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Scenari

Kantar: la ricerca per la Fondazione Ico Falck analizza il fenomeno del NEET

Uno studio approfondito combina fattori economici, sociali e psicologici per spiegare il persistente fenomeno dei NEET nel contesto italiano.

In un’epoca in cui il fenomeno dei NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non seguono alcun percorso di formazione) continua a rappresentare una sfida significativa in Italia, una nuova ricerca “ShakeTheNEET” condotta da Kantar per la Fondazione Ico Falck offre per la prima volta un’analisi dettagliata che integra prospettive psicologiche e culturali ai tradizionali fattori economici e sociali.

Secondo l’ultimo rapporto dell’ISTAT di ottobre 2024, il 16,7% dei giovani tra i 15 e i 34 anni in Italia rientra nella categoria NEET, numeri che, sebbene rappresentino una diminuzione rispetto agli ultimi anni (nel 2020 era 25,5%), confermano l’Italia come il Paese con la percentuale più alta nell’Unione Europea, solo dopo la Romania. Questa situazione è aggravata da un marcato divario di genere e geografico, con percentuali che salgono fino al 26,8% nel Mezzogiorno, ma la quota di NEET anche al Nord e nelle nostre città più virtuose è ben lontana dai target che la Commissione Europea ha posto a tutti gli Stati membri.

Il nuovo studio di Kantar esplora non solo questi dati, ma si immerge nelle radici psicologiche e culturali che possono spiegare la resilienza di questo fenomeno. La ricerca ha esaminato vari aspetti come l’ansia, la disillusione, la presunzione e l’idea stessa di lavoro, mettendo in luce come questi fattori si intreccino con le condizioni economiche e sociali per influenzare la decisione dei giovani di ritirarsi dal mercato del lavoro.

Proprio grazie a questo cambio di prospettiva, da integrare alla narrazione corrente sui NEET, Kantar introduce l’acronimo MADEI, che sintetizza i principali temi emersi dalla ricerca, e che potrebbe stimolare e provocare il dibattito per affrontare il fenomeno con maggior consapevolezza. Ogni lettera dell’acronimo rappresenta un aspetto chiave che contribuisce alla condizione NEET, offrendo una chiave di lettura innovativa e comprensiva per politiche future. 
 
Un focus particolare è stato posto sui seguenti aspetti:
  • Marginalizzazione: molti giovani si ritrovano NEET a causa di esclusione sociale, economica o culturale, aggravata da sistemi educativi inadeguati e discriminazione.
  • Ansia: un numero significativo di giovani NEET sperimenta elevati livelli di ansia, che li rende incapaci di affrontare ambienti di lavoro competitivi e stressanti.
  • Disillusione: la percezione che le opportunità di lavoro disponibili non siano remunerative o gratificanti spinge molti giovani a ritirarsi dal mercato del lavoro.
  • Entitlement: l’aspettativa irrealistica di trovare lavoro che corrisponda esattamente alle proprie qualifiche senza adeguato sforzo contribuisce al distacco dal mercato del lavoro.
  • Idea di Lavoro: le percezioni culturali e personali sul lavoro influenzano profondamente l’approccio al mercato del lavoro.
 
Le tensioni identificate si combinano in vario modo, dando vita a sette segmenti tipologici motivazionali che rappresentano specifici profili emotivi e comportamentali rispetto alla condizione di NEET e al lavoro.
 
Questo studio non solo offre una panoramica completa dei fattori che contribuiscono alla condizione NEET in Italia ma pone anche le basi per interventi più mirati che considerino le sfumature psicologiche e culturali oltre a quelle economiche e sociali. In un contesto globale in continua evoluzione, comprendere a fondo il fenomeno NEET è essenziale per sviluppare strategie efficaci che possano realmente favorire l’integrazione di questi giovani nella società e nel mercato del lavoro.