Digital
Mediagencydays/2. Crossmedialità, nuove tecnologie e Roi al centro del dibattito
I lavori della convention
di Microsoft Digital Advertising Solutions sono proseguiti con
una tavola rotonda moderata da Salvatore Sagone, presidente di
ADC-Agenzia della Comunicazione e direttore responsabile di
ADVexpress e NC
, che prendendo spunto
da tre case history d’eccellenza ha coinvolto alcuni dei rappresentanti dei
centri media presenti a Capri.
(Dal nostro inviato a
Capri – Tommaso Ridolfi). Il lancio del film Coca-Cola "Happiness
Factory", l'anteprima attraverso il backstage dell'ultima campagna
televisiva Heineken, l'uso di Microsoft "Virtual
Earth" per il lancio di Renault Twingo: tre case
history di successo, scelte fra le oltre 1.200 che passano annualmente sul
network Microsoft, che ben si prestavano a rappresentare tre differenti
tematiche dell'evoluzione dell'advertising on line (e non solo), mettendo in
luce le enormi potenzialità di un approccio crossmediale e neutrale, la forza e
l'impatto del video on line, la capacità di sfruttare le nuove tecnologie. I tre
casi, presentati in video, sono stati il punto di partenza per uno dibattito
stimolante e ricco di spunti da Salvatore Sagone, presidente di
ADC-Agenzia della Comunicazione e direttore responsabile di
ADVexpress e NC . Insieme a lui, sul palco del Teatro
dell'Hotel Quisisana di Capri, in rappresentanza dei centri media cui la
convention è dedicata, Rosemary Restieri, head of digital
OMD, Giusi Perego, client services director
Carat, Claudio Calzolari, ceo
Aqualung, Federico Rampolla, head of
interaction Group M, Marco Caradonna, ceo
Simple Agency, e Salvatore Ippolito, sales
director Microsoft Digital Advertising Solutions .
L'approccio olistico e media neutral alla comunicazione di aziende come
Coca-Cola, Heineken e Renault, ha osservato Sagone, rappresenta ancora
un'eccezione: in altre parole, vige ancora la logica della declinazione più di
quella dell'integrazione. Per quali ragioni? E che cosa manca perché il nuovo
approccio diventi la regola? Secondo Rosemary Restieri quella
che manca è "L'abitudine a utilizzare questo approccio come metodo quotidiano.
Coca-Cola, per esempio, è sicuramente aiutata da questo punto di vista dal fatto
di mutuare il suo contesto internazionale. Il ruolo dei centri media deve quindi
essere quello di diffondere conoscenza. Per questo ci vogliono però competenze
che ancora oggi non è facile trovare, nelle aziende così come nelle agenzie
creative". "Non credo che i casi di approccio olistico siano così pochi – ha
ribattuto Giusi Perego –, e l'agenzia media lo propone ormai
quasi sempre. Ma ci scontriamo con due grandi problemi: la difficoltà di
misurare la crossmedialità e il fatto che davvero le agenzie creative non sono
pronte. Non si tratta più solo di formare alle differenze fra on e off line: noi
stiamo cercando di fare un ulteriore passo avanti, spiegando ai clienti che
anche sui mezzi classici, ciome su Internet, la comunicazione dovrebbe adattarsi
al contenitore. Fare uno spot su Rai o su Mtv è completamente diverso!". Secondo
Claudio Calzolari, "Portare avanti progetti come quello di
Coca-Cola esige competenza, credibilità e fiducia da parte dei clienti. Se i
progetti sono nuovi e li devono testare è comprensibile che loro per primi non
sappiano esattamente a chi affidarsi, se ai centri media o alle agenzie
creative. Solo se noi media sapremo lavorare in modo coerente fra on e off line
potremo davvero diventare l'interlocutore d'elezione". "La case history
Coca-Cola – ha detto Federico Rampolla – nasce da un'idea forte
e da un cliente che ci ha creduto. Così si è sviluppata una vera esperienza di
brand che va ben oltre il media planning". Riprendendo uno dei concetti
fondamentali espressi da Marc Bresseel nel suo intervento (vedi notizia
correlata), Rampolla ha aggiunto che "Lo sforzo che i brand devono fare è
proprio quello di raccontare storie vere: non tutti sono abituati o pronti, ma è
un passaggio chiave". Per Marco Caradonna "Con l'operazione
Happiness Factory Coca-Cola è diventato un editore, ha costruito un contenuto
che insieme all'advertising, alla visibilità, al posizionamento sul portale e a
tutto il resto rappresenta un esempio di mix davvero vincente. Il punto è che
questo non è un atteggiamento da 'ragionieri'. La via per diffondere questo
approccio è allora quella, anche da parte di noi centri media, di perdere meno
tempo con i bottoni e dedicarne di più alla scoperta di queste storie da
raccontare". "Il grande vantaggio di Internet – ha osservato Salvatore
Ippolito –, è che funge da collante per tutte le diverse attività: ci
sono voluti molti anni per abbattere le frontiere fra above e below the line,
oggi ci ritroviamo a dover fare lo stesso fra off e on. Dobbiamo cominciare a
usarle insieme, senza 'linee', anziché metterle una contro l'altra". La campagna
online Heineken, misurata contestualmente alla sua pianificazione su un panel di
2.600 utenti, ha fra le altre cose, centrato perfettamente il target di
18-34enni del brand (ma ha avuto effetti positivi anche su fasce d'età
superiori), generando una crescita del 15% dell'online awareness. Che cosa
insegna una simile esperienza per chi volesse ottimizzare la "tv" su Internet? E
più in generale, come può l'agenzia media promuovere l'innovazione on line? Per
Restieri "Il vero salto di qualità nell'impiego delle nuove
piattaforme e tecnologie – parliamo di video in tutti i campi, tv digitale,
Iptv, web tv... – arriverà solo con la diffusione di massa delle stesse. I
centri media da questo punto di vista sono già pronti: quello che ci manca e il
consumo di questi nuovi media". "Lavorare come facciamo oggi e come faremo
sempre di più su una massa di nicchie (la 'long tail'), vuol dire che non
abbiamo più a disposizione i grandi numeri del passato ma segmenti di target più
ridotti e difficili da raggiungere se non con piani media e creatività
specifiche – riflette Giusi Perego –. Tutto ciò genera costi
enormi, ma non c'è dubbio che quella sia l'evoluzione. Ribadisco: dobbiamo
abituarci e abituare i clienti a costruire contenuti creativi ad hoc per i
diversi canali e media, e insieme a fornire stimoli al consumatore perché ne
generi a sua volta". Calzolari osserva come il video rimanga
"L'elemento pubblicitario più coinvolgente. Parlare con i clienti di un progetto
come quello di Coca-Cola è ancora difficilissimo e pochi sono pronti a seguirci.
L'esempio di Heineken è positivo perché ha sì usato il video online, ma con
contenuti e modalità differenti da quelle tele visive canoniche. In questo modo
ha allargato la copertura e insieme abbassato drasticamente il costo per Grp".
"Ne' la creatività ne' la tecnologia – ha affermato provocatoriamente
Caradonna –, sono ancora nel 'backbone' dei centri media.
Perché questo avvenga occorre un ricambio generazionale. Da questo punto di
vista penso che siamo estremamente fortunati: ci troviamo, infatti, nella
condizione privilegiata di sperimentare la vera interazione con i consumatori
che si realizzerà su tutti i canali IP (Internet Protocol). Non possiamo
chiedere di farlo ai nostri capi: dobbiamo farlo noi". L'approccio di Carat, ha
replicato Giusi Perego, è già oggi quello di un approccio
creativo a tutti i media e non solo a quelli digitali: "E' ciò che chiamiamo
communication planning. Quello che serve è il dialogo con il cliente da cui
partire per creare piattaforme media, piattaforme creative, piattaforme trade e
tutto il resto. Ecco perché è fondamentale il tema della ricerca crossmediale:
solo così potremo dimostrare che questo approccio porta davvero risultati di
business". La discussione sul tema del Roi, della sua misurazione e della
remunerazione su quella base ha scaldato e concluso la tavola rotonda. "Roi può
significare molte cose diverse – ha osservato Calzolari. Nel
caso di Heineken è stato l'abbassamento del costo per Grp, in quello di Renault
il numero di test drive prenotati via web, in altri casi ancora le vendite
attraverso l'ecommerce..." "Abbiamo bisogno di Kpi (key performance indicator)
nuovi e diversi da quelli del solo on line, più vicini a quelli dei media
classici perché i clienti possano comprenderli meglio – ha specificato
Restieri". "Oggi le nostre presentazioni ai clienti sono
incomplete – hanno concordato Caradonna e
Rampolla –: parliamo di clickthrough a persone che chiedono
awareness". E' indispensabile, quindi, come ha concluso
Ippolito
,
"Definire fin dall'inizio insieme ai clienti e secondo gli obiettivi della
comunicazione quali siano le metriche di riferimento". Solo così si potrà
arrivare davvero a una remunerazione anch'essa media neutral e che premi
piuttosto il valore delle idee.