Editoriale

Editoriale. Gervasi (Ist. Protagora): Francesco e il Saladino

Pubblichiamo su ADVexpress l'intervento di Enrico Gervasi, Fondatore dell’Istituto Protagora, un'interessante riflessione sui tempi, scanditi da fatti economici, finanziari, politici e anche religiosi, quali l'elezione dei pontefici, fino all'attuale papa Francesco I, eletto ieri in Vaticano. "Noi, che abbiamo sempre creduto nel determinismo della Marca, non possiamo non sentirci fiduciosi nelle azioni che saranno condotte da un Uomo che si chiama Francesco il 1°. Il nome è già un fortissimo segnale. Una comunicazione illuminante".
Pubblichiamo su ADVexpress l'intervento di Enrico Gervasi (nella foto), Fondatore dell’Istituto Protagora, un'interessante riflessione sui tempi, scanditi da fatti economici, finanziari, politici e anche religiosi, quali l'elezione dei pontefici, fino all'attuale papa Francesco I, eletto ieri in Vaticano.


Nel 1976, il 70% della popolazione mondiale non era ancora nata.

Nel 1976, il Vietnam celebrava il primo anniversario della vittoria contro gli Stati Uniti d’America.

Nel 1976, Aldo Moro ed Enrico Berlinguer facevano le prove generali di compromesso storico.

Nel 1976, il democratico Carter veniva eletto presidente degli USA e annunciava una stagione progressista, sulle orme del New Deal.

Nel 1976, sembravano finire le guerre e, sull’eco del ’68, complice la distensione, il mondo si avviava a riconfermare un altro trentennio di benessere e sempre più pace.

Nel 1976, c’era ancora Carosello e la TV era solo di Stato.

Nel 1976, avvenivano i primi attentati delle Brigate Rosse.

Nel 1976, Milton Friedman (fondatore della scuola di Chicago) riceveva il premio Nobel per l’Economia.

Credo che nei futuri manuali di storia, quest’ultima sarà la notizia che marcherà l’anno 1976.

Questa consacrazione al professor Friedman (che già era consulente di Pinochet per il rilancio dell’economia cilena), significava che si considerava archiviata la stagione del New Deal, quindi
della crescita economica come risultato di un maggiore welfare per tutti e la creazione di una classe media sempre più prospera e numerosa.

Iniziava la stagione del Mercato Re, capace di autoregolarsi al meglio. Lo stesso Mercato Re che aveva provocato la crisi del ’29. Evidentemente, ci si considerava guariti per sempre, al punto da rinunciare alle terapie d’urto elaborate negli anni ’30.

Significava, ma non ce ne rendevamo conto, che gli uomini della ricerca, della produzione e del mercato, avrebbero abbandonato le redini dell’economia, consegnandole a quelli della finanza.

Non lo sapevamo, ma stava iniziando la stagione dei “reporting” (prima trimestrali, poi mensili, per finire quasi settimanali) che avrebbero dettato l’agenda degli amministratori delegati.

Non lo sapevamo, ma stava manifestandosi la “reunionite”, una pandemia che avrebbe inibito il potere decisionale e le capacità di iniziativa nelle organizzazioni (pubbliche e private). Credevamo che fosse concertazione, dialogo e scambio di idee. Qualche fesso lo crede ancora.

Non lo sapevamo, ma l’economia stava incominciando a soffocare in un mare di procedure.

Qualche anno dopo con Reagan, Tatcher e, successivamente Eltsin e l’arrivo del capitalismo in Cina, questo potere finanziario si fondeva con il potere politico e si mondializzava.

La pandemia era ovunque. Il Mercato Re poneva le basi di un nuovo ’29. Sarebbe stato il 2008.

Nel 1978, una oscura e medievale resistenza all’ottuso e decrepito potere comunista, aveva espresso dalla Polonia il nuovo Papa.

La cristianità ritrovava, dopo un ventennio progressista, i suoi fondamentalismi.

Per sintesi dialettica, si rafforzavano i fondamentalismi anche nelle altre religioni monoteiste (giudaica e musulmana).

Dominata da fobie anticomuniste, la priorità della Chiesa di quegli anni era di finanziare i movimenti dissidenti.

Ancora la finanza. Si chiama IOR (vedi Marcincus), ma anche Opus Dei o Compagnia delle Opere (vedi Comunione e Liberazione). Con Woitila hanno credito e carta bianca.

La Chiesa ci ha insegnato quasi tutto.

Fondamento dell’economia moderna è la Marca. La Marca è un nome, che già esprime in nuce quello che sarà il DNA distintivo dei prodotti e servizi che si chiamano così.

La Chiesa vuole che il suo Papa (eletto da sempre, mai ereditario) rinunci al suo nome per adottarne uno nuovo, rivelatore del futuro papato.

Di solito si sceglie quello del predecessore, segno di continuità.

Per la prima volta è stato scelto Francesco.

Francesco I è già un fortissimo segnale. Una comunicazione illuminante.

Fino ad oggi, solo l’Islam più intransigente si proponeva come forza incisiva contro lo strapotere finanziario, che lui, erroneamente (come se non esistessero gli Emiri miliardari), identifica con
Crociati ed Ebrei.

Su questo tema la Chiesa aveva sovente belato, ma era stata poco incisiva (forse a causa delle sue commistioni con la finanza).

Credo che tutti conoscano la storia di Francesco d’Assisi. Contrastò la Chiesa del potere. Visse e testimoniò a favore dei più poveri. Capì come la disperazione potesse indurre al male (vedi lupo d’Assisi). Ma Francesco era anche la personalità che Federico II imperatore (scomunicato dal Papa Innocenzo III), aveva inviato a trattare con il Saladino per trovare un’intesa e mettere fine alle carneficine.

Anche oggi i fondamentalisti islamici sono impegnati ovunque in numerose jihad. Gli americani, in Afganistan, i francesi in Africa ed i russi in Cecenia, stanno facendo vere e prorpie crociate. Muro contro muro. Come 9 secoli fa.

Noi, che abbiamo sempre creduto nel determinismo della Marca, non possiamo non sentirci fiduciosi nelle azioni che saranno condotte da un Uomo che si chiama Francesco il 1°.


Enrico Gervasi

Fondatore dell’Istituto Protagora