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Spike Lee è Creative Maker of the Year a Cannes 2023. "Girare uno spot o un film è sempre raccontare storie"
Spike Lee di premi ne ha ricevuti tanti nella sua prolifica carriera. Forse gliene mancava uno assegnato dal mondo dell’advertising Industry, un mercato che conosce bene e con il quale ha molto spesso incrociato il proprio talento.
Ricordiamo ad esempio le sue campagne per Levi’s o il lungo rapporto che lo ha legato a Nike fin dai primi anni ’90 con gli spot per la linea Michael Jordan. Per quanto riguarda l’Italia viene subito in mente lo spot capolavoro Telecom ‘Gandhi’ ideato dalla indimenticata Isabella De Bernardi che, ai tempi, militava in Young & Rubicam. Ebbene, qui alla 70sima edizione del Festival della Creatività è stato insignito del premio Cannes Lions Creative Maker of the Year.
Attenzione però, il rapporto che Spike Lee ha con la pubblicità è controverso. Nel corso della conferenza stampa di ieri chi scrive ha avuto modo di porre una domanda diretta sulla relazione tra l’artista e l’advertising. Il regista americano, strenuo paladino dei diritti dei neri, non ha usato mezzi termini. “Non ho mai voluto chiudere le porte alle opportunità, dopo che ho iniziato a lavorare con Michael Jordan e con Nike, che da quel momento in poi è diventato un brand stratosferico, sono arrivate molte altre opportunità. E i soldi non sono pochi, non lo nego. Stavo già realizzando corti per un gruppo di amici e nella mia testa quello era comunque girare film.
Ho sempre pensato che un commercial di 60 secondi, un corto o un lungometraggio sono strumenti per raccontare storie. Sono stato fortunato a poter diversificare fin dall'inizio i miei lavori, perché la gente non mi considerava un film maker ed ero sempre considerato il ‘piccoletto’ che aveva girato gli spot con Michael Jordan”.
Cosa può fare la pubblicità per rendere questo mondo un posto migliore dove vivere? “Non parlo di nessuno dei presenti in questa sala – risponde il regista riferendosi al contesto del Festival della creatività in cui si trova – ma quando guardo gli spot in tv mi chiedo chi li abbia scritti, chi può pensare che siano divertenti, soprattutto quelli realizzati per le catene di fast food”. Quindi poca fiducia nell’advertising che, come ha dichiarato in un altro momento dell’incontro stampa, ha il “non facile compito di coniugare la creatività con la necessità di vendere prodotti”.
Nella serata finale della 70esima edizione del Festival della Creatività di Cannes è stato consegnato a Spike Lee il premio Creative Maker of the Year.
Come da consuetudine, nella mattinata di oggi il poliedrico autore filmico ha incontrato il pubblico. Durante la chiacchierata avvenuta al fianco del suo amico e storico montatore Barry Brown in qualità di intervistatore, sono stati 4 gli spot proiettati che hanno ripercorso la carriera ultradecennale del regista, che ha esordito alla direzione di un commercial nel 1986 con il brand Nike, il quale contattò Lee dopo l'uscita del film Lola Darling (She's Gotta Have It).
Così è iniziata, e così prosegue il sodalizio tra i due, tra brand e autore, rinnovato quest'anno con un nuovo film per i cinquant' anni di storia del marchio di abbigliamento sportivo che ha aperto le porte a Spike Lee l'ambito premio.
Un filmato di qualche minuto che ripercorre le cinque decadi di vita brand. Una sfida in scena. Una lotta, tra lo stesso Lee, rappresentante della sua generazione, e una giovane ventenne: il nuovo, l'oggi. Seduti attorno ad una scacchiere pubblica i protagonisti si sfidano verbalmente e a scacchi, a colpi di ricordi e di gesti atletici, raccontando con dei flash svariate icone di molteplici sport rappresentative delle rispettive generazioni. Lee risponde ad uno scacco, ma sul finale, sotto l'infilzata di ricordi della giovane, viene sconfitto; ma la smorfia del regista all'annuncio dello scacco matto rende tutto perfettamente Lee.
Gli altri spot storici presentati sono la conferma che la creatività “moderna”, dei creator dei social di oggi, era già presente nella generazione di Spike Lee, forse lo è nelle persone da sempre. Questo sottolinea l'essenza dell'idea creativa geniale d'impatto: un mix di intuito, sensibilità, conoscenza dell'immaginario collettivo, cuore, coraggio di pensiero ed esecuzione, lettura del momento, voglia di diffondere una emozione. “Nessuno può prevedere l'impatto che uno spot avrò sulla società, sul mondo.” – precisa Spike Lee – “Devi girare ciò che senti sia giusto fare in quel momento.”
Moderni. Forse questa è la parola che meglio rappresenta gli iconici filmati commerciali condivisi dal regista con il pubblico di Cannes, uno dei quali ha sottolineato anche la voglia di raccontare storie, nonostante tutto: una corsa effettuata dallo stesso regista assieme ai tori durante la festa di Pamplona per pubblicizzare il brand Levi's. Una piccola videocamera come molti della GenZ non hanno mai visto. Riprese dall'esterno, principalmente, e interse, in soggettiva.
Un pugno di ricordi che ripercorrono una carriera stellare che ha contribuito ad ammodernare in maniera decisa il linguaggio della comunicazione filmica. Un premio dovuto, non in ricordo dei vecchi tempi, ma di come la capacità di generare idee non invecchia, come testimonia l'ultimo film di Spike Lee per Nike.