Interviste

Expo 2015: tutta la verità sull’evento più discusso. Parola di Giacomo Biraghi (CCIAA Milano)

All’incontro organizzato da Casta Diva Group e ADC Group, il coordinatore de "I Tavoli Tematici Expo 2015" della camera di Commercio di Milano ha incontrato le imprese e, senza mezzi termini, ha spiegato la vera natura dell’Esposizione Universale, chiarendo alcune dinamiche e sfatando i più comuni (e insidiosi) luoghi comuni. Obiettivo: stimolare le imprese a immaginare possibili e concrete opportunità per fare di Expo un’occasione di marketing, visibilità, business.
…L’Esposizione Universale in programma a Milano dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 parlerà di alimentazione, e tutti gli Stati del mondo si uniranno nel sito espositivo di Rho per trovare una soluzione comune al tema della fame nel mondo…
Coloro che finora, per convinzione o per sentito dire, abbiano maturato queste certezze, siano pronti a ribaltare completamente la propria visione di Expo.

Expo non è un’organizzazione né una fiera e neppure un summit tra Stati. Expo è un vero e proprio format. È un grande parco tematico, con tanto di attrazioni gestite dai Paesi partecipanti, il cui tema è quanto più ampio e di interesse universale, in modo che ciascun Paese possa darvi la propria interpretazione. Il tema, nello specifico, è senza contenuto, senza geografie, politically correct. Così è il tema di Expo 2015, ‘Nutrire il Pianeta, Energia per la vita’: il nutrimento non è inteso solo come alimentazione, come molti hanno finora creduto, ma nel senso più ampio del termine. Expo è un evento non culturale ma popolare, che non salverà il mondo né cambierà Milano. È un format, e l’obiettivo è vendere i biglietti”.

Parole senza voli pindarici quelle pronunciate da Giacomo Biraghi, coordinatore de "I Tavoli Tematici Expo 2015" della Camera di Commercio di Milano, lo scorso venerdì 16 maggio davanti a una platea di selezionate aziende interessate a capire nel concreto in cosa consiste l’Esposizione Universale e quali sono le reali opportunità di business.

Guarda la video intervista a Giacomo Biraghi su ADVexpressTv

L’incontro, organizzato da Casta Diva Group e ADC Group presso la sede di Casta Diva Group, è stato introdotto da Andrea De Micheli e Salvatore Sagone.
Ma vediamo, nel dettaglio, i punti sviluppati da Biraghi. 

Al lettore vogliamo qui offrire una visione pragmatica e per certi versi sicuramente inedita dell’Esposizione Universale: tutta la verità su un evento di cui tanto si parla e sul quale, nel tempo, si è creata una confusione che ha dato adito a diffusi, e ormai radicati, luoghi comuni.

CHE COS’È EXPO 2015 

Nell’ottica di ottimizzare al massimo i tempi e le informazioni, Biraghi ha raccontato Expo in maniera inedita, senza lasciare spazio a fraintendimenti. In tutta la sua verità, dunque, e a partire dall’excursus storico, l’Esposizione Universale altro non è che una grande operazione di marketing e di visibilità per il Paese che la ospita. 

“L’Italia ha acquistato il format di Expo dal BIE – che dal 1928 per volontà di 60 Stati è proprietario dell’Esposizione Universale -  il 31 marzo 2008, per 30 milioni di euro - ha spiegato Biraghi -. Il format appartiene alla famiglia dei parchi tematici

In comune con essi ha tre aspetti: 

1) Si svolge in un’area confinata e accessibile solo ai possessori di biglietto
 
2) Vi sono centinaia di attrazioni. Esse si dividono in 20% di intrattenimento studiato per le persone in coda, 60% di gioco/esperienza all’interno dell’area e 20% di Food&Beverage e Merchandising.

3) Vi sono migliaia di eventi che si ripetono tutti i giorni di apertura del parco tematico.

Gli aspetti, invece, che distinguono Expo dai parchi tematici sono i seguenti:

1) Il parco tematico Expo Universale ha una durata fissa e circoscritta, ovvero sei mesi. Dopo i sei mesi, le attrazioni e gli eventi devono essere rimossi dalla vista e dal mondo. Ciò rende Expo un evento insostenibile dal punto di vista economico e ambientale.

2) Ci deve essere una sorta di ‘dittatura gestionale’, un soggetto che crea, supervisiona e gestisce i contenuti . Ciò rende Expo un evento insostenibile dal punto di vista gestionale.

3) Expo deve avere un tema a cui ricondurre le attrazioni e gli eventi. Il tema deve essere: senza contenuto, senza geografie, politically correct. Ciò rende Expo un evento non culturale e dal carattere popolare”.

A partire da questi punti, gli obiettivi di Expo sono per gli organizzatori la vendita dei biglietti e per gli Stati partecipanti fare lead generation per il Turismo, far parlare di sé e, infine, guadagnare.


GLI ERRORI E I MITI DA SFATARE

La portata dell’evento rende lo stesso suscettibile a dicerie e luoghi comuni. Biraghi ha voluto dire la verità sull’Esposizione Universale.

“Innanzitutto Expo si farà, nonostante il dubbio continui a circolare tra le persone. 
In secondo luogo, Expo non è una fiera: non vi sono aziende che espongono prodotti commerciali né buyer che fanno business. 
Terzo, Expo non è circoscritta a Rho ma a un’area di un milione di mq”.

Dai luoghi comuni più popolari a quelli più ‘intellettuali’, Biraghi ha poi ribadito con estrema chiarezza che "Expo è un luogo neutro, una piattaforma extraterritoriale senza contenuti, per cui gli Stati non arrivano a produrre alcun protocollo né intesa. In secondo luogo, i 'Padiglioni' (ovvero il corrispettivo delle 'attrazioni' dei parchi di divertimento) non sono tutti uguali e a Expo ogni Paese realizza ciò che vuole
Terzo, lo stato di finanziamento e avanzamento delle opere pubbliche (trasporti, collegamenti…) non ha niente a che vedere con lo stato di finanziamento e avanzamento di Expo”.

Ultimo ‘mito da sfatare’ se si vuole conoscere davvero l’Esposizione Universale è il seguente: “Expo non è il luogo dell’innovazione tecnologica, ovvero non è il luogo deputato a presentare i prototipi del futuro e gli ultimi ritrovati della tecnologia. I biglietti saranno cartacei, non vi saranno touch screen o dispositivi simili. Il motivo è semplice: vista la quantità di visitatori attesi, la tecnologia, a partire dal momento di’accesso al sito, deve funzionare, deve essere ormai collaudata”.
  
 
L’ITALIAN TOUCH

Expo – ha continuato Biraghi – è l’esatto contrario di quello che piace oggi: non è un’esperienza esclusiva, non è autentica e non offre un Food & Beverage stellato. Proprio in virtù di questa considerazione, è entrato in campo l’Italian Touch: la produzione italiana, con l’obiettivo di rendere il format accettabile, ha portato tre grandi innovazioni pur mantenendo il format: 

1) Tutti i Paesi con Padiglioni self-built saranno posizionati su un’unica strada, uno accanto all’altro. Questa decisione ha portato a ottimi risultati: 1,280 miliardi di euro raccolti, contro gli 800 milioni di Expo Shanghai.

2) Per i Paesi in via di sviluppo sono stati ideati i Cluster tematici, che ne fanno un’Expo non geografica ma tematica. I Cluster sono aree comuni e, a differenza delle altre Esposizioni Universali, non sono luoghi ghettizzanti e svilenti per i Paesi che vi partecipano.

3) Alle associazioni di terzo settore, che spesso, in occasione di questi grandi eventi, generano proteste, è stata concessa un’attrazione da 8 milioni di euro. All’interno di Expo, cioé, è stata messa a disposizione Cascina Triulza, che ospiterà le 60 associazioni già riunitesi in Fondazione Triulza, ente preposto a gestire la location.
 
Il risultato: Expo 2015 è l’Esposizione Universale di maggior successo della storia per numero di adesioni, investimenti e gradimento.

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Il contenuto della presentazione di Biraghi è oggetto della pubblicazione ‘Expottimisti’, in versione digitale e in uscita con il numero di giugno di Wired, scaricabile dal sito del magazine.

Chiara Pozzoli