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Huddle. Tagliavia: "Nella media company Rai spazio a personalizzazione e tv non lineare"

Riflettere sulle sfide che i broadcaster oggi sono chiamati ad affrontare. Questo l'obiettivo dell'intervento 'Lineare, non lineare e altri trade-off' tenuto da Gian Paolo Tagliavia, chief digital officer Rai.

Nell'intervento 'Lineare, non lineare e altri trade-off' Gian Paolo Tagliavia, chief digital officer Rai, ha invitato la platea di 'Huddle', l'evento organizzato da Mindshare ieri, 22 novembre, a Milano, a riflettere sulle sfide che i broadcaster oggi sono chiamati ad affrontare. 

"Il momento che stiamo vivendo è molto complesso - ha detto il manager - . Innanzitutto è bene sottolineare che il sistema televisivo italiano è molto fragile dal punto di vista dei conti economici. Sono lontani i tempi di alcuni anni fa quando pochi soggetti realizzavano moltissimi utili; oggi i player sono più numerosi, ma gli utili si sono notevolmente ridotti".

Se prevedere il futuro della televisione non è facile, è piossibile tuttavia mettere in evidenza i principali trade-off dell'era attuale.

"Il primo è lineare/non lineare  - ha detto Tagliavia - : fare il simulcast dei programmi televisivi toglie ascolti alla tv tradizionale? Rai ha fatto una scelta precisa in merito, lanciando nel 2007 Rai.tv che consentiva di vedere i programmi anche su altre piattaforme. Inoltre, decidere di diventare una media company significa scegliere di partire invece che dal palinsesto dal contenuto, valorizzando qualsiasi occasione di fruizione di quest'ultimo". 

"Se non prendiamo la strada del non-lineare i nuovi player sono pronti invece a cavalcare l'onda, mentre se lo facciamo contribuiamo alla disgregazione del mondo della tv lineare", ha detto Tagliavia, sottolineando che Rai, ad esempio con Rai Play, ha deciso di abbracciare la non linearità. 

Free/Pay, questo il secondo trade-off. "Dieci anni fa un monopolista della free ha deciso di entrare nel mondo pay, oggi un operatore pay si è creato uno spazio sulla televisione free", ha detto il manager. A prima vista, quasi un paradosso.

Poi c'è la questione del canone, da quest'anno in bolletta. "Il 76% delle ore di fiction prodotte dall'Italia sono prodotte dalla Rai - ha ricordato Tagliavia - . Se la quota del canone viene ridotta, parte di queste fiction non verranno più prodotte. Siamo sicuri di voler rinunciare a prodotti che raccontano il nostro immaginario e la nostra realtà?". 

Meglio realizzare prodotti televisivi che ottengono grandi ascolti in Italia o prodotti in grado di avere successo a livello internazionale? "E' una scelta importante, perché l'obiettivo che si vuole raggiungere determina l'articolazione dell'offerta", ha sottolineato il manager.

E ancora: Universalità/Segmentazione. "E' difficile nel 2016 parlare ancora di universalità di un prodotto televisivo - ha detto Tagliavia - . Credo che il tema dell'universalità si possa risolvere con la personalizzazione, ovvero dando a tutti l'opportunità di costruire la propria playlist attraverso le tv connesse. Rai si sta muovendo proprio in questa direzione". 

I broadcaster devono anche fare i conti con il fatto che oggi non è più sufficiente ottenere reach sul proprio mezzo d'elezione. "Rai ha fatto una scelta coraggiosa in questo senso, ad esempio invitando a guardare 'Braccialetti Rossi' su Rai Play - ha detto Tagliavia - . Spingere il target 'fuori dalla tv' per vedere un prodotto televisivo è rischioso perché le persone potrebbero prendere l'abitudine di fruirne in altro modo, d'altra parte è un rischio che bisogna correre per stare al passo con un settore che cambia continuamente". 

Infine, il manager ha commentato il successo dei nuovi player, come Netflix. "Nato come distributore fisico di dvd, ha nella distribuzione del contenuto la sua competenza core, non nella produzione. Sarà per questo che nella capacità di gestire la distribuzione del contenuto non ha eguali".

Serena Piazzi