Interviste

Mezzano: Il Festival di Cannes? Inflazionato di premi, ma rinunciarvi è sbagliato, perché è una grande occasione per creativi e agenzie. La creatività resta il motore di Havas Milan, che chiuderà l'anno a +13%, con 71 nuove assunzioni

Il Ceo di Havas Milan commenta ad ADVexpress i bronzi vinti al Festival in Cyber e Digital Craft e la scelta di Publicis di non partecipare alla kermesse l'anno prossimo, ribadendo l'importanza dei premi. La fusione Havas - Vivendi, consentirà alla sigla di acquisire una posizione privilegiata sul mercato, dandole accesso a contenuti e servizi di grande valore, dalla musica, alla produzione, alle celebrities.

Havas Milan festeggia ben due leoni al Festival di Cannes 2017, un bronzo nella categoria Cyber Lions con il progetto 'Forgetting Auschwitz, remembering Auschwitz’ per l’associazione Figli della Shoah e Fondazione CDEC (leggi news con i dettagli del progetto) e un altro bronzo in Digital Craft con 'The history of the Mausoleum of Augustus' per Fondazione TIM. 
 

Grande la soddisfazione che Dario Mezzano, Ceo del gruppo in Italia, esprime ai microfoni di ADVexpress, ricordando che "questi premi sono il riflesso della sensibilità per le tematiche sociali che l'agenzia ha da sempre dimostrato, fin dai primi progetti realizzati per Telefono Azzurro, quando ancora la sigla si chiamava Euro Rscg Mezzano Costantini Mignani". 
"Siamo un'agenzia e come tutte le agenzie lavoriamo per marchi legati al mercato e ai consumi, ma siamo sempre disposti ad impegnarci per il sociale e sono felice che proprio questi due nostri progetti siano stati apprezzati dal Festival".

"'The history of the Mausoleum of Augustus' è un lavoro - commenta Mezzano - che testimonia il livello raggiunto da Havas sul fronte digitale, dove è impegnata una quota considerevole dei 71 professionisti assunti dal Gruppo a inizio anno per dare ancora più impulso alla nostra offerta creativa".

Il Festival di Cannes è l'occasione per eccellenza per celebrare la migliore creatività, eppure, ricordiamo, Arthur Sadoun, nuovo Ceo di Publicis Groupe, proprio in questi giorni, mentre la kermesse è in pieno svolgimento, ha dichiarato che l'anno prossimo la holding non vi parteciperà.  Cosa pensa di questa decisione?

"Sadoun succede a Lévy, manager valido che ho conosciuto molti anni fa a Parigi quando mi chiamò per offrirmi la guida di Publicis in Italia,  una proposta certamente interessante, che decisi tuttavia di rifiutare per fedeltà ad Havas e grande stima di Séguéla. Diversamente, non conosco Sadoun, posso solo ipotizzare che la sua decisione derivi dall'intenzione di concentrare risorse su altri asset a fronte di un andamento del business che non sembra essere particolarmente soddisfacente negli ultimi periodi. O dalla volontà di caratterizzare il suo arrivo al timone del gruppo con segnali forti. Una posizione che tuttavia fa riflettere, anche considerando il peso ridotto che un investimento di pochi milioni nel Festival ha sul giro d'affari di un grande gruppo come Publicis.  Rinunciare al Festival, a mio parere, è sbagliato. Perchè la creatività e i premi rappresentano una spinta fortissima e una grande occasione per  creativi e  agenzie. Un Leone d'Oro vinto a Cannes nei Film è una big chance per fare carriera e trasformare un creativo in direttore creativo.  Sarebbe auspicabile che gli organizzatori dessero al Festival una  minore connotazione di business. Oggi Cannes Lions mi sembra eccessivamente inflazionato di premi, complice anche il troppo spazio dato alla tecnologia, magari a scapito di stampa e film, dove, a mio parere, si concentra il meglio della qualità creativa. E questo 'eccesso di premi', unito a costi di iscrizione elevati, scoraggia probabilmente qualche agenzia".
 

Quale è la politica di Havas verso il Festival di Cannes?
"Siamo molto attenti alla nostra  gestione economica, ed utilizziamo pertanto criteri selettivi nella scelta dei progetti da iscrivere a Cannes.  Quest'anno, ad esempio, ne abbiamo iscritti tre, due dei quali si sono aggiudicati i bronzi"  


Come ha ribadito ieri ai nostri microfoni  anche Yannick Bollorè (guarda il video), Havas continuerà a investire nel Festival, anche perchè la creatività resta un core value per il gruppo.  Quanto conta per Havas Milan?
"Senza creatività non esiste il mestiere del pubblicitario né quello dell'agenzia. La creatività è la poesia della vita, il motore che genera trasformazione, cambiamento, che spinge le imprese creative così come la società a compiere un passo in avanti. E' il vero significato di questa professione e della vita in generale".


La creatività dunque, come motore di business. Le chiediamo a riguardo di tracciare un breve bilancio dell'agenzia e del suo andamento negli ultimi anni. 
"Nell'ultimo triennio Havas Milan è cresciuta mediamente del 10% anno su anno. Totalizzando un +32% complessivo in un mercato che a causa della crisi ha perso metà del suo valore, passando da 12 miliardi a 6 miliardi, senza più risollevarsi".


Quali le strategie dietro a questa crescita?
Innanzitutto mantenere saldi i clienti, che danno lavoro ai professionisti dell'agenzia, e offrire loro un servizio puntuale, campagne efficaci e di elevata qualità creativa e un approccio proattivo, che anticipa le esigenze dei brand invece di seguirle. L'agenzia si caratterizza inoltre per un rigore assoluto nella gestione finanziaria, nell'attenzione massima ai clienti, soprattutto a quelli con un grande futuro davanti, ai quali diamo e chiediamo fedeltà e responsabilità. Al centro di tutto, come detto, la creatività, insieme a onestà e lealtà, anche verso i nostri dipendenti, e la ferma decisione di non essere complici dei clienti in atteggiamenti negativi  e di  non accettare le zone oscure che esistono in Italia nei rapporti d'affari. Questo il credo che ci ha permesso di crescere negli ultimi 34 anni e di posizionarci oggi tra le prime agenzie del mercato. Quest'anno faremo un risultato ancora migliore degli ultimi  tre, chiuderemo a +13%, con un organico di 560 persone compreso il media. 


Come definirebbe Havas Milan?
 Una sigla 'un po' protestante', un po' milanese, come lo era Lintas negli anni '60, quando arrivai in città dopo le esperienze in Francia e a Genova. Allora nelle agenzie c'era grande rigore e voglia di fare bene, fino in fondo, questo lavoro. 

 

Infine, un commento sulla recente fusione Havas- Vivendi
"Credo sia il risultato di una visione d'avanguardia.  Valuto con positività a questa operazione che sta già portando benefici all'agenzia in termini di facilità di accesso alla musica, ad esempio, grazie a Universal Music, alla tecnologia, alla produzione, ai grandi artisti e alle star. Un bacino straordinario le cui potenzialità sono ancora da comprendere appieno e che nei prossimi mesi ci consentiranno di acquisire una posizione fortemente privilegiata sul mercato, consentendoci di sbarcare in mondi più lontani dei nostri".


 

EC