
Scenari
AGCOM. Nel 2024 entrate di oltre 12 mld di euro per il settore media (+3,2%). Ricavi pubblicitari a +2,6%, grazie a tv e radio. I ricavi adv degli OTT cresciuti in 7 anni del 250%. Lasorella: "Arrivare in tempi rapidi a rilevazione delle digital platform"
Nel 2024 le entrate complessive del settore media in Italia hanno registrato un incremento del 3,2% rispetto all'anno precedente, superando i 12 miliardi di euro. È quanto emerge dalla Relazione annuale dell'Agcom, presentata oggi al Senato dal presidente Giacomo Lasorella (nella foto).
A trainare la crescita sono stati in particolare i contenuti a pagamento, con un incremento del +4,3% nei ricavi, spinto soprattutto dalla televisione online. Questo segmento ha compensato il calo registrato nella vendita di copie cartacee di quotidiani e periodici, confermando la transizione verso il digitale. Segno positivo anche per i ricavi pubblicitari, che hanno segnato un +2,6%, grazie soprattutto alle buone performance di televisione e radio. Parallelamente, crescono anche i fondi pubblici destinati al settore (+1,7%), con un ruolo di rilievo ricoperto dal canone Rai, che continua a rappresentare una quota significativa nel bilancio dell'emittenza pubblica.
In questo contesto, il divario tra il settore televisivo e gli altri mezzi di comunicazione tradizionali si è ulteriormente rafforzato.
La televisione arriva a generare il 72,8% degli introiti. Parallelamente, si riduce l'incidenza dell'editoria quotidiana e periodica (21,8% delle risorse totali) e quella della radio (5,4%).
Nel 2024 il settore televisivo ha superato nel complesso gli 8,8 miliardi di euro, con un incremento del 7,3% rispetto al 2023. “Questo risultato è attribuibile principalmente a due fattori: la crescita della raccolta pubblicitaria (che mantiene un’incidenza del 35,8% sui ricavi complessivi) e, con maggior impatto, il marcato aumento degli introiti generati dalla vendita di abbonamenti e contenuti sui canali tradizionali e online” , ha dichiarato Lasorella.
La quota maggiore delle risorse economiche complessive (56,3%) riguarda il mercato della televisione in chiaro che, nel 2024, vale quasi 5 miliardi di euro, in aumento rispetto al 2023 (+4,5%). Il segmento della televisione a pagamento cresce di più (+11,2%), raggiungendo ricavi totali che si avvicinano ai 3,9 miliardi.
La televisione tuttavia non è più il principale mezzo di informazione per gli italiani: soltanto il 46,5% della popolazione adulta – dicono i dati dell’Osservatorio AGCOM sul sistema dell’informazione, pubblicati nel marzo 2025 – si informa con la televisione, laddove appena sei anni fa, nel 2019, questa percentuale era del 67,4%.
Un italiano su due (il 52,4%), invece, utilizza la Rete per informarsi, con motori di ricerca, social media e siti web/app di quotidiani e periodici che sono diventate le principali porte di accesso all’informazione.
Per altro verso, televisione, radio e carta stampata rimangono fonti informative ritenute più affidabili rispetto a social network e piattaforme; questo impone una riflessione sulla necessità di tutelare e salvaguardare l’informazione professionale, anche in applicazione dei principi del regolamento europeo per la libertà dei media, a tutela del pluralismo.”.
L’analisi della composizione dei ricavi nel settore dei media conferma i cambiamenti in corso. I ricavi pubblicitari delle piattaforme sono aumentati in 7 anni di circa il 250%, passando da quasi 2 miliardi nel 2016 a circa 7 miliardi di euro nel 2023. Ciò sta determinando una modifica degli assetti del mercato, ha osservato Lasorella nella sua relazione, con una crescita, nel Sistema integrato delle comunicazioni (SIC), del peso di attori come Alphabet/ Google, Meta/Facebook, Amazon e Netflix, accanto agli attori tradizionali quali RAI, Comcast Sky, Fininvest, Discovery e Cairo Communication.
Lasorella ha inoltre dichiarato: " "Desidero sottolineare la necessità di pervenire in tempi rapidi ad una piena e completa rilevazione, secondo un metodo condiviso da tutti i soggetti del mercato, anche degli ascolti delle piattaforme digitali"
"Questi dati, relativi alle diverse fonti di informazione, costituiscono un importante elemento di riflessione in relazione alla configurazione stessa del nostro dibattito pubblico, e, in definitiva, in relazione alla tenuta della nostra democrazia.
Insomma, il dettaglio ci avverte che è in corso un cambio di paradigma, mentre il contesto di insieme ci invita a leggere con attenzione e cautela ogni singolo elemento" ha commentato Lasorella.
In questo scenario, qual è il compito di AGCOM? "A mio avviso - ha proseguito il manager - il suo compito è duplice: accompagnare la trasformazione dei settori tradizionali alla luce della rivoluzione digitale, garantendo una transizione ordinata, rispettosa delle regole, e, soprattutto, che faccia salvi i diritti dei cittadini-utenti; contribuire a regolare e, al tempo stesso, favorire lo sviluppo armonico dei nuovi servizi digitali, sempre nel rispetto della persona e sempre nella garanzia dei diritti.
La sfida, insomma, è quella di far sì che le profonde trasformazioni in atto si realizzino nel rispetto dei principi alla base del nostro ordinamento: la tutela del pluralismo, soprattutto informativo, la tutela della dignità della persona, la promozione della concorrenza e della trasparenza dei mercati, la difesa dei diritti degli utenti, a partire dai minori e dalle categorie più fragili. Tutto questo in un contesto legislativo certamente nazionale, ma che non può prescindere dalla dimensione europea.