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e20 n.112. PROFESSIONISTI. La figura del regista nella event industry. Gianlorenzo Mortgat: "Pensare come un creativo e agire come un ingegnere"

Ne abbiamo parlato, sulla rivista e20, con il professionista che negli anni ha diretto numerosi progetti in ambito corporate, fashion, lanci di prodotto, cerimonie sportive e grandi eventi con il doppio ruolo di regista e direttore artistico.

Il deus ex machina dell’evento. Colui che tiene le fila della messa in scena con il compito di suscitare empatia, rendere ogni momento memorabile e raggiungere efficacemente gli obiettivi di business.

La figura del regista nell’event industry oggi si fa sempre più cruciale, anche perché, ormai, ogni evento che si rispetti ha una sua struttura, uno suo mood, un suo stile. Sulla rivista e20 l'intervista a Gianlorenzo Mortgat, che, formatosi nel mondo del cinema, è approdato agli eventi e oggi è uno dei professionisti più richiesti in Italia e all’estero.

Torinese di nascita, ha diretto, negli anni, molti progetti in ambito corporate, fashion, lanci di prodotto, cerimonie sportive e grandi eventi con il doppio ruolo di regista e direttore artistico. Quali sono le competenze che deve avere una figura come la sua?

Si tratta, prima di tutto, di competenze tecniche a 360 gradi: audio, video, luci e anche tecnico/scenografiche, restando sempre aggiornato su nuove tecnologie e materiali. Dal punto di vista della direzione artistica credo che, più che di competenze, si tratti della predisposizione a una continua ricerca della meraviglia, del bello e del nuovo. Essere in perenne movimento, alla continua ricerca di immagini per poi tradurle in azioni. 

Come approccia a un evento?

Dal brief cerco intuizioni, spunti, frammenti di idee e immagini, ricordi ed esperienze. Apro cassetti visivi che mi sono rimasti impressi e li metto a terra in uno show. Seguo tutto l’iter: dal brief alla creazione dell’idea, allo sviluppo della scena, alle scelte tecniche, alle prove con il cliente o con gli artisti, alla regia live. È una professione a metà tra l’indole creativa e quella… ingegneristica!

La sua figura è quella di un vero e proprio partner. Come si relaziona con agenzia e cliente?

Generalmente sono le agenzie a chiamarmi, anche se a volte può succedere che sia io a proporre i clienti alle agenzie giuste per loro. Il rapporto con le agenzie è tutto: un dialogo continuo basato su un’estrema fiducia professionale. Con i clienti, oltre alla fiducia, deve esserci la capacità di trovare la giusta soluzione a ogni esigenza in maniera rapida e funzionale. Il cliente si deve sentire rassicurato, capito, guidato. 

Tra i suoi ultimi lavori c’è la celebrazione dei 60 anni di Diabolik

Ho lavorato a stretto contatto con Integer del gruppo Tbwa, con cui abbiamo creato un team di professionisti affiatatissimo per supportare il cliente Rinascente che, nella sua lungimiranza, ha scelto di darci totale fiducia. Il mio contributo è stato quello di mettere a terra uno show molto complesso, tenendo sempre al centro il concept e cercando di creare meraviglia e soluzioni tecniche e artistiche per ogni possibile imprevisto. 

Come si riconosce la sua firma negli eventi? 

La firma si mette in basso a fine pagina, il mio è un ‘modus operandi’. Cerco sempre una ‘reason why’, approccio ogni evento in maniera propositiva e con il sorriso, mi faccio trasportare dall’immaginazione e concludo con una grande attenzione al dettaglio.

Tutto deve essere perfetto e puntuale: bisogna saper reagire agli imprevisti con un piano B, C e, a volte, come diciamo noi, ‘Rock and Roll’. Tornando alla firma, faccio riferimento al mio background cinematografico: si dovrebbe, in realtà, parlare dei titoli di coda come nei film. Da solo non potrei fare niente. 

Serena Roberti