Inchieste

NC. Inchiesta 'Italians do it better'. Cayenne, inno all'indipendenza

 Dopo essersi affrancata dal network internazionale Dentsu due anni fa, l'agenzia guidata da Peter Grosser continua la propria strada di realtà attenta ai cambiamenti, con la marcia in più della snellezza data dal nuovo status di agenzia non più parte di una holding internazionale. E con la volontà di valorizzare al meglio i propri professionisti, ad esempio promuovendo a soci ben sette persone del management. E' quanto racconta sull'ultimo numero di NC - Nuova Comunicazione Peter Grosser, amministratore delegato dell'agenzia, nell'ambito dell'inchiesta 'Italians do it better' sulle agenzie italiane e indipendenti. 


"Essere indipendenti significa rimettere al centro di tutto il mestiere anziché burocrazia e finanza; significa tornare a decidere, ad avere coraggio, ad amare il proprio lavoro, a investire sul futuro, al gusto della sfida, al lavoro di squadra, a voler veramente realizzare progetti belli ed efficaci per i propri clienti”. È quasi un inno all’indipendenza quello che fa Peter Grosser (nella foto), amministratore delegato Cayenne, agenzia presente sul mercato da molti anni, ma che solo da due può essere definita totalmente italiana e indipendente: l’identikit perfetto per questa inchiesta. Nel 2012, infatti, l’agenzia si è affrancata dal network internazionale Dentsu, diventando al 100% indipendente, e portando quindi alla massima realizzazione quell’autonomia che, anche quando era parte della holding, aveva sempre cercato di far valere. Un percorso, quello di Cayenne, inverso rispetto a quello che - almeno all’estero, in Italia molto meno - è il trend dominante, e cioè l’acquisizione da parte dei grandi gruppi delle realtà indipendenti.

“Essere indipendenti, di questi tempi è senz’altro rischioso, ma anche questo crea adrenalina positiva - confessa Grosser -. Non abbiamo incontrato nessuna difficoltà né sotto il profilo operativo - anzi siamo migliori e più veloci di prima - né con i clienti che del resto erano stati tutti acquisiti dal management locale”. In realtà, in questo passaggio concretamente l’agenzia non ha cambiato né struttura interna, né modus operandi, né approccio al lavoro e ai clienti. Quello che è mutato è il numero dei partner dell’agenzia, che da tre è passato nel luglio di quest’anno a dieci. A Peter Michael Grosser (amministratore delegato e socio di maggioranza), Lapo Brogi (direttore generale) e Stefano Tumiatti (direttore creativo esecutivo), si sono infatti aggiunti sette nuovi partner: si tratta dei direttori creativi Federico Bonriposi e Matteo Airoldi, dei direttori servizio clienti Paola Rossi e Antonio Anfossi, del direttore digital Paola Naldi, del direttore IT Matteo Capretto e del direttore media Cinzia Sant’Ambrogio. E a questi se ne aggiungeranno presto altri due.

Nessun socio di capitale - precisa Grosser -, ma solo professionisti operativi a garanzia della visione a lungo termine dell’agenzia”. Quello che forse è un po’ mutato è la gestione del portafoglio clienti con sede in Italia. “Da indipendenti siamo un po’ più ‘vulnerabili’ alle pressioni interne che alcuni nostri clienti subiscono dal loro headquarter estero - spiega Grosser -. Sempre più aziende operanti in Italia, infatti, vengono guidate nella scelta del partner di comunicazione: motivo per cui le agenzie indipendenti italiane spesso non riescono a far valere la loro qualità.
A questo, poi, si aggiunge anche la cattiva reputazione internazionale del nostro Paese. Per contro, siamo più interessanti per le aziende che hanno un management in grado di decidere autonomamente. I mercati esteri? Ci capita abbastanza di frequente di sviluppare progetti di comunicazione anche per altri Paesi, ma sempre partendo dall’Italia; per il momento non abbiamo in programma un cambio di strategia”. In questo quadro va visto il continuo sforzo di Cayenne nell’arricchirsi di nuove professionalità e competenze, in modo da garantire una forte contaminazione in qualsiasi fase della realizzazione dei progetti. Un impegno, questo, anche economico, le cui risorse, tiene a precisare Grosser, “vengono generate tramite un’attenta politica delle remunerazioni dei soci, basata più sul variabile che sul fisso, la totale eliminazione di sprechi e la disponibilità a reinvestire gran parte degli utili nella società”.

Numerose sono le case history curate da Cayenne durante il 2014. Fra queste citiamo quella istituzionale di Media World, incentrata sul nuovo payoff ‘Voglio il mondo’. Nella campagna, partita a metà dicembre, è il consumatore che parla, che ‘vuole il mondo’ e Media World è in grado di offrire tutto quello che può chiedere: multicanalità, i punti venduta più grandi, il più vasto assortimento, le ultime novità, promozioni su misura per ogni esigenza. Il concetto del payoff qualifica le nuove esigenze del consumatore, sia in termini di qualità tecnologica che di quantità, alle quali il brand risponde con la competenza e la profondità del proprio assortimento; include un aspetto tanto aspirazionale quanto concreto, riflette il desiderio dell’uomo a soddisfare i propri bisogni. Lo spot tv sottolinea questo concetto attraverso il racconto di un viaggio in giro per il mondo; da New York all’Africa, all’India, diverse situazioni, diversi luoghi, diverse persone dove l’unico elemento in comune è la fila di elettrodomestici Media World che attraversa ogni luogo e sorprende i protagonisti. “Con tutta la tecnologia che c’è da Media World si potrebbe coprire la circonferenza della terra”, conclude lo speaker.