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VideoContent Centri Media e Concessionarie 2024/2. Consumer on the go: prova a prenderlo!
Out Of Home e Go Tv, pur se con strumenti e posizionamenti diversi, sono accumunati dal più che ampio target a cui si rivolgono: i consumatori in mobilità. Entrambi si stanno rivelando particolarmente efficaci nel catturare i nuovi stili di vita emersi dopo il Covid, che hanno visto le persone da un lato muoversi in misura ridotta per lavoro per effetto dello smartworking, ma dall’altra vivere maggiormente il ‘fuori casa’ alla ricerca di quella socialità che i lockdown avevano forzatamente limitato. Gli utenti ‘mobili’ sono di fatto diventati un target fondamentale per i brand ed è per questa ragione che chi si è dimostrato in grado di proporre soluzioni di comunicazione multicanale in questo ambito sta vivendo un momento estremamente positivo.
La qualità premia
“È risaputo che la pandemia ha provocato una grandissima flessione del mercato OOH – afferma Andrea Rustioni, Managing Director di IGPDecaux –. Ma dal 2022 abbiamo registrato una ripresa costante in virtù dei risultati derivati dagli ingenti investimenti che tutto il comparto ha prodotto in questi anni, soprattutto nell’ambito della digitalizzazione. A questo si accompagna anche una maggiore attenzione nella quantificazione di un business non semplicissimo da inquadrare. Out Of Home vuol dire infatti Arredo Urbano, Digital, mezzi di trasporto, Aeroporti, Stazioni, Esterna classica, cartellonistica stradale e pubblicità permanente: tutti rivoli dove gli ambiti competitivi si intersecano e dove alla fine tutti gli operatori si rivolgono agli stessi clienti, gli stessi interlocutori. Sia AudiOutdoor, cioè Nielsen, sia più recentemente l’Osservatorio del Politecnico stanno ridefinendo i perimetri di queste attività , e oggi quest’ultimo ha allargato la base perimetrale del mercato indicando una chiusura del 2023 a poco meno di 700 milioni di euro di fatturato. Una cifra che ci trova piuttosto d’accordo, perché prima si parlava di un perimetro decisamente inferiore. Entrambi convergono nello stimare per lo scorso anno una crescita del +12%, soprattutto dell’ambito digitale, sia sul fronte perimetro che sul fronte prezzo”.
Gli ecosistemi di comunicazione digitale che si parlano e che intersecano i differenti segmenti, prosegue Rustioni, vanno a stratificarsi su un aumento della qualità, quindi sulla variabile prezzo, e questo sicuramente contribuisce a ridare grande interesse verso il mezzo assieme alle dinamiche più recenti che sono guidate dai dati fino ad arrivare al programmatic.
“IGPDecaux, che lavora praticamente su tutte le aree di business dell’OOH, ha registrato un 2023 a doppia cifra: con un 2 davanti su aeroporti e metropolitane (che nel ‘23 scontavano ancora una coda della ripresa rispetto al periodo covid, tornando quasi sui livelli pre- pandemico), mentre in altri segmenti di business siamo cresciuti un po meno: mi riferisco all’Arredo Urbano, trainato dai recenti investimenti nell’ambito digitale, e alla dinamica. Molto interessante anche il comparto delle decorazioni soprattutto nelle grandi città, dove ci sono dei mezzi che sono vere e proprie icone pubblicitarie e hanno un grande appeal sul mercato.
Il 2024 è partito bene a gennaio, con una leggera ritracciatura nei mesi di febbraio e in parte anche marzo: a oggi siamo circa al +6% rispetto all’anno scorso, ma vediamo che l’interesse è molto elevato per praticamente tutte le linee di business, specialmente sull’ambito digitale”. Il tasso di crescita, conferma poi Rustioni, è ancora leggermente superiore rispetto alla performance della pubblicità overall, ma nota come la performance dell’OOH sia basata su volumi più sottili e fluttuazioni stagionali, per cui i dati sono da consolidare più avanti durante l’anno. “Per IGPDecaux in particolare, questo è un momento unico, se così si può dire, perché è l’anno dell’integrazione con Clear Channel Italia che abbiamo acquisito a fine maggio
dell’anno scorso, quindi siamo attualmente impegnati in una rimodulazione organizzativa e di prodotto per offrire al mercato delle novità e una proposta sempre più qualitativa”.
La Tv dove non c’era
Secondo i dati di FCP, Federazione delle Concessionarie Pubblicitarie, nel 2023 anche la GoTv è cresciuta a doppia cifra: per l’esatteza, del +17,7%. Andrea Veardo, Chief Marketing Officer di Class Editori, quantifica e qualifica meglio l’andamento di questo mercato: “Premesso che nello scenario competitivo italiano la GoTV è ancora un mezzo piccolino, anche se fortemente combattivo – dice –, quel +17,7% è un valore importante: è vero che si gioca su valori assoluti inferiori rispetto ad altri mezzi, ma è già il secondo anno di fila che questo mezzo un po’ strano, che fa televisione in un luogo dove solitamente non si
fa o non si faceva televisione, visto che ormai con il mobile la televisione si fa un po’ ovunque, fa registrare una performance ben oltre il double digit. Questo modello di intrattenimento e informazione on the road nelle metropolitane, nelle stazioni e negli aeroporti non riguarda solo il perimetro con UpTv ma anche quello dei due partner, che non definisco mai competitor in questo settore, Grandi Stazioni e Media One, che hanno un presidio importante sulle stazioni in Italia. Parlare di una performance così importante del nostro comparto, che sposa la teoria della della video strategy, è sinonimo della sua vitalità”.
Due le chiavi di lettura del successo del mezzo secondo Veardo: “Da un lato l’utilizzo di un linguaggio comune a quello della televisione e che aiuta i pianificatori a intercettare quel pubblico sfuggente nei momenti interstiziali di movimento; e insieme la forte complementarietà con il digital e quindi il poter andare in scia con i due mezzi principi del mercato italiano. La vivacità del nostro piccolo mondo si nutre non solo di andamenti positivi in termini di fatturato complessivo: un altro dato di crescita a doppia cifra è quello che riguarda il numero di campagne e il numero di brand che scelgono con continuità i nostri canali, e questo è un ulteriore fattore da ricordare in termini di andamento positivo”.
“Per quanto riguarda UpTv, come Gruppo Class Editori abbiamo chiuso un anno un po’ sopra la media del mercato, e questo ci spinge anche personalmente e non solo come comparto FCP all’impegno a far meglio e a continuare nel trend degli investimenti rivolti da un lato a migliorare l’esperienza di fruizione e di engagement della nostra audience, e dall’altro restituire agli investitori un prodotto media più forte, più ingaggiante, più coinvolgente e più attenzionato in termini di dati e in termini di qualità anche per quanto riguarda le campagne pubblicitarie”.
Venendo al 2024, nonostante un inizio d’anno non brillante e dal segno negativo per il confronto con un gennaio 2023 a tutti gli effetti straordinario, la GoTv ha recuperato terreno a febbraio e marzo, e secondo Veardo i segnali per il 2024 rimangono positivi.
Tornando alla premessa iniziale sul tema della mobilità ‘ritrovata’, come questa sta aiutando Class a strutturare meglio la sua proposta al mercato?
“Per dirla con uno spot – risponde Veardo –, potremmo dire che la mobilità certamente è in ‘hype’, ma non semplicemente per la voglia di uscire di più e di tornare a socializzare: gli analytics a disposizione di UpTv ci raccontano una mobilità che negli ambienti che noi presidiamo si è trasformata, in cui i famosi peak time della mattina e della sera non ci sono più e la mobilità è sempre più diffusa e più equilibrata durante tutto il giorno. Questo dà una nuova centralità ai mezzi che quella mobilità la presidiano: dal punto di vista delle pianificazioni pubblicitarie, infatti, i mezzi più tradizionali seppure evoluti come l’Out Of Home, oppure un po' più particolari come il nostro, consentono oggi non solo il famoso aumento di copertura ma anche lo sviluppo di frequenze più efficaci. In sintesi, questo nuovo modello di mobilità ha dato ai nostri mezzi un fattore strategico di utilità a livello pubblicitario sempre più forte e più marcato”.
La misurazione dell’Audience
Il filo logico del discorso fin qui sviluppato porta ad affrontare il tema delle audience e della loro misurazione. Secondo quanto emerso dall’Osservatorio del Politecnico, la mancanza di standard comuni ai vari mezzi che si muovono in questo ampio e frammentato spazio rappresenta un freno alla sua ulteriore crescita. Ciò che oggi le aziende richiedono, come emerso anche dalla tavola rotonda con UPA e UNA, sono veri e propri ‘ecosistemi’ verso i quali indirizzare le loro pianificazioni e i loro investimenti.
Da questo punto di vista qual è la posizione di IGPDecaux?
“Riteniamo sia giustissimo parlare di sistema, perché oggi non è possibile proporsi al mercato senza soluzioni solide, strutturate e credibili in termini di misurazione dell’audience e di certificazione dei risultati di una campagna o di un’azione di comunicazione. Un tema questo, per chi fa questo mestiere da tanto tempo, sempre dibattuto, soprattutto nel nostro comparto. Negli ultimi anni, però, grazie all’evoluzione del mercato e all’arrivo da mondi limitrofi di nuovi interlocutori sempre più strutturati che sicuramente hanno dato un contributo in questo senso, le cose sono decisamente cambiate.
Noi – prosegue Rustioni – continuiamo a credere in AudiOutdoor, il JIC della nostra industry, che sta nel ‘cappello’ UPA, è un’Audi al pari delle altre ed è un punto di riferimento per la sua qualità. Parlare di sistemi in ambito omnicanale, significa che per un planner, un utente o un’agenzia media è fondamentale riuscire ad avere metriche comparabili proprio per fare sistema e introdurre i vari segmenti di business e i vari media in modo sinergico. La ricerca AudiOutdoor consente di arrivare a definire le audience in maniera molto puntuale in termini di GRP’s, tempi di esposizione e così via. Le metriche esistono: forse siamo noi operatori OOH a non essere ancora riusciti a trasferire pienamente a chi fa le strategie e a chi utilizza questi strumenti i criteri di misurazione per poter arrivare a fare sistema.
Oggi AudiOutdoor è una ricerca estremamente puntuale, precisa e moderna che ultimamente è stata integrata con un punto di debolezza che era la roadside: ora il lavoro che dobbiamo fare è trasferire queste informazioni al tavolo dei marketer, quindi dei pianificatori, e portare al tavolo di AudiOutdoor più concessionarie. Oggi se un planner prendere il dato di AudiOutdoor per una concessionaria, poi arriva un altro player del mondo Out Of Home con altri criteri, quindi altre metriche e un altro con altre metriche ancora, alla fine il sistema non si crea e le metriche non possono essere comparate a quelle degli altri mezzi che invece il sistema lo fanno. Questo per l’interesse di tutti, degli operatori del mercato Out Of Home ma anche di agenzie e di clienti, per riuscire a costruire delle pianificazioni che siano i più efficaci possibili”.
L’offerta di UpTv è posizionata diversamente da quella di IGPDecaux – GoTv e non strettamente Out Of Home – ma è fuor di dubbio che entrambe condividano almeno parzialmente ambienti come metropolitane e aeroporti. Quali sono le caratteristiche che differenziano il mezzo di Class?
“Noi siamo un editore – risponde Veardo –, vogliamo fare quello e il contenuto è un nostro pallino. Circa un anno fa quello che abbiamo deciso di fare con UpTv non è stato solo un rebranding ma un vero e proprio restart: abbiamo creato una redazione, un asset produttivo fatto di copy, video maker, giornalisti, talent e soprattutto di volti e di persone che oggi
propongono un palinsesto sostanzialmente lineare, che funziona come qualsiasi altra televisione. Un palinsesto che la mattina lavora su una logica prevalentemente di informazione, perché il suo pubblico si sta muovendo per andare al lavoro o per altre necessità e quindi vuole essere informato. Dalla seconda mattina al pomeriggio inoltrato ci occupiamo invece di intrattenimento e oggi in onda abbiamo oltre 25 format che vanno dalla cucina al mondo dell’automotive, dall’approfondimento tecnologico all’arte, alla cultura e tanti altri”.
Il palinsensto, prosegue Veardo, ha un’impaginazione tipica della televisione per cui i contenuti sono alternati a break pubblicitari: “Questi contenuti vivono ovviamente una logica oltre che di stagionalità e di fascia oraria anche di tematica: per esempio, durante il Salone del Mobile gran parte del palinsesto è dedicato al design e all’arredo, non solo ascoltando le
proposte dei brand ma anche il vox populi delle persone, studenti e lavoratori di questo settore e non solo”.
Il ruolo dei contenuti è anche quello di catturare l’attenzione del pubblico, spiega ancora Veardo: “È ciò che ci permette di essere rilevanti per pubblico delle metropolitane e degli aeroporti e non solo, perché oggi una Tv digitale deve essere anche mobile. Lo scorso giugno UpTv è diventata anche un’app, e qua diciamo che sul nome ci abbiamo un po’ giocato, disponibile per smartphone, tablet e Tv connesse, entrando così anche nei salotti. Su tutti gli schermi, dunque, oggi è disponibile sostanzialmente la stessa esperienza di visione, con lo stesso schedule e lo stesso timecode: chi è in casa e ha la nostra app vede lo stesso contenuto nello stesso momento di una persona che è in aeroporto a Napoli o nella metropolitana di San Babila qua a Milano.
Ulteriore tassello aperto dal mobile è l’on-demand, che ci ha consentito di dare una connotazione seriale a tanti nostri contenuti: una serialità che è guidata dai volti perché ogni format è condotto sempre dallo stesso giornalista, talent o esperto in materia con l’obiettivo di creare familiarità di visione e di approccio”.
Come si misura tutto questo?
“Premesso che il dato è un elemento essenziale e che ci piacerebbe poter essere valutati da un JIC nella nostra interezza, purtroppo in Italia ciò non è ancora possibile. Perché non siamo pronti dal punto di vista tecnologico, forse anche da altri punti di vista. In ogni caso nel momento del Covid, Class ha scelto di investire in questo ambito e oggi UpTv è misurabile con una tecnologia che si chiama Big Data Counter, realizzata insieme a partner autorevoli come Vodafone e certificata dal Politecnico di Milano. Big Data Counter fa un lavoro molto semplice: abbiamo definito un’area di possibile visione per tutti i nostri schermi – che hanno dimensioni differenti e sono posizionati in luoghi diversi, più o meno luminosi, come un gate aeroportuale o una banchina della metropolitana. Quando uno spot inizia ad andare in onda tracciamo il comportamento e tutto quel che succede in quell’area di visione, per tutta la durata del commercial: e consideriamo come contatti validi solo le persone che rimangono all’interno dell’area di visione per tutta la durata dello spot, senza neanche un secondo di interruzione. Grazie a Vodafone, poi, di queste persone siamo in grado anche di leggere in real time la profilazione sociodemografica, quindi il sesso, l’età e la residenza effettiva, che è un elemento fondamentale per sapere dove qulle persone realmente vivono, acquistano e consumano”.
Veardo indica tre numeri chiave: “UpTv dialoga ogni mese con 11 milioni di persone diverse, uniche. Stiamo parlando di circa 31.000 persone ogni minuto. E leggendo la profilazione sociodemografica quasi il 70% è nella fascia 25-54 anni, quindi un target decisamente interessante. Non abbiamo un merito effettivo nel portare 11 milioni di persone in metropolitana e in aeroporto, ma questi 11 milioni di persone, attente e misurate nella logica che dicevo prima, sono il patrimonio che mettiamo a disposizione degli inserzionisti ai quali vendiamo sostanzialmente OTS, Opportunity To See. Nella logica di essere una moderna Tv Connessa, i clienti possono scegliere tutte le customizzazioni del caso: possono fare pianificazioni geolocalizzate, scegliere ambienti specifici e anche pianificazioni a target”.
Questo modello, aggiunge Veardo, è alla base del successo di UpTv, che dalla data di inizio trasmissioni, il 16 marzo 2e 023, già a fine 2023 aveva superato le 800 campagne di brand nazionali, tipicamente televisivi digitali che hanno sposato questo nuovo approccio a OTS e che ha consentito a UpTv di essere misurabile e compatibile all’interno delle pianificazioni in
chiave di video strategy che sono sempre più centrali nelle strategie di molte aziende.
L’onda del Programmatic
Dati e misurazioni sono la base su cui si sviluppa il programmatic, che secondo l’Osservatorio del Politecnico è sicuramente destinato a diventare determinante anche nell’ambito dell’Out Of Home. Pur essendo ancora una parte tutto sommato limitata sul totale delle vendite, come sta progredendo il programmatic per IGPDecaux e quali le attese per il futuro a breve?
“Il traino è naturalmente il mondo del Digital OOH – risponde Rustioni –, che cresce da due anni consecutivamente oltre il +20%, sia per un effetto perimetro – oggi la nostra proposta digitale è presente in 16 città italiane – che per un effetto di incremento della qualità e anche dell’abitudine alla programmazione di questo mezzo. IGPDecaux e il Gruppo JCDecaux
hanno sempre investito in modo selettivo e qualitativo, per non inflazionare di pubblicità digitale le città, gli ambienti e le infrastrutture di trasporto dove operiamo, e garantendo il massimo della qualità e il massimo del risultato estetico, supportati da dati molto consistenti”.
Per questo le attese verso il programmatic sono elevatissime, conferma Ru-stioni: “Sia noi che il gruppo stiamo investendo tantissimo in questo ambito, sia sulla costruzione delle piattaforme, sia sulla parte di front-end commerciale. E comincia ad essere un’attività, una linea di business, che si vede: l’anno scorso abbiamo raccolto circa 3 milioni e 200 mila euro
di pubblicità programmatica, pari all’8-9% della raccolta totale in ambito digital. Un risultato in linea con la media dei 22 paesi (su un totale di 85 in cui JCDecaux è presente) in cui il programmatic è attivo, ma ancora lontano da Olanda e Germania dove questo strumento vale oltre il 30% della pubblicità digitale.
In Italia siamo partiti nel 2021: dopo la crescita a tre cifre nel primo anno, e il +55% e +65% nel 2022 e nel 2023, nel 2024 abbiamo un budget ancora in crescita di oltre il 50% e potremmo sfiorare i 5 milioni a fine anno – quindi una quota di mercato di oltre il 30-35% sui 10 milioni di raccolta stimati dal Politecnico”.
A dimnostrazione di quanto creda nel programmatic, JCDecaux ha deciso già diversi anni fa di investire nella realizzazione di VIOOH, una SSP dove confluisce l’intera inventory digitale del Gruppo e che è aperta a tutti coloro che vogliono entrare, anche a livello di capitale sociale. Contemporaneamente, mostrando grande attenzione anche al lato della domanda,
ha acquisito Displayce, una DSP che permette ai clienti un avvicinamento al Digital OOH migliore e supportato da dati sempre più qualitativi e consistenti per far entrare a sistema il mondo dell’OOH all’interno di pianificazioni programmatiche.
“In questo senso – riprende Rustioni – lo sviluppo del programmatic sarà sempre più importante in ottica omni-channel perché permette di modulare le campagne OOH nell’ambito di progetti di comunicazione che abbracciano tutti i mezzi, e quindi di andare con pochi e semplici click a costruire – a seconda del tempo, della località giusta e del momento giusto – la pressione pubblicitaria e quindi le impression desiderate in ogni momento e quindi farle vivere in questa strategia, in questo ecosistema omnicanale che ormai è diventato fondamentale”.
Anche Class ha messo a punto una propria offerta in programmatic. “L’offerta di UpTv è al 100% data driven, che sia in programmatic o in reservation è comunque venduta, acquistata e valutata in una logica del dato. Anche per noi nel 2023 ha rappresentato una quota intorno al 10% dell’indotto complessivo, e l’offerta di UpTv è presente su Pladway e su Hivestack, dove anche IGPDecaux è presente”.
Veardo riflette però su un tema di compliancy e di convergenza che va oltre la tecnologia in senso stretto: “Quando parliamo di programmatic o di data driven sembra che possiamo con un unico metodo e con un unico strumento poter valutare e pianificare tanti mezzi diversi. Ma non è ancora così. È anche un tema di gestione e di management di questi dati, un tema
di cultura, se vogliamo: siamo nel 2024, e credo che il consumatore/spettatore/cittadino, comunque lo si voglia definire, abbia definitivamente superato il concetto di ‘mezzo’ come compartimento stagno. Siamo tutti abituati a vedere un contenuto video sulla televisione, sul cellulare, su uno schermo vicino a una banchina senza porci il problema se quello sia OOH o GoTv. È solo nel nostro piccolo mondo della pubblicità che invece questi compartimenti stagni ci sono ancora: è giunto il momento di superare le singole limitazioni, le singole caratterizzazioni, perché quello è il futuro, perché è lì che il pubblico è già andato ed è lì che dobbiamo andare anche noi”.
In definitiva, osserva Veardo, grazie alla partnership con le agenzie media e al sostegno di istituzioni come i JIC o i già citati Osservatori del Politecnico, le prospettive di crescita in ambito data driven e programmatic sono notevolissime, ma ancor più quelle in cui si entra davvero in una logica di video strategy a tutto tondo. “Il mondo del video è sicuramente quello che traina sempre di più, perché è in grado di garantire, oltre a quello del contatto, uno dei KPI più importanti del nostro tempo: l’attenzione. Un contatto senza attenzione è un contatto vuoto, meno importante”.
La sfida dell’Omnicanalità
Indipendentemente dalle etichette di GoTV da una parte e Out Of Home dall’altra, qual è il valore aggiunto che entrambi i mezzi possono dare alle pianificazioni omnichannel?
“Da una parte – risponde ancora Veardo – c’è l’omnicanalità dell’advertising puro, quindi dello spot e quindi il poter avere un unico materiale compliant con la televisione, con il web e anche con la GoTv è certamente un primo passo. Poi c’è tutto il tema, lo dicevamo prima, della coerenza del dato, della compatibilità dei dati e dei linguaggi che servono. Da editore, infine, ne vedo anche anche un altro, che è quello del contenuto. Una parte rilevante del nostro income pubblicitario è legato a progetti di branded content, di native solution, di ingresso all’interno del nostro palinsesto: sia con soluzioni totalmente custom, che partono da un brief e un foglio bianco per costruire un prodotto editoriale; sia invece di inserimento in programmi già presenti sul nostro canale dove quindi portare il racconto del proprio prodotto o anche dell’azienda. Per UpTv, ma direi in maniera generalizzata un po’ per tutti i mezzi di Class Editori, il contenuto è certamente un qualcosa in più che, in una logica omnicanale, mettiamo a disposizione dei clienti. Fondamentale, però, il rispetto e la differenza dei ruoli tra chi fa informazione e chi fa invece comunicazione: due percorsi, due mondi che si toccano e si incrociano ma che devono ovviamente rimanere distanti e autonomi uno dall’altro”.
Visti i mezzi, gli ambienti e gli strumenti a sua disposizione, IGPDecaux potrebbe essere considerata già di per sé un piccolo sistema multicanale: ma co-me i suoi mezzi si sposano con gli altri e che tipo di vantaggi è in grado di offrire a pianificatori e clienti?
“Il nostro media si sposa con la multicanalità storicamente – nota Rustioni –, fin da prima dell’avvento del digital che ha amplificato questo sistema. L’Out Of Home ha sempre lavorato in sinergia con gli altri mezzi: è sempre stato utilizzato per aumentarne la reach o la frequency, in modo tattico, funzionale a dare più pressione sul territorio. Gli ambiti di applicazione nell’ambito di quella che oggi chiamiamo multicanalità sono sempre stati una prerogativa del nostro mezzo”.
Un po’ come quando oggi si parla di ESG, riflette Rustioni, a proposito di temi che comunque sono sempre stati all’attenzione di alcune aziende e di alcuni settori, ma che oggi sono declinati con una terminologia e una nomenclatura che dà loro maggiore focus.
“La digitalizzazione ha enfatizzato tantissimo questo aspetto e in particolare con l’utilizzo del programmatic la multicanalità esprime, lato OOH, il massimo delle proprie potenzialità proprio grazie alle sue caratteristiche di flessibilità: le campagne Outdoor possono uscire nel momento giusto e nel posto giusto, possono essere pianificate automaticament e digitalmente, possono lavorare insieme al web, al digital e alle Connected Tv in modo molto più preciso con dei riscontri oggettivi. E in modo anche molto più facile, perché una pianificazione strutturata in questo modo senza l’ausilio del digital, e oggi del programmatic, sarebbe stata quasi impossibile solo qualche anno fa. In questo senso è utilissimo avere un footprint molto articolato di asset che danno la possibilità di lavorare proprio sugli elementi di flessibilità: immaginiamo un brand che vuole dare una comunicazione mirata in un momento della giornata perché esistono determinate condizioni – ad esempio c’è il sole o piove, ma potrei citare decine di altri aspetti –, oggi può modulare il messaggio in modo estremamente facile e quindi lavorare in interazione con gli altri media in modo straordinario”.
Tommaso Ridolfi