Media
Diritti di negoziazione. Hartsarich: 'Legittimi e da stabilire in funzione dei risultati'
Il ritorno della pdl Lusetti nell'ordine del giorno della X Commissione della Camera risolleva il problema dei diritti di negoziazione. ADVexpress ha contattato Walter Hartsarich, presidente e ceo Aegis Media Italia, che si dichiara favorevole a questo tipo di contrattazioni, da intendere come commissione per il servizio offerto alle concessionarie e come premi di fine anno proporzionati ai volumi.
Il ritorno della proposta di legge Lusetti
nell'ordine del giorno della
Decima Commissione della
Camera
(Attività Produttive) convocata questa
mattina, risolleva il problema dei diritti di negoziazione, pratica
notoriamente comune nel mondo della comunicazione italiana.
Oltre alla p.d.l dell'esponente della Margherita Renzo Lusetti (inizialmente appoggiata da Gruppo L'Espresso), che prevede l'eliminazione delle cosiddette 'over commission', il tema dei diritti di negoziazione è affrontato dal disegno di legge dell'esponente An Alessio Butti (ispirato dai centri media), più morbido nei confronti di questo tipo di contrattazioni, e dal 'documento unitario di raccomandazioni' presentato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'informazione e all'editoria Ricardo Franco Levi con l'approvazione di Upa e AssoComunicazione. Documento volto, se non all'eliminazione dei diritti di negoziazione, almeno ad una loro chiara contrattualizzazione e differenziazione all'interno dei bilanci delle centrali media, all'insegna della trasparenza.
Su questo delicato e annoso tema, ADVexpress ha raccolto le dichiarazioni di Walter Hartsarich, presidente e chief executive officer Aegis Media Italia.
Walter Hartsarich, quale delle tre proposte volte a regolamentare il sistema dei diritti di negoziazione incontra il suo consenso?
Senz'altro quella di Levi, che non è molto distante da quella di Butti.
Dal suo punto di vista, quale sarebbe la soluzione più efficace?
Quella che abbiamo proposto come Assocomunicazione è una soluzione ottimale e trasparente, che trova il sostegno di tutto il mercato: concessionari, centri media e Upa. Questa proposta prevede la trasparenza dei diritti di negoziazione, che in alcuni casi sono distinguibili in due parti. Una prima parte intesa come commissione per il servizio che i centri media offrono alle concessionarie, soprattutto per i mezzi minori, la seconda rappresentata da premi di fine anno proporzionati ai volumi. I diritti di negoziazione, in ogni caso, sono stabiliti con le concessionarie in funzione dei rapporti e dell'ottenimento di determinati risultati.
Il sistema dei diritti di negoziazione è chiaramente 'contrattualizzabile' e distinguibile all'interno dei bilanci dei centri media?
E' già contrattualizzato a tutti i livelli.
Una completa eliminazione delle over commission sarebbe possibile?
Ritengo questa un'ipotesi del tutto impraticabile
Tra le richieste presenti nel documento 'Levi' compare anche quella di un maggior impegno a qualificare e implementare le ricerche sui mezzi, da Audipress ad Auditel. Ritiene che l' 'approssimazione' delle ricerche sulle audience rappresenti attualmente un problema?
Attualmente in Italia disponiamo di alcune tra le migliori ricerche che esistono a livello europeo e mondiale. Contemporaneamente è vero che stiamo andando incontro a una rivoluzione del funzionamento dei media e del loro utilizzo. I sistemi di ricerca non possono esimersi dunque dal confrontarsi con questi cambiamenti. Confido lo sapranno fare nel miglior modo possibile.
Immaginiamo lo scenario del 2010. Quale sarà il ruolo dei Centri Media e da dove essi trarranno il propri ricavi?
Il ruolo dei centri media nel prossimo futuro è assolutamente indipendente dalla legge. Ci stiamo accanendo su questa questione attribuendole un valore assurdo. Il mondo dei media sta cambiando molto velocemente con l'avvento del digitale, questo è il punto centrale. Il centro media oggi sta affrontando il tema del communication planning, del digitale, dei nuovi pubblici e altro. Per affrontare questo mercato ci vogliono soldi, investimenti e strumenti. Se non lo facciamo noi, il costo di questo lavoro ricadrebbe sui clienti, i quali non credo siano disponibili a pagare un 4-5% in più.
Matteo Vitali