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Interbrand nomina Fura Jóhannesdóttir Global Chief Creative Officer. "Fondamentale per i brand essere coerenti con la propria identity, creare legami profondi e connessioni autentiche con le audience e generare una forte risonanza emotiva"

La professionista guiderà il team creativo globale in una fase di crescita dell’agenzia, supervisionando i progetti di Design & Brand Experience in America, EMEA e Asia. In occasione della sua nomina, abbiamo intervistato la manager e Paolo Insinga, Executive Creative Director di Interbrand, basato a Milano e recentemente nominato tra i giudici di D&AD 2025.

La Global Brand Consultancy Interbrand ha nominato Fura Jóhannesdóttir a Global Chief Creative Officer.
Forte di una vasta esperienza nel branding d’eccellenza, guiderà il team creativo globale in una fase di crescita dell’agenzia, supervisionando i progetti di Design & Brand Experience in America, EMEA e Asia.
Riporterà al Global CEO di Interbrand, Gonzalo Brujó, e farà parte del Global Executive Leadership Team.

In oltre venticinque anni di carriera, Fura ha ideato e guidato progetti globali e innovativi per brand come Volvo, Walmart e Google. Ha anche diretto la strategia di trasformazione digitale di Nike, sviluppando OneNike, una piattaforma unificata per tutte le digital properties di Nike.

Fura porta con sé un’ampia esperienza a livello globale, avendo creato e gestito team mondiali a New York, Stoccolma, Londra e in EMEA, APAC e MENA. Prima di far parte di Interbrand, Fura è stata Global Chief Creative Officer presso Huge, dove ha diretto il rebranding dell’agenzia e ha trascorso oltre un decennio guidando la creatività nei mercati internazionali per R/GA. Fura è stata anche Trustee presso D&AD per quattro anni, contribuendo a plasmare il futuro della diversità nell’industria creativa.

“Sono entusiasta di assumere questo ruolo emozionante in Interbrand in un momento così cruciale per l’evoluzione globale dell’organizzazione: da cinquant’anni guida il mondo del branding e sono onorata di poter contribuire a plasmare i prossimi cinquant’anni - ha affermato Fura Jóhannesdóttir, Global Chief Creative Officer di Interbrand. “Ogni giorno, Interbrand collabora con un numero straordinario di brand di livello mondiale. Sono entusiasta delle opportunità che questo offre: lavorare con leader del settore, immaginare e realizzare il futuro del branding insieme ai nostri talentuosi team creativi."

“Sono lieto di dare il benvenuto a Fura in Interbrand, che contribuirà ad accelerare ulteriormente la nostra leadership creativa globale. Nel 2024 abbiamo raggiunto un successo straordinario, con oltre 65 prestigiosi premi che riconoscono il valore della nostra creatività – ha concluso Gonzalo Brujó, Global CEO di Interbrand – “La profonda comprensione di Fura del ruolo che la creatività e la leadership creativa svolgono nel generare valore per i brand globali sarà fondamentale per accompagnare Interbrand nella sua prossima fase di crescita”.

 

In occasione dell’annuncio del nuovo Global Chief Creative Officer di Interbrand, abbiamo intervistato Fura Jóhannesdóttir e Paolo Insinga (nella foto), Executive Creative Director di Interbrand, basato a Milano e recentemente nominato tra i giudici di D&AD 2025.

paolo insinga

In che modo la creatività influenza la strategia complessiva di un brand oggi?

Fura Jóhannesdóttir: I brand hanno sempre bisogno di nuovi modi per distinguersi, differenziarsi e agire. La creatività svolge un ruolo chiave nell’aiutare a creare e dar vita a strategie che possano aiutare i brand a raggiungere questi importanti obiettivi. Oggi è fondamentale anche essere creativi nel quando e come apparire, quindi, è fondamentale offrire ai brand un team che vanti competenze creative e strategiche per tutti i tipi di media e una chiara comprensione di dove sta andando il mondo. Solo così possiamo iniziare a creare brand experience che anticipano il futuro, invece di seguirlo.

Nell’attuale scenario, in cui i consumatori sono bombardati da messaggi, immagini, video, eventi, iniziative e altro, come possiamo continuare a creare esperienze sempre più memorabili e coinvolgenti?

Fura Jóhannesdóttir: è proprio in questo contesto che diventa fondamentale avere una chiara consapevolezza della propria identità di brand e del ruolo che si ricopre nel mondo. È essenziale conoscere il proprio pubblico, concentrarsi su chi conta davvero e creare connessioni autentiche attraverso valori condivisi. I brand di maggior successo riescono a instaurare legami profondi con la propria audience, generando una forte risonanza emotiva. Quando ciò accade, le persone saranno naturalmente attratte da ciò che il brand farà in futuro, lo seguiranno e gli resteranno fedeli. Tuttavia, tutto questo è possibile solo mantenendo una coerenza costante con la propria identità.

Come si può bilanciare l’innovazione creativa con le esigenze pratiche dei clienti?

Fura Jóhannesdóttir: Negli ultimi anni, questa sfida è diventata sempre più complessa. I clienti tendono spesso a scegliere soluzioni sicure, convinti di adottare un approccio pragmatico. Tuttavia, questa visione è limitata: non si può costruire il futuro restando ancorati esclusivamente alla praticità. Per far crescere il business, è fondamentale spingere sull’innovazione e avere il coraggio di assumersi dei rischi. Esistono strategie per rafforzare la fiducia in queste scelte più ambiziose, ad esempio attraverso la modellazione del potenziale ROI. In Interbrand, aiutiamo i nostri clienti a comprendere il valore di andare oltre i confini del convenzionale. Qui, i creativi devono lavorare in stretta sinergia con i brand per trasformare le idee in realtà e costruire basi solide per il cambiamento.

Paolo Insinga: Quando inizi a considerare tutte le mosse del brand come una traiettoria verso un obiettivo questo atto di bilanciamento tra innovazione e praticità diventa più facile. Tutto è concatenato, e ogni mossa crea le condizioni e la “permission” per quelle successive. Sulla timeline dei brand con cui collaboriamo ci sono milestone più disruptive e innovative che aprono la strada ad una fitta texture di iniziative che costituiscono il day-to-day della gestione del brand. Servono le une e le altre. Un occhio all’orizzonte, l’altro davanti a te, sempre in movimento.

Quali tendenze emergenti vedi nel mondo del branding e del design?

Fura Jóhannesdóttir: Credo si stia sottovalutando l’impatto che l’IA avrà sul mondo, sui media a cui siamo abituati e sul modo in cui i brand dovranno ridefinire la loro relazione con il pubblico. I dispositivi evolveranno (basti pensare agli occhiali Ray-Ban e agli Apple Vision Pro), i modelli di interazione si trasformeranno e i brand esploreranno nuove dimensioni. Le persone potrebbero concentrarsi sempre più sulle azioni concrete dei brand e richiedere maggiore responsabilità. È un periodo entusiasmante per essere designer, perché il nostro ruolo sarà quello di dare forma a questi cambiamenti e guidare il futuro dell’esperienza di marca

Paolo Insinga: certamente i cambiamenti più grandi sono causati dall’inarrestabile e sempre più veloce cambiamento tecnologico. E trend e macro-trend sono molto influenzati da questo – tanto nei modelli di business che nelle attivazioni e nei codici espressivi. La sensibilità del designer sta nel come ci si pone rispetto a questi fenomeni. Non si possono ignorare ma neanche si devono seguire pedissequamente. La vera abilità sta nel creare esperienze a misura per il brand con cui si collabora e per la sua sfida di business. Lo si può fare solo con un rapporto di grande fiducia con il proprio cliente, che permetta di immergersi e comprendere da vicino l’unicità della sua storia e dei suoi obiettivi futuri. Fatto questo è certamente più facile creare mondi ed esperienze uniche, che non sembrino appannati e stanchi me-too derivati da trend stilistici e buzzword.

In media, quanto richiedono gli investimenti nei progetti di branding a livello globale. A vostro parere ci sono delle differenze fra i Paesi?

Fura Jóhannesdóttir: Non posso fornire una risposta precisa, ma so che oggi i brand tendono a destinare i loro investimenti a soluzioni a breve termine, come campagne media per incrementare l'engagement o piccoli interventi sui siti web. Tuttavia, questo spesso avviene a discapito di una riflessione più profonda sulla propria identità e sul potenziale evolutivo del brand. L’attenzione è troppo focalizzata sul presente, mentre manca una visione strategica proiettata verso il futuro.

Paolo Insinga: è innegabile che ci siano differenze tra i diversi mercati — tutto è proporzionato alla scala delle aziende e degli investimenti industriali più in generale. Un investimento “medio” non può essere definito, poiché ogni programma di branding è unico per definizione.

Lo sviluppo del packaging è uno degli aspetti cruciali per tutti i brand di beni di consumo, soprattutto considerando le nuove tendenze (sostenibilità, trasparenza, chiarezza, esperienza, ecc.). Come dovrebbe essere affrontato un progetto di packaging oggi? Ci sono differenze tra i vari mercati?

Paolo Insinga: Nel progettare un sistema di packaging si deve pensare ai tre principali stakeholder: il cliente, il consumatore, e la società nel suo insieme. L’arte sta nel mediare tra le legittime aspettative di ognuno. Un progetto di packaging non può mai essere considerato in isolamento perché oltre che alle ovvie questioni riguardanti performance commerciale, esperienza e funzionalità esso è inevitabilmente è legato a tematiche come sostenibilità e responsabilità sociale — cose che riguardano l’azienda nel suo insieme. Oggi il designer ha un ruolo di grande responsabilità e tutti i progetti di packaging andrebbero guardati con gli occhi dell’innovazione: se guardiamo ai brand, grandi e piccoli, spesso osserviamo azioni che cambiano il paradigma, forzando l’intero settore a cambiare. Due esempi: il brand di carta igienica Who Gives a Crap, che coniuga innovazione di canale, packaging design e purpose in una case di successo. Apple che è progressivamente passata da un imballaggio con elementi in plastica all'uso prevalente di materiali a base di fibre, pur mantenendo un’esperienza premium. Obbligatorio anche menzionare l’Italia, un vero campione globale per l’innovazione industriale nel packaging, grazie a un'ampia rete di aziende B2B specializzate che operano in questo settore e che costituiscono una vera avanguardia. Quest’anno avrò modo di valutare tanti casi di eccellenza nel corso dei D&AD Awards 2025, dove sono stato invitato a far parte della giuria per il Packaging Design.