Editoriale
Space Available in WBF. Steve Wozniak: “Ero solo un ingegnere che voleva cambiare il mondo con i computer”
Questa settimana la rubrica di Pasquale Diaferia si trasferisce al World Business Forum in corso oggi e domani a Milano. "La provocazione si respira nell’aria, nel panel di questa edizione: da Steve Wozniak, il socio di Jobs, a Baumgartner, il saltatore dello spazio, da Oliver Stone, multi Oscar Winner fino all’economista Jacques Attali, un innovatore di fronte al quale davvero bisogna togliersi il cappello".
(1)(2)(1).jpg)
Per tornare a Wozniak, che ha aperto la Kermesse, si presenta sanamente imbolsito e gigioneggia guidato dalle domande di un giornalista e di un
.jpg)
Noi siamo convinti di no, ed infatti abbiamo sorriso quando Wozniak, serio serio, ad un certo punto dello speech ha detto: “Io ero solo un ingegnere che voleva cambiare il mondo con le sue macchine. Jobs, invece, voleva farci anche un po’ di soldi.” Al di là dell’apparente caricatura della coppia, viene fuori in pieno il rapporto tra il tecnico, l’uomo del progetto e della
realizzazione, ed il comunicatore, l’uomo di marketing votato al mercato, ma anche quello che è riuscito a trasformare prodotti di IT in capolavori di hardware design e di interactive design di interfaccia, quello che è riuscito a “portare agli umani quello che serviva,” ma loro non sapevano di desiderare, quello che, testuali parole dell’ingegnere, “aveva un’estetica da gioielleria.”
E gran parte della sessione di Q&A è stata dedicata proprio al ricordo del rapporto tra i due. “Steve era molto geloso dei prodotti, non usciva niente che non fosse approvato da lui.” . Che detto dall’ingegnere a cui si deve gran parte dell’innovazione tecnologica dice molto di chi fosse il traino della casa della Mela. “Steve aggiungeva valore ai prodotti, magari solo con l’uso di un materiale o con un dettaglio costruttivo mai realizzato prima.” Ma era un valore che non costava moltissimo di più all’utente finale, e che i consumatori
avrebbero riconosciuto come uno dei tratti affettivi più marcati della Brand Equity di Apple.
Solo nel finale, arriva la vera stoccata provocatoria, ancora più rivoluzionaria arrivando da un tecnico, da uno che da ragazzino aveva messo 28 chip da un dollaro nella sua prima macchina per videogiochi, realizzando un prodotto economico e superiore a quelli in commercio all’epoca. La domanda conclusiva richiedeva un consiglio a chi vuole cimentarsi oggi nell’innovazione incrementale. Wozny tira un sospiro prima di cominciare, come un nerd a cui stanno chiedendo uno sforzo sovrumano. Poi lascia andare tutto d’un fiato: “Ricordatevi sempre che l’etica è un valore personale. Io ho sempre amato essere leale e considerare tutti uguali. Ma l’etica aziendale è diversa: in azienda pur di sopravvivere si mente”.
Insomma, il paradosso è che l’affermazione che gli umani esistono, e che gli altri vanno rispettati anche quando si sta facendo innovazione, impresa e profitto, arriva proprio da un ingegnere. Esattamente da quello che da piccolo voleva cambiare il mondo con la sua tecnologia, e che il suo socio geniale negli affari ha fatto diventare immensamente ricco.
(pasquale diaferia tweetter @pipiccola)