Inchieste
INCHIESTA (parte II) - Lo star system degli eventi: identikit della professione del creativo
Il lavoro dei creativi degli eventi non finisce con l'idea. Anzi, inizia proprio da lì. La strada che segue è un circuito fatto di curve pericolose, strapiombi da evitare e rettilinei da percorrere a tutta velocità. Per stare in pista, i professionisti che svolgono questo mestiere devono dotarsi di una solida preparazione teorica, di apertura mentale e di grandi capacità esecutive. Articolo tratto dall'inchiesta 'Lo star system degli eventi' di e20 luglio / agosto / settembre 2015.
Un mestiere difficile da definire,
per il semplice fatto che non si tratta di un
mestiere solo, ma di una moltitudine di mestieri
insieme. I creativi che operano nel settore degli
eventi devono cibarsi del mondo che li circonda,
nutrirsi di esperienze e sensibilità multiformi,
abituandosi a percorre strade sempre diverse.



Perché, a differenza della genialità - questa sì
probabilmente innata -, la creatività è un’abilità,
che si può imparare e che si deve coltivare, giorno
dopo giorno, operando sul campo.
Il sociologo tedesco Erich Fromm, ricorda Maurizio
Thiebat (Gruppo Alphaomega), ha definito
la creatività come “la capacità di vedere e di
rispondere”.

In questa frase, spiega Thiebat, “ci
sono dentro sia l’idea della libertà progettuale,
del comprendere i nessi e disegnare nuovi
‘paesaggi’, sia quella del rispetto, del dover
ricondurre questi paesaggi a soluzioni e risposte
credibili ed efficaci per qualcuno. Questo è il
senso del nostro mestiere. Che, personalmente,
penso sia fatto molto anche di gusto per la
meraviglia e di un certo ‘senso di urgenza’, una
tensione continua all’armonia”.
Tra le qualità e
attitudini salienti, a far la differenza sono l’intuizione,
intesa come il cercare oltre, il tendere
verso l’insolito e la libertà di rompere schemi e
consuetudini. “Ma - conclude Thiebat - più importante
ancora è la sintesi, la capacità di
scorgere e riuscire a costruire collegamenti nuovi
fra discipline, linguaggi e strumenti già noti”.
“Creativi di eventi - ribadisce Alfredo Accatino
(Filmmaster Events) - non si nasce, si diventa,
acquisendo via via competenze sempre più
complesse e multidisciplinari, dal marketing alla
comunicazione, dalla scienza dello spettacolo allo
storytelling. Bisogna occuparsi di tecnologia e
strategia. Insieme. Più si va avanti, più il creativo
di eventi deve possedere una formazione rinascimentale: Leonardo da Vinci, che faceva eventi
per Ludovico il Moro, è il nostro protettore”.
Sulla stessa linea anche Claudio Sbragion (Havas
Events Milan): “La creatività negli eventi è multidisciplinare:
scrittura, comunicazione visiva,
architettura e spettacolo si fondono insieme. I
canali impiegati per comunicare sono sempre stati
molteplici e di pari passo le competenze richieste.
Il rapporto col digital sta diventando preponderante, negli eventi come nella
vita quotidiana”.
Il compito più importante, che
compete ai creativi di eventi, continua Sbragion,
“non consiste solo nel trovare l’idea giusta, ma
nel saperla raccontare nel modo più efficace,
per conquistare, con un progetto, un cliente in
fase di gara”.

A valorizzare la natura multidisciplinare del mestiere
è anche Daniele Zambelli (Simmetrico):
“Un creativo che lavori nel settore degli eventi
deve conoscere elementi di scenografia, sceneggiatura
teatrale, scenotecnica, tecniche video e
multimediali”. Ma non solo. “Altre attitudini sono
la capacità di lavorare in gruppo e lo sviluppo di
doti di leadership, per coinvolgere i diversi professionisti
intorno al tavolo e farli lavorare insieme”.
“Nella mia visione di questo mestiere - aggiunge
Federico Ronco (The Next Event - Next Group) -,
ciò che fa del creativo un vero creativo è una generale
tensione verso la cura emozionale ed estetica
del messaggio, che deve improntare l’evento in
tutte le sue fasi. Interpreto
la figura del creativo come un
innato mix di curiosità e attitudine al gioco, caratteristiche
generalmente associate ai bambini. La
creatività trasforma i messaggi che il committente
desidera trasmettere in esperienze emozionali,
coinvolgenti e chiare. Centrale, in questo senso,
è la fase di presentazione dal vivo del progetto:
nell’esporre l’idea, un bravo creativo può far vivere,
con l’immaginazione, l’esperienza emozionale
dell’evento, offrendo al cliente un’anteprima di ciò che sarà”.
Sul modus operandi del creativo di eventi si sofferma,
in particolare, Lucio Furlani (Newtonlab -
Gruppo 24Ore): “Nell’ideazione del format di un
evento si raccolgono quanti più stimoli possibili
e li si rielabora con la riflessione, per arrivare a
un tema, poi a un’idea, e infine a una ‘forma’. Ci
vuole visione, apertura, e ci vuole un team in
grado di sposare, accogliere e declinare l’idea nei
parametri di progettazione, budget compreso. La
responsabilità del creativo nel mondo degli eventi
è, prima di tutto, quella di mettere la creatività al servizio della comunicazione, ‘mettendo
in scena’ le emozioni, per farne un’espressione
del brand. La sfida è quella di creare un ponte tra
‘palco’ e ‘pubblico’, creando una trasmissione tra
l’emozione e la marca. Il concept di un evento
deve colpire la mente, la pancia, ma - allo stesso
tempo - deve essere una ‘tela’ sulla quale i nostri
clienti possano disegnare con le proprie mani”.

SUPERARE LE BARRIERE: HUMAN FIRST
Ma attenzione, mette in guardia Umberto Cigognini
(Sinergie Live Communication), “il creativo
è creativo. Punto. È anacronistico e pericoloso pensare al creativo settoriale: quello
digitale, quello adv, quello degli eventi, quello dei social. Basta per
favore! Lo so, è una provocazione, ma il creativo
deve far evolvere le idee e lasciarle fluire indipendentemente
dagli ambiti. Deve essere geniale,
sopra le righe. E poi deve saper adattare ciò che
ha pensato al contesto.
Perché un’idea è un’idea. Prescinde da dove
prende vita. Il creativo deve avere una visione di
tutte le discipline. Non deve fare tutto, ma deve
conoscere tutto, per trasmetterlo al team.
Fare il creativo
negli eventi è più complicato rispetto a farlo nella
pubblicità tradizionale, dove si raccontano storie
meravigliose e affabulatorie. Nell’evento si deve
trasmettere un’emozione da vivere in diretta.
Gli eventi hanno capito prima della pubblicità
l’importanza dello human first”.
“Noi veniamo dagli spot - intervengono Andrea
De Micheli e Luca Oddo (Casta Diva Group).
Abbiamo passato la vita a catalogare i registi
per genere, stile, tecnica. Non vediamo quindi
perché debba essere diverso per gli eventi. Anzi, il
‘genere letterario’ degli eventi è molto più ampio
di quello degli spot e va dalle grandi convention
agli stand fieristici, dalle mostre d’arte alle sagre
di paese. Con le dovute eccezioni, che ci sono,
soltanto un Leonardo da Vinci potrebbe essere un
vero esperto in tutti questi campi. La nostra strategia
è scegliere i migliori in tutti i campi, incluso
- anzi soprattutto - per la creatività”.
Quanto alle competenze, aggiungono De Micheli
e Oddo, “l’esperienza conta molto: aver assistito
a molti eventi significa capire come si formano le emozioni in una audience viva, come si possono
creare o risolvere i problemi, che cosa funziona e
cosa no. La competenza che noi cerchiamo, e a
volte introduciamo noi stessi nel brain storming,
è quella dello storytelling, della costruzione della
marca, della coerenza comunicativa di ogni dettaglio.
L’attitudine necessaria è una sola: immedesimarsi nello spettatore dell’evento”.
Secondo Paolo Gep Cucco (Prodea Group),
sono tre le caratteristiche distintive che deve
possedere un creativo, ossia “essere curioso,
per conoscere cose tra loro diversissime, visionario, per immaginare e visualizzare ciò
che ancora non c’è, ed empatico, per
riuscire a emozionare. La sua principale responsabilità
consiste nell’avere una visione iniziale e
saperla far diventare realtà, grazie all’apporto di
tutte le persone coinvolte”.
"I creativi - spiega Tomaso Cavanna (Punk For
Business) - si occupano dell’ideazione
dell’evento,
della consegna del brief al team creativo che
lo svilupperà, e della supervisione dell’esecuzione
del progetto. Ma l’aspetto su cui hanno maggiore
responsabilità è far sì che l’evento abbia una sua
precisa identità, coinvolgendo il target di riferimento
e facendo emozionare il pubblico”.

“Non c’è una regola per le competenze da possedere
- aggiunge Lulu Helbek (Balich Worldwide
Shows) -: più esperienza si possiede nei linguaggi
delle arti e meglio è: teatro, danza, scrittura, opera,
cinema, musica. Divorare immagini che producono
emozioni e produrne a propria volta. Ma
anche semplicemente sviluppare un proprio stile,
che differenzi dagli altri creativi e renda ‘diverso’
l’evento realizzato”.
“La complessità del lavoro creativo negli eventi -
aggiunge Stefano Solarino (Apload) - consiste
nel trasporre il posizionamento di un brand su
un evento, evitando qualsiasi distonia tra Atl e
Btl, tramite l’utilizzo intelligente dei mezzi di cui si dispone. Per questa ragione, il processo di
traduzione del brand o prodotto nell’evento è
molto delicato”.
Tra i principali compiti da realizzare,
aggiunge Solarino, vi sono “l’ideazione delconcept,
la sua traduzione in un look & feel di alto
livello, coerente con l’idea, il brand e il prodotto.
Ma anche lo studio di grafica e design, la cura e la realizzazione dell’allestimento, la produzione
di foto, video e materiale di reporting, nonché l’utilizzo
di tecnologie volte alla spettacolarizzazione e
alla interattività. Anche tutta la comunicazione pre,
durante e post è di pertinenza creativa; sia su mezzi
tradizionali e cartacei, che digitali e unconventional.
Insomma c’è davvero molto da fare”.
LA 'BIG IDEA' È SOLO L'INIZIO
Secondo Riccardo Cioni (La Buccia), il tratto saliente
della figura del creativo consiste nella “capacità
di generare l’idea, intesa come quel differenziale
creativo che trasforma un normale ‘accadimento’
in un evento straordinario, che poi è il company
claim de La Buccia”.
Ma il compito del creativo non
finisce qui, anzi. A quel punto occorre “declinare
l’idea creativa all’interno dell’evento, verificando costantemente
la coerenza e l’impatto di tutte le fasi
progettuali ed esecutive della produzione. E, dove
serve, implementare con soluzioni scenografiche
o di regia, che possono essere individuate in corso
d’opera”.
“I creativi che si occupano di eventi sono come il regista
e il produttore di un film: decidono e gestiscono
tutto - afferma Renato Geremicca (Laboratorio
Creativo GereBros) -. Nel cinema, il produttore
stabilisce l’idea del film e affida al regista il compito
di strutturare e montare la storia. In modo simile, il creativo degli eventi deve avere una visione registica
e di produzione esecutiva di tutto il processo
comunicativo, strutturando poi un team integrato -
come una troupe cinematografica -, che gli permetta
di avere il controllo di ogni passaggio produttivo”.
Il creativo, interviene Massimo Mercuri (Gruppo
Peroni Eventi), è la figura centrale, attorno alla
quale si sviluppa l’intero processo di ideazione e
realizzazione di un evento. “Il suo compito è quello
di caratterizzare l’evento, di interpretare al meglio il
brief del cliente e di elaborare il concept, che poi, a
cascata, caratterizza l’intera iniziativa”.
A confermare la natura complessa e multidimensionale
del mestiere è anche Francesco Antinolfi
(Living Brands): “Oggi più che mai, un bravo
direttore creativo di eventi deve saper essere, allo
stesso tempo, anche un bravo strategic planner,
conoscere alla perfezione i linguaggi e le regole dei
mezzi tradizionali e di quelli digitali. Perché, sempre
di più, si sente la necessità di superare il confine tra
above e below, a favore di piattaforme integrate a
360 gradi”.
L’evento, pur svolgendosi in un ‘qui e ora’ definito
e delimitato, rappresenta “un momento che deve
durare nel tempo - precisa Gianfranco Maiorana
(Creo) -. Il ruolo della creatività consiste nel
conferire memorabilità a quel momento, grande o
piccolo che sia. Il creativo è l’anello di congiunzione
tra gli aspetti logistici, organizzativi e le corde delle
emozioni dei partecipanti; deve progettare tutte
le fasi dell’evento, dai transfer al food&beverage,
dalla comunicazione strategica ai team building. Il
suo compito primario consiste, dunque, nel progettare
e creare una vera e propria ‘live experience’”.
“Un creativo di eventi - aggiunge Mario Viscardi
(Piano B) - deve avere sempre voglia di sperimentare,
per creare scenari, che rimangano anche dopo
essere stati vissuti, che ci si possa portare a casa
e che si abbia voglia di condividere in Rete, con i
propri amici”.
Mario Garaffa