Interviste

Federico Attore, identikit di un presentation specialist

Articolo da e20 ottobre - novembre - dicembre 2016. In questo intervento, il racconto in prima persona di chi svolge un lavoro in Italia ancora sconosciuto: lo specialista delle presentazioni. Perché troppo spesso gli speech sono creati senza un metodo. Ma, come altri ambiti della comunicazione, anche in questo c'è una tecnica e bisogna conoscerla a fondo se si vuole raggiungere un risultato di successo.

"Le presentazioni possono cambiare la vita di una società, ma spesso sono assemblate di fretta, con un processo razionale, che trascura un equilibrio essenziale con la parte emozionale. Il risultato è che il messaggio non ‘muove’ il pubblico. Una presentazione è efficace quando crea uno spostamento del pubblico da un punto iniziale, che è il momento in cui inizia la presentazione e in cui la audience ha delle proprie convinzioni, a un punto finale, che è il momento in cui la presentazione, di un’idea, di un progetto o di una soluzione, è conclusa.

Senza questo spostamento, nessun pubblico ti seguirà. La stessa Microsoft stima che delle 30 milioni di presentazioni inviate via mail ogni giorno, solo il 5% sia veramente efficace. Che cosa hanno in più per riuscire a coinvolgere fino a muovere con le proprie idee i comportamenti del pubblico? Esiste un pattern di fondo per spiegare il  modo in cui le presentazioni ci coinvolgono? Perché le altre fanno flop?
Questa è la doverosa premessa per parlare del lavoro del presentation specialist, che svolgo da ormai vari anni. Perché così come esiste una tecnica nel mondo dell’advertising, anche nelle presentazioni c’è una  tecnica e bisogna conoscerla se si vuole raggiungere un risultato efficace.

Sin dai primi anni della mia esperienza professionale, ho utilizzato lo strumento delle live presentation e strutturato speech in pubblico, sperimentando che la progettazione e la pianificazione di una presentazione e di un discorso possono portare a risultati eccellenti nel business e nella vita. Nel 2006 ho fondato, a Milano, un’agenzia di pubblicità e comunicazione (Co-
municattore Agency), ma la crisi economica, in soli due anni, mi ha costretto a chiuderla e a reinventare il mio lavoro. Quando si ha la necessità di cambiare c’è sempre un momento ispiratore: il mio è stato un libro scritto da Carmine Gallo sulle tecniche di presentazione utilizzate da Steve Jobs.

La lettura appassionata di quel libro mi ha fatto capire che dietro il successo delle sue presentazioni non c’era solo un personaggio di grande carisma, ma molta tecnica e progettualità. Così, ho iniziato ad approfondire questo media di comunicazione, scoprendo un vero ‘universo’, e persino che, negli Usa, esistono vere e proprie agenzie di presentazioni con specificità diverse dalle tradizionali agenzie di comunicazione e pubblicità cui siamo abituati. Era giunto per me il momento per iniziare un lavoro entusiasmante: il presentation specialist.

È il 2014 quando decido di lanciare Tell Well, raccogliendo liberi professionisti in Italia sensibili a questo strumento di comunicazione, soprattutto presentation designer, in grado di pensare a soluzioni di design per semplificare i concetti all’interno delle slide. 

Oltre a realizzare presentazioni per importanti realtà, oggi mi dedico a diffonderne la miglior cultura attraverso workshop, attività di coaching e il mio blog dillobene.it. Alla base del mio lavoro sta quello che definisco il modello Sep (storia, esperienza e perfezionamento), frutto di anni di ricerche e studi, consulenze ed esperienze lavorative: un processo in tre fasi incorporato in tutte le presentazioni di successo che hanno coinvolto e incoraggiato il pubblico.  

Quali ingredienti consiglio di utilizzare nelle presentazioni? L’audience centric e lo storytelling. Quando viene fatta una presentazione non dovrebbe essere mai per noi stessi, ma per il pubblico, vero eroe della presentazione. Il secondo ingrediente, molto importante, è lo storytelling. C’è qualcosa di magico nella struttura di una storia e quando viene raccontata viene assimilata e ri-raccontata con un effetto virale. I grandi comunicatori usano molto bene lo strumento delle presentazioni, riescono a stabilire lo status quo, il ‘ciò che è’ e lo confrontano ‘con ciò che potrebbe essere’.

Bisogna rendere questo divario il più grande possibile, perché esiste un luogo comune sullo status quo ed è necessario confrontarlo con la forza della propria idea, del proprio progetto o della propria soluzione. Fondamentale è sapere usare i new media, soprattutto in funzione di backchannel. Utilizzando i social è possibile testare in diretta cosa pensa il pubblico e raccogliere ciò che è stato gradito e ciò che invece non è piaciuto. In questo modo, si ottengono spunti autentici che serviranno per far crescere le presentazioni.

Che ruolo gioca il mio mestiere nell’ambito degli eventi? Il mio apporto può essere determinante in almeno due fasi. La prima, per progettare la presentazione al cliente dell’idea dell’evento stesso, che per essere capita fino in fondo richiede lo sforzo di concentrarsi sull’audience. La seconda, perché durante un evento sono previsti interventi, tenuti dal management dell’azienda od organizzazione, che sono da considerarsi delle vere e proprie presentazioni e che ne rappresentano spesso il momento clou. Che senso ha, per chi commissiona un evento, avere a disposizione una scenografia suggestiva se poi non è 
in grado di comunicare ai partecipanti il motivo per cui sono lì? 

Infine, il mio sogno: creare la prima agenzia di presentazioni in Italia, un luogo in cui i clienti possono trovare il modo di raccontare progetti, idee e soluzioni, attraverso una storia. Have a good presentation!".