Editoriale

Lorenzin, la réclame ti seppellirà

I due casi delle Olimpiadi di Roma 2024 (leggi news) e della campagna per il FertilityDay dimostrano, in tutta la sua drammaticità, il distacco abissale tra politica e comunicazione. Manca un coordinamento serio, nel senso formato da veri professionisti del settore, che possa dare indicazioni appropriate ai ministeri in tema di comunicazione sociale. Per poi assegnare il compito di realizzare le campagne ad agenzie davvero competenti. Pagandole ovviamente.

Da non crederci. Pensavamo di avere toccato il fondo, ma scopriamo che c’è ancora da scavare. I due casi delle Olimpiadi di Roma 2024 (leggi news) e della campagna per il FertilityDay dimostrano, in tutta la sua drammaticità, il distacco abissale tra politica e comunicazione. Nel primo caso, la giunta capitolina guidata dal sindaco Virginia Raggi ha deciso di non cogliere una grande opportunità per comunicare al mondo che Roma è capace di sognare e di realizzare i giochi olimpici (leggi news). Un evento che avrebbe avuto, come ormai noto, una positiva ricaduta sull’economia della città (del Paese), sulla sua immagine e sul futuro di tanti giovani.
Il secondo caso è ancora più eclatante, nella sua dimensione quasi farsesca. Non bastava, infatti, che la prima campagna fosse un goffo e amatoriale tentativo che neanche uno studente respinto al primo anno di Ied (cito una scuola a caso) avrebbe potuto partorire (leggi news). La seconda, quella del famoso opuscolo (leggi news), è stata anche peggiore mettendo in luce tutta l’inadeguatezza del Ministero e della sua direzione della comunicazione,affidata a un avvocato, Daniela Rodorigo, pagato 236 mila euro l’anno (sarebbe utile sapere sulla base di quali meriti sia stato scelto).  Una campagna senza contenuto oltre che sessista, demagogica, e razzista.

Ma c’è di più, ogni volta che il ministro ha cercato di mettere una pezza alla falla comunicativa il buco è diventato sempre più grande. Sulla sua ultima uscita relativa alla partecipazione a titolo gratuito dei creativi alla soluzione del problema (perché bisogna stare attenti al bilancio, dice la ministra, mentre i 236 mila euro dati all’avvocato responsabile della comunicazione sono invece soldi ben spesi..)  ci sarebbe da cappottarsi dalle risate se, in realtà, non ci fosse da essere preoccupati, e tanto. Evidentemente, la Lorenzin pensa ancora che creativitàréclame siano la rappresentazione del superfluo, che la forma di quello che si dice sia irrilevante rispetto al contenuto, senza però accorgersi che, nel suo caso, né l’uno né l’altro appaiano pervenuti.  La ‘spiega’ su come funzionano le cose sul pianeta terra da parte del presidente dell’Adci, Vicky Gitto (leggi news), del presidente di Pubblicità Progresso, Alberto Contri (leggi news), e del creativo Ogilvy Paolo Iabichino (leggi news), è stata fin troppo garbata.
Un ministro che affronta in questo modo la comunicazione ai cittadini solleva più di una perplessità su quello che fa, o intende fare, per il bene della nostra salute. In questo senso, mi associo all’appello a dimettersi lanciato da Alfredo Accatino alla Lorenzin (leggi news).

E se proprio la Lorenzin volesse iniziare a studiare un pochino di comunicazione sociale potrebbe prendere spunto dallo spot di Checco Zalone contro la SMA, l’atrofia muscolare spinale (leggi news). Si farebbe anche due risate.

Il problema, però, è più ampio. Manca un coordinamento serio, nel senso formato da veri professionisti del settore, che possa dare indicazioni appropriate ai ministeri in tema di comunicazione sociale. Per poi assegnare il compito di realizzare le campagne ad agenzie davvero competenti. Pagandole ovviamente. Pubblicità Progresso si è proposta in questo senso. Potrebbe essere già un passo avanti.

Salvatore Sagone