Interviste
Quale futuro per gli eventi? Intervista a Maria Cristina Manfredini (Mediagroup98)
Che futuro si delinea per il settore degli eventi? A risponderci oggi è Maria Cristina Manfredini, presidente e direttore creativo Mediagroup98, che vede nella 'palla di cristallo' una crescita gli eventi green e dell’utilizzo del web. Saranno ancora indispensabili gli ingredienti di sempre, ma con contenuti più personalizzati.
da e20
di Chiara Pozzoli
Quali scenari si prospettano per il futuro degli eventi?
Prendendo spunto dal compito di tracciare gli ‘Scenari del futuro’ (questo il titolo dell’intervento) al Bea Educational di Roma, il 12 luglio scorso, spettato a Roberto Cipullo, amministratore delegato Gem, abbiamo chiesto il parere delle agenzie di eventi, cercando di fare tesoro dell’esperienza maturata dai professionisti direttamente ‘sul campo’.
Oggi parliamo con Maria Cristina Manfredini, presidente e direttore creativo Mediagroup98.
Come si presenta oggi il mercato degli eventi?
Disomogeneo, sia per dimensione che in senso geografico: un conto è avere a che fare con imprese importanti, collocate in grandi aree urbane, un altro è relazionarsi con medie e piccole aziende di provincia. L’evento, inoltre, è ancora poco strategico e troppo soggetto alle mode del momento.
Il web sta davvero rivoluzionando l’approccio agli eventi?
Distinguerei tra eventi che si svolgono anche sul web, ed eventi che si svolgono solo sul web. Mi sembra che entrambe le tipologie siano in crescita, anche se la tendenza è più verso l’applicazione delle potenzialità del web alle forme più tradizionali di evento, soprattutto per sfruttare la possibilità di interazione con grandi pubblici, ad esempio mandando l’evento in streaming o consentendo di partecipare tramite i social network. Il web offre potenzialità enormi: è uno strumento di servizio e di promozione attraverso il quale gestire sistemi di iscrizione, messaggistica e campagne di promozione. Ma non solo. Si può mantenere vivo l’evento nella sua fase ‘post’ attraverso il contributo attivo degli utenti, ad esempio sui social network. Insomma, il web può essere la quinta dimensione degli eventi: le tre spaziali, quella temporale e, appunto, il web.
E i veri e propri web events?
L’evento che si svolge solo sul web è una formula nuova, poco diffusa, una sorta di mutazione genetica dell’evento che richiede un pubblico ‘nativo digitale’ e di nicchia. Credo che l’evento sul web abbia necessità di configurarsi con la fisionomia tipica degli eventi, che è quella di accadere in uno spazio e in un tempo precisi. Oggi viene spesso confuso con le campagne di web marketing, o con il buzz e il viral. In Italia, il boom non c’è stato e, in ogni caso, questa tipologia non sostituirà le altre: l’elemento di contatto resta indispensabile per poter parlare di ‘evento’.
Il futuro cosa ci riserverà?
Registreranno una crescita gli eventi green e crescerà l’utilizzo del web. Saranno ancora indispensabili gli ingredienti di sempre, come una buona cultura di base, la capacità di ‘accompagnare’ il cliente, una perfetta conoscenza della tecnica creativa e organizzativa. Sulla base di questi capisaldi dovranno innestarsi le nuove tecnologie. La spettacolarizzazione dovrà essere sempre meno spettacolo e sempre più ‘personalizzazione’ dei contenuti, le location attrattive in quanto luoghi di incontro. Gli eventi potranno essere più piccoli, ma molto, molto più diffusi grazie alla tecnologia.
Quali alternative si aprono per un’agenzia?
Quello che serve oggi è l’integrazione dei linguaggi comunicativi e questo è in contrasto con la pratica dell’outsourcing. La comunicazione integrata è il nostro core business e per questo non si ‘appalta’, o si rischia di diventare un crocevia di competenze altrui. Altro è ragionare sulle partnership strategiche mettendo in rete il core con quello di qualcun altro, e producendo così nuovi prodotti/servizi.
Quali sono le urgenze per il settore?
L’incertezza del mercato: c’è molta confusione, un’estrema tensione sui prezzi, una scarsa capacità di selezione da parte delle aziende, ancora tanta improvvisazione e spesso poca strategia.