
Interviste
Run For Inclusion e Influence Day: i primi format proprietari di Uniting Group, sotto il segno della co-creazione. Corricelli/Colombi: "Il nostro impegno è quello di trasformare i brand in protagonisti attivi di ogni tipologia di progetto"
In risposta alle sfide sempre più complesse lanciate dal mercato all'industry della comunicazione e degli eventi, che richiedono modelli di business più open-source e sinergici, Uniting Group non si è fatta trovare impreparata e si è presentata qualche mese fa con una value proposition e un modello operativo profondamente trasformati, posizionandosi come la prima prima co-creation platform (leggi news).
Qual'è stato il riscontro della Industry alla nuova value proposition? Lo abbiamo domandato a Nicola Corricelli (in foto a sinistra) e Luca Colombi (in foto a destra), rispettivamente Chief Culture Officer e Chief Client Director di Uniting Group.
Il riscontro è stato ampiamente positivo. Da parte della Industry certo, ma ancor prima da parte di Uniting stessa. La nostra vision e il nostro approccio incentrato sulla co-creazione ci hanno permesso di trasformare anche i processi di ogni singola business unit, sia singolarmente, che nei rapporti intra company. Al centro di tutto poniamo lo studio e l'ascolto di quanto accade al mercato che ci circonda, analizzando dati, mutamenti, innovazioni.
In questo modo quando riceviamo un brief siamo in grado di proporre soluzioni e strumenti che vanno oltre la semplice richiesta dei brand e che soprattutto non comportano necessariamente un extra budget.
Nel mercato che ci circonda non serve spendere di più, serve avere una maggiore capacità di confronto e ascolto con clienti e partner, così da trovare le migliori modalità per garantire ottimizzazioni e performance.
Nello scenario attuale i brand hanno bisogno sempre di più di essere parte attiva dei progetti di comunicazione, condividendone valori e innovazione. Qual'è la vision di Uniting verso questa nuova esigenza?
Fino a qualche tempo fa il rapporto agenzia-cliente era monodirezionale. Arrivava un incarico e lo si portava a compimento nel miglior modo possibile. Quello che garantiamo in Uniting Group, invece, è una cultura aziendale che crede nella necessità di lavorare sempre a quattro mani. Viviamo in un mercato schizofrenico in cui per i brand è complicato valutare dove e come andare a investire. Per questo motivo è fondamentale proteggere sempre i valori che essi rappresentano per i consumatori e per farlo l'elemento chiave sta proprio nella condivisione. I brand non sono committenti, ma sono e devono essere protagonisti in qualsiasi tipologia di progetto, che esso sia un'attivazione on field, una campagna digital o di influencer marketing.
Il 2022 vi ha visto lanciare i vostri primi format proprietari: la RUN FOR INCLUSION e l'INFLUENCE DAY. Si tratta di esempi perfetti del nuovo modello di business del Gruppo. Ci raccontate meglio di cosa si tratta?
Uno degli asset strategici che meglio rappresentano la nuova Uniting Group è certamente l'intellectual property. Come si collega questo ai nostri format proprietari? La risposta è molto semplice e sta nella genesi di entrambi.
Normalmente se si pensa al ruolo di un'agenzia all'interno di un grande evento, la si immagina come owner per l'organizzazione o la gestione di determinate aree. I nostri format nascono invece da uno studio importante del tessuto sociale che ci circonda. Quali sono i temi che più stanno a cuore nel 2022? E le ambizioni delle nuove generazioni?
Gli output che abbiamo dato a quest'analisi sono proprio la RUN FOR INCLUSION e INDA. Non dei semplici eventi, ma delle piattaforme di comunicazione che racchiudono valori come inclusion e diversity, il primo, o danno una chiave di lettura fondamentale sul business più ambito dalle nuove generazioni, ovvero l'influencer marketing.
Insomma un vero e proprio cambio di passo anche dal punto di vista commerciale?