Editoriale

SPACE AVAILABLE HERE. Rimpiangeremo la SIAE?

Nella sua rubrica Pasquale Diaferia riflette sul fatto che la Commissione Europea ha intenzione di portare la Proprietà Intellettuale, e la Tutela dell’Innovazione, sotto il controllo del commissario che si occupa di Digital Industry. "Il che vuol dire che le nostre creazioni saranno normate dal mondo dei provider, delle major tecnologiche, delle fameliche Google, Facebook & co. Per di più sponsorizzate da un commissario ucraino, guarda caso un paese dove stanno le grandi server factory, che ha tutto l’interesse a proteggere queste compagnie e ad indebolire quei rompiscatole degli autori, dei creativi, dei produttori di contenuti ed Innovazione. Insomma, si passerebbe da un monopolio fastidioso ad uno apocalittico. Si arriva a dire che sotto le ali grandi delle Digital Companies, proprio quelle che più si sono rivelate divoratutto, "rimpiangeremo la SIAE, dopo averne parlato male a lungo". 
Chi si occupa di valorizzazione dei talenti creativi da tempo parla di chiudere la SIAE.

Proprio la considerazione che oltre il 6% del PIL italiano, come di quello europeo, arriva dalle professioni intellettuali, porta molti a chiedere la soppressione di quello che viene considerato uno dei tanti enti inutili. Anche il fatto che il presidente della Società degli Autori sia l’ottantunenne Gino Paoli, un tempo Incendiario, ed oggi evidente Pompiere, aiuta a definirla una roccaforte di un mondo vecchio e ancorato al passato.

Anch’io, che da liberista non amo le posizioni dominanti, mi sono presentato al convegno di venerdì all’università LIUC di Castellanza con un’atteggiamento fortemente critico. Certo, alla fine della giornata alla Carlo Cattaneo, ho messo insieme una bella quantità di dati che vorrei condividere con chi continua a pensare che la difesa delle attività creative, e della competitività nel lavoro intellettuale, sia da considerare prioritaria.

Per cominciare, ho ritrovato Fabio Macaluso, l’avvocato che nel 1994 trovò il varco normativo che consentì l’apparizione della prima compagnia telefonica antimonopolista italiana: Omnitel. L’avevo conosciuto all’epoca perché, da consulente creativo, ho accompagnato al primo cruciale milione di clienti quella compagnia, che oggi si chiama Vodafone. Ma senza l’intervento del professore, vi confesso che non ci sarebbe nulla di quello che abbiamo nel nostro paese, in termini di liberismo analogico e digitale. Venerdì Macaluso ha parlato di SoundReef, la nuova piattaforma di rappresentanza per la musica, una sorta di Zooppa per i compositori, che ha vinto la causa contro SIAE qualche mese fa. E di cui i media non parlano.
Esattamente come per la telefonia indipendente tanto tempo fa.

Poi mi sono reso conto che parlare di SIAE significa fare ad alta voce una domanda cruciale: "Quali argomenti vogliamo utilizzare per promuovere l'Innovazione?" Perché la creatività è, soprattutto, Innovazione Culturale. Ed oggi sono proprio la tecnologia, il web, le piattaforme open source ed i creative commons a permettere, come nella telefonia anni fa, di superare i limiti del monopolio, del pensiero unico, dei controllori del mercato che vogliono affossare l’Innovazione.

Quindi si è parlato di Meriti &Mercato, altro tema a me caro. E’ stato citato Pietro Ichino, il giuslavorista che qualche anno fa ha confessato di aver passato anni a scrivere un volume universitario considerato un testo fondamentale sul tema. Come spesso capita ai grandi saggi, come all’arte ed alla musica d’avanguardia, ha venduto pochissime copie. Poi Ichino ha editato, in poche settimane, un libretto per Mondadori: ha venduto ed incassato cifre importanti. A lui, come a molti, è venuto il dubbio, seguito dalla domanda retorica: "Ma il Mercato premia davvero il Merito?" D’altronde il Merito è, per sua natura, soggettivo e non misurabile. Ed è facile prevedere che quello che cattura il mercato sarà sempre diverso da ciò che invece nasce per stimolare l’Innovazione. E proprio il “vecchio rivoluzionario” Paoli ha
osservato, dal suo scranno di presidente del monopolio degli autori: " La differenza tra arte e mercato è semplice. Il prodotto autorale non è saponetta." Con tutti gli annessi e connessi di
marketing, e politica della cultura, che potete immaginare.

Mentre sembrava che si stesse scivolando nell’accademia, ecco saltar fuori la vera notizia, che influenzerà le vite di tutti i creativi europei, oltre che quelle dei cittadini. La Commissione Europea ha intenzione di portare la Proprietà Intellettuale, e la Tutela dell’Innovazione, sotto il controllo del commissario che si occupa di Digital Industry.

Il che vuol dire che le nostre creazioni saranno normate dal mondo dei provider, delle major tecnologiche, delle fameliche Google, Facebook & co. Per di più sponsorizzate da un commissario ucraino, guarda caso un paese dove stanno le grandi server factory, che ha tutto l’interesse a proteggere queste compagnie e ad indebolire quei rompiscatole degli autori, dei creativi, dei produttori di contenuti ed Innovazione. Insomma, si passerebbe da un monopolio fastidioso ad uno apocalittico. Si arriva a dire che sotto le ali grandi delle Digital Companies, proprio quelle che più si sono rivelate divoratutto, "rimpiangeremo la SIAE, dopo averne parlato male a lungo".

A questo punto, chiudiamo su due punti fermi, che spero tutti vorranno condividere. Il primo è che il monopolio di una SIAE, certo ben più aperta e controllata della esistente, potrebbe realmente essere “l’unica possibilità di second best per tutelare l'innovazione culturale.". In opposizione ai giganti del mercato digitale che non hanno mai coinvolto i creativi nei loro business, anzi li hanno solo sfruttati. Al massimo li hanno blanditi con briciole gettate dal tavolo principale al popolo dei creativi.

Il secondo è la raccomandazione arrivata dall'unico compositore presente in sala, che in realtà rappresentava idealmente tutti i creativi, inclusi quelli della nostra Industry. Dopo tante prolusioni di Professori Universitari, Presidenti e Grand Commis, ha chiuso l’incontro con una frase semplice semplice: “Qualunque scelta si farà sul tema, visto che il mercato della musica
non è quello delle saponette, fate con i musicisti quello che non si può fare con le saponette. Chiedete la loro opinione."

(pasquale diaferia Twitter @pipiccola)