenza rappresenta la nostra risorsa più preziosa: ci permette di guardare oltre l’ovvio, tra- sformando dati e insight in idee originali, coraggiose e rilevanti, senza scendere a compromessi.

Il premio conferma la validità di un approccio con al centro una crescita positiva che genera valore per tutti i player. In che modo questa visione ha guidato le vostre scelte strategiche?
(Sonzini) Immaginiamo e stiamo costruendo un futuro diverso, più etico, dove il profitto non è solo economico. Un futuro ambizioso, fatto di gentilezza e agonismo sano. Questa visione si concretizza oggi in un nuovo posizionamento e una identità visiva rinnovata. Con il nuovo payoff ‘Ideas of Change’, ci impegniamo a essere un propulsore di cambiamento, che incoraggia la discussione e lo scambio di idee, per un modo di fare impresa più etico, sostenibile e umano. Vogliamo che la nostra agenzia diventi una piattaforma per il cambiamento. La nostra missione è affiancare i brand nella costruzione di strategie rilevanti e idee coraggiose, combinando dati, creatività e cultura con un approccio responsabile, per generare una ‘+creative footprint’ sulla società. Essere indipendenti ci permette di fare scelte coraggiose, puntando su progetti che lasciano un impatto reale. Coltiviamo talenti, investiamo nel benessere delle persone e promuoviamo un ambiente basato su collaborazione e creatività sana. Oggi siamo un team di oltre 70 persone e gestiamo grandi clienti tra cui Edgewell, Saugella, Intesa San Paolo, Save the Children, Amref, Kpmg, Colussi, Mooney. Siamo orgogliosi di accompagnare alcuni di loro da oltre quattro anni, fin dai nostri albori: sinonimo del rapporto di fiducia e valore che ci impegniamo a costruire ogni giorno con i nostri partner. Vediamo i risultati delle nostre scelte anche nei risultati: abbiamo registrato una crescita delle revenues del 41% anno su anno.
Che cosa significa oggi essere un’agenzia indipendente e quali vantaggi vi ha dato questa scelta?
(De Giovanni) La nostra indipendenza ci libera da logiche di breve termine e da dinamiche che limitano il pensiero. Essere indipendenti significa anche poter dire ‘no’, quando serve, per restare fedeli alla visione che condividiamo con i nostri partner. Siamo fortunati e possiamo scegliere con chi lavorare, come farlo e perché. Questo ci consente di mettere al centro le idee e la volontà di creare sempre un valore aggiunto per i nostri partner e per le persone, il pubblico, i destinatari finali dei nostri messaggi.

L’indipendenza è anche sinonimo di elasticità e apertura: in Together chiunque ha spazio per contribuire a scrivere la nostra storia e lasciare un impatto. Incoraggiamo le nostre persone a ‘fare impresa’, abbracciare una mentalità imprenditoriale ogni giorni, proporre modi nuovi, metodologie, processi, idee, siamo sempre in ascolto e, dove c’è valore, costruiamo a partire da idee bottom-up il nostro modo di agire quotidiano.
Crescita, benessere e capitale umano sono al centro del vostro modello: quali sono le iniziative concrete che avete messo in campo per garantire un ambiente di lavoro positivo e stimolante?
(De Giovanni) Lavoriamo ogni giorno per implementare azioni concrete che migliorino la vita e contribuiscano al benessere delle nostre persone. Offriamo smartworking e ferie libere, in modo che ciascuno possa conciliare al meglio i propri impegni personali e lavorativi. Inoltre, da quest’anno, abbiamo messo a disposizione di ogni dipendente un pacchetto welfare. Abbiamo un programma di formazione continuativa: corsi di inglese, approfondimenti tematici, leadership training e coaching, individuali e collettivi. Ci impegniamo per diffondere una cultura e un linguaggio inclusivi, siamo orgogliosi di aver ottenuto per il secondo anno di fila la Certificazione della Parità di Genere Uni/PdR 125:2022 – che attesta il nostro impegno verso politiche e azioni concrete per ridurre il Gender Gap.

Infine, stiamo costruendo un programma di ‘give back’ aziendale, ovvero azioni di volontariato collettivo che, oltre ad avere un impatto positivo sulla comunità che ci circonda, rappresentano anche delle occasioni di team building.
‘La partita decisiva’ (Save The Children) ha conquistato l’Oro nella tipologia ‘Non Profit/Sociale/Csr/Purpose Sustainability’: quali sfide avete incontrato nel raccontare un tema sociale in modo così potente e coinvolgente?
(Mameli) L’idea è nata dall’urgenza di mettere in luce un dualismo morale: una realtà drammatica e invisibile, contrapposta all’estrema visibilità di un fenomeno calcistico spesso associato, con leggerezza, a questioni di “vita o di morte”. Il nostro intento era ristabilire le giuste priorità, facendo leva su un tema caro agli italiani come il calcio. La sfida più grande è stata quella di evitare di cadere nella retorica o nel pietismo, costruendo invece un messaggio empatico ma dignitoso, capace di sensibilizzare senza colpevolizzare.
Questo progetto ha vinto anche per l’uso innovativo dell’Out Of Home: come siete riusciti a generare attenzione e consapevolezza su un tema così delicato?
(Mameli) Siamo particolarmente orgogliosi dell’oro in questa categoria perché l’obiettivo della campagna era letteralmente quello di distogliere lo sguardo delle persone dalla realtà calcistica alla dura realtà dei bambini migranti. L’Out Of Home è stato lo strumento ideale per suscitare nello spettatore questo senso di straniamento. Il visual è diviso in due parti contigue ma nettamente contrastanti, ponendo così lo spettatore davanti a una scelta inevitabile, obbligandolo a prendere posizione.
Con ‘Muoviti in un altro modo’ (oro in ‘Viaggi, Trasporti e Turismo’ e argento in ‘campagna Radio’) avete raccontato la mobilità alternativa in chiave nuova: quali insight vi hanno guidato nella creazione della campagna per Mooney Go?

(Mameli) Ci siamo messi nei panni del target con l’unico obiettivo di dirgli “ti capiamo”. Questo approccio empatico è stato il fil rouge di tutta la campagna e ci ha permesso di mettere in scena lo stress che l’automobilista prova al casello attraverso delle vere e proprie iperboli sensoriali, ognuna in modo tailor made sui diversi touchpoint. Trovare un’idea uditiva che potesse mettere in scena lo stress del casello è stata una delle parti più divertenti del progetto. Anche in questo caso ci siamo messi nei panni dell’automobilista, cercando il modo più impattante per entrare all’interno dell’abitacolo della macchina. Dare personalità alla voce del casello ci è parsa la soluzione creativa più dirompente.
‘Scuse del caxxo’ per Control (Argento ‘Campagna Relazioni Pubbliche’) ha sa- puto unire ironia e consapevolezza su un tema delicato: come siete riusciti a trovare il giusto tono?
(Mameli) È stata un’intuizione creativa nata dalla presa di coscienza di un fenomeno: il decremento dell’uso del preservativo tra i più giovani è spesso accompagnato da stereotipi legati all’uso della contraccezione, scuse guidate dalla libidine e poco dalla razionalità. Per parlare al target serviva essere coraggiosi e non paternalistici, per questo abbiamo deciso di farlo senza troppi peli sulla lingua.

Altro argento (Social Media’) per lo stesso cliente con ‘Valentine’s Break Up’. Come avete lavorato per creare engagement e conversazione sui canali digitali?
(Mameli) Questa campagna è nata da una riflessione fatta in agenzia dopo la vicenda Giulia Cecchettin. Il caso ci ha colpiti molto e ci siamo chiesti a lungo se avremmo potuto dare in qualche modo un contributo al tema. È stato il cliente Control a darci l’occasione di lasciare un impatto, seguendoci nella nostra scelta di una campagna di San Valentino di ‘rottura’, non improntata a vendere ma a far riflettere sulle relazioni tossiche. Abbiamo generato dei contenuti conversazionali e le risposte sono state tantissime e molto intime. Noi non abbiamo fatto altro che valorizzarle, creando contenuti data driven proprio a partire dagli insight ricevuti.
Con ‘Diamo voce al silenzio’ per Amref (Oro ‘Video Strategy’), avete affrontato un tema complesso in modo emozionante ed efficace: come avete costruito la narrazione?
(Mameli) La sfida principale è stata trovare il tono di voce giusto per affrontare l’argomento. Dare voce alle ambasciatrici appartenenti alle comunità in cui viene praticata la mutilazione genitale femminile per noi rappresentava una grande responsabilità. Cadere nella spettacolarizzazione del dolore sarebbe stata la scelta più semplice e forse più d’impatto, ma il contenuto che stavamo realizzando avrebbe dovuto aprire un dialogo tra culture differenti, e dovevamo farlo con gentilezza e delicatezza. Siamo entrati in punta di piedi all’interno di queste comunità, abbiamo imparato a conoscere queste ragazze e attraverso un focus group abbiamo creato il ‘vocabolario del silenzio’. Anche in questo caso lavorare a quattro mani con il cliente è stato fondamentale.