Editoriale

Accadde domani. I Communication

Nell’era di Second Life e della tecnologia, si assiste a una riscoperta delle persone, che passa anche attraverso una personalizzazione degli oggetti. Si afferma una comunicazione che dà valore, che mette al centro il singolo cliente con la sua singola storia. Ne parla Cinzia Lampariello (People and Partners).

Da qualche tempo - leggendo volumi e sfogliando riviste, passeggiando per Internet e osservando le nuove strabilianti creature della tecnologia - mi frulla una sensazione strana nella testa: siamo circondati dalla personalizzazione di oggetti, siti web, programmi. Seppur in via evocativa.

Entro meglio nel dettaglio. Non vorrei sembrare irruenta. C'è l'iPod, tanto per cominciare. Lo abbiamo in tasca tutti. Tutti abbiamo presente la grafica inequivocabile della Apple. Seguono YouTube, iTunes e così via. Anche lì: grafiche, font, colori non confondibili con altro. Attenzione però: arriviamo persino a iZapatero. E non è poco. Anzi. Qui la situazione si complica ancora di più.

Ma allora cosa sta cambiando nel mondo della comunicazione, cosa bolle stavolta in questa pentola fatta di spunti, spezie e misteri? Perché questo ritorno sonoro che segnala con forza l'importanza degli utenti (come nel nuovo portale dedicato a Vasco Rossi, Vasco We Love)? Perché questo ritorno alle persone nell'era della tecnologia, nell'era di Second Life? Forse per ricordare che prima del prodotto ci sono le persone? Anche la televisione si è lasciata travolgere , dal prime time infatti si passa al my time, dalla tv generalista alle tv del fai da te.

Mi sono fermata. Ho preso un bel respiro, memore della necessità di fare un passo indietro per mettere meglio a fuoco il panorama. E se stessimo tornando alla concretezza? Sì, proprio noi, accusati tanto a lungo di vendere fumo e annebbiare gli sguardi, forse abbiamo capito che la gente ha bisogno di toccare con mano il valore aggiunto che la comunicazione può offrire. Una comunicazione che inevitabilmente si allontana dal marasma per tornare alle persone. A me, a te. A noi.

Una comunicazione che dà valore.

Il cliente, il singolo cliente con la sua singola storia, è al centro di questa ricerca. Del resto lo stesso accade nei negozi. Ormai ci rechiamo in questo piuttosto che in quello store per vivere un'esperienza a trecentosessanta gradi, per sentirci protagonisti unici su un set che è molto più denso di quello esclusivamente commerciale.

Un luogo fatto di emozioni. Un luogo agli antipodi dei non luoghi di cui parla Augé. Un luogo in cui io sono io e sono riconosciuto come tale.

Noi siamo i veri attori nella relazione coi nostri interlocutori. Noi siamo coloro che dettano le regole in quanto consumatori. E intorno a noi si costruisce un mondo.

Per questo ritengo che sia necessario e doveroso tornare a una progettazione che crei valore effettivo e tangibile: dall'ambito sociale a quello ambientale, da quello culturale fino a quello urbanistico. In ogni caso è dovere di un'azienda parlare di sè non attraverso vacuità ma tramite un risultato da subito concreto, effettivo, tangibile. Un risultato reale. Che testimoni l'onestà dei suoi intenti. E della sua relazione d'amore col cliente.