Inchieste
Criscuolo (Triumph Group International): "Roma 2024? Preoccupazioni comprensibili, ma la città ne aveva davvero bisogno"
Sono passati pochi giorni da quando il sindaco di Roma Virginia Raggi ha annunciato il NO ai Giochi Olimpici 2024 (leggi la news a QUESTO LINK) e giovedì 29 settembre si è svolta l'assemblea capitolina per il consiglio straordinario sulle Olimpiadi. Un nulla di fatto, dal momento che la direzione presa è stata confermata: Roma 2024 non è, come aveva dichiarato Raggi, una priorità per Roma.
Anche il presidente del Comitato Promotore di Roma 2024 Luca Cordero di Montezemolo ha dichiarato "Siamo tutti convinti che è un discorso chiuso e basta".
A seguito dei fatti si sono scatenate le reazioni del mondo politico, sportivo e, anche, della comunicazione.
Cosa ne pensano le agenzie di eventi e i professionisti del mondo della comunicazione? Abbiamo interpellato alcuni dei protagonisti della event industry per capire il sentiment all'indomani dell'annuncio.
Risponde Maria Criscuolo, president & founder di Triumph Group International.
"Partiamo da un presupposto: il ricordo della gestione di alcuni grandi eventi del passato non è buono: gli errori e le gravi inadempienze non hanno lasciato un'immagine positiva della città. Posto questo, che è senz'altro vero, rimane il fatto che i grandi eventi sono un enorme volano, non solo economico, per l'immagine stessa e per la reputazione di una città, nonché per una rimessa a nuovo degli impianti sportivi, dei servizi e delle infrastrutture. Sono, insomma, un'opportunità unica per il marketing territoriale.
Una corretta sintesi di queste due verità sarebbe stata quella di mandare avanti la candidatura di Roma e, da parte del sindaco, di imporre, nella gestione dell'evento, una nuova metodologia e corretti principi di trasparenza. Io, quindi, sposo le preoccupazioni di Virginia Raggi - il sindaco, del resto, è rimasto coerente alla propria posizione sui Giochi, non avendo mai nascosto di non volerle appoggiare, in accordo con la maggioranza dei cittadini -, ma io credo che, ugualmente, la città ne avesse bisogno. Oggi, a Roma, si sta perdendo il senso civico e siamo ai minimi storici a livello di senso di appartenenza. Bisognava portare avanti la candidatura e dire a gran voce: Si può fare, ma soprattutto Si può fare in un altro modo".
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Chiara Pozzoli