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e20 n.120. Magnolia Eventi, il food è un valore che comunica
“Se un tempo i clienti erano poco interessati a comunicare il valore del cibo nei loro eventi, oggi lo scenario è cambiato. Il food è diventato parte integrante dell’universo valoriale veicolato dai brand, secondo criteri di trasparenza, sostenibilità, qualità e memorabilità”. Filippo Buonomini, direttore generale Magnolia Eventi, ha una vision molto chiara.
La società nata nel 2005 nel cuore dei Castelli Romani specializzata in catering e banchetti firma circa 750 eventi l’anno, con un focus modellato su una filosofia green e sull’utilizzo di materie prime eccellenti a Km zero. E un approccio al cliente formativo e consulenziale. Ne parliamo con lui e con Matteo Davide, communication manager Magnolia Eventi.
Per il secondo anno consecutivo siete partner dellla LCW. Cosa significa per voi?
(Buonomini) Significa partecipare a un investimento comune volto a espandere un settore - quello degli eventi - sempre più interessante. Si lavora fianco a fianco per strutturare un servizio che sia il più innovativo e fruibile possibile.
Qual è il modus operandi con cui affrontate eventi di questa portata?
(Buonomini) Non siamo dei fornitori di catering, ma dei veri e propri consulenti che pensano un concept dedicato per ogni evento e lo declinano ad hoc. Facciamo un enorme lavoro per creare l’allestimento giusto e proporre un food design accattivante, con cibo di alta qualità.
Nonostante i numerosi eventi che curiamo ogni anno, ci teniamo a mantenere molte lavorazioni del cibo nella loro dimensione artigianale, sfruttando l’innovazione tecnologica. Studiamo ogni dettaglio, dal retro buffet alla presenza di pannelli informativi che guidino l’ospite in un’experience completa, perché capisca cosa sta mangiando. Il nostro focus è la sostenibilità, che comunichiamo anche attraverso la presenza di qr code che veicolano il messaggio in modo chiaro e trasparente.
Cosa significa essere davvero sostenibili nel catering, oggi?
(Buonomini) La sostenibilità non è uno slogan, ma concretezza, un insieme di scelte e azioni che fanno la differenza. Noi, ad esempio, abbiamo installato nel nostro ufficio dei pannelli solari, collaboriamo da anni con una realtà che si chiama Orto 2.0 dove vengono coltivate e colte le materie prime e di stagione che finiscono nei piatti che offriamo, abbiamo stretto delle partnership con realtà che abbracciano l’inclusione come Ethicatering, che utilizza prodotti provenienti da terreni confiscati alle mafie e confezionati nelle carceri italiane, o EquoEvento, che recupera e ridistribuisce le eccedenze alimentari. Inoltre, nel nostro laboratorio di cucina, diamo lavoro a ragazzi in situazioni di disagio e diversamente abili, grazie alla collaborazione con Borgo Ragazzi Don Bosco e Associazione Italiana Persone Down.
Soffermiamoci sull’orto. Cosa rappresenta per voi?
(Buonomini) Il fatto che per noi il Km Zero sia davvero una realtà. Dal 2023, grazie alla collaborazione con Orto 2.0, cooperativa agricola nata all’interno dell’Università di Roma Tor Vergata, circa il 25% della produzione di ortaggi e verdure proviene dall’orto che curiamo in prima persona. Una rivoluzione per la nostra cucina.
Affermate di essere un team prima che un’azienda. Cosa significa, per voi, e come questa filosofia si rispecchia nel vostro operato?
(Davide) Il nostro intento è quello di valorizzare le persone, facendo emergere i talenti, anche quelli nascosti. Abbiamo una squadra composta da creativi, architetti, designer… Vogliamo far fiorire le capacità di ciascuno dei nostri dipendenti. Lavoriamo in un open space dove idee, iniziative e collaborazioni sono discusse insieme. Non ci piace ragionare come robot, ma pensare ‘out of the box’. Magnolia è per noi una sorta di microcosmo dei Castelli Romani, dove cerchiamo di creare una cultura del nostro lavoro e anche del gusto. Ecco perché, ad esempio, sosteniamo un Museo del Vino vicino a Frascati sponsorizzando corsi di formazione e degustazione.
Qual è il vostro approccio al cliente?
(Davide) Il primo punto è quello di partire da un discorso di trasparenza di azioni e di costi, spiegando cosa si può fare e non si può fare per realizzare eventi etici. Diciamo che puntiamo a ‘formare’ i nostri clienti per realizzare un servizio che rispecchi veramente i valori che essi desiderano comunicare, con risultati efficaci. Siamo molto onesti e concreti, ma ci piace realizzare quello che finora non è ancora stato realizzato.
Entriamo più nello specifico e parliamo del vero protagonista del vostro servizio, il cibo. Che tipo di cucina proponete?
(Buonomini) A noi e al nostro executive chef Maurizio Lupo piace giocare con la tradizione, la stagionalità e il territorio. Con una predilizione per la rivisitazione della cucina romana con tecniche di cottura moderne e sofisticate.
Ci menzionate qualche piatto forte?
(Buonomini) Lo gnocco ripieno di parmigiano reggiano 36 mesi con porcino arrosto e crema di zucca d’inverno o di zucchine d’estate è uno dei must. Così come i ravioli di cicoria al cacio e pepe, o la rivisitazione dei salti in bocca alla romana. Ancora, lo spaghetto con i pomodori dell’orto è uno dei nostri cavalli di battaglia, senza dimenticare il brasato al cioccolato.
Come dolce, uno dei più amati è il classico tiramisù in versione semifreddo con, al centro, il caffè servito con sambuca e anice. Abbiamo creato anche due panettoni artigianali - classico e con pere e cioccolato - ed è in arrivo un terzo gusto a sorpresa d’ispirazione orientale.
Un’ultima domanda. Dove sta andando il catering, oggi?
(Buonomini) La sostenibilità non è un trend, ma una vera e propria esigenza e l’approccio green è ormai diventato, fortunatamente, un fenomeno culturale. Noi siamo ciò che mangiamo e oggi ne abbiamo sempre più consapevolezza. Inoltre, se un tempo un buon catering era sinonimo di quantità di cibo insensate - con relativi sprechi - ora a interessare sono sempre più la qualità, l’autenticità, la memorabilità. Senza doversi prendere un Gaviscon al ritorno a casa.
Serena Roberti