Editoriale

Aqualtis, la ricetta della buona pubblicità

Un cliente che crede nell’advertising e si fida, un’agenzia capace, una casa di produzione all’altezza, le ricerche che fanno bene il proprio mestiere. Grazie a questi ingredienti Aqualtis (Leo Burnett/FilmMaster) ha vinto il meritatissimo oro a Cannes. E, allo stesso tempo, mette a nudo i limiti del sistema italiano.

Tre leoni nella sezione Film, di cui uno d'oro e due di bronzo; due nella sezione Radio; zero in tutto il resto: media, cyber, press, outdoor, direct e promo. Al ritorno da Cannes la domanda è sempre la stessa: è andata bene o male? Le risposte variano a seconda che si veda il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Rispetto ad altre edizioni del Festival, in cui il bicchiere era completamente vuoto, io mi schiero dalla parte di chi vede questo risultato in maniera positiva. Per diverse ragioni. Partiamo dallo spot Ariston Aqualtis 'Mondo Sommerso', ideato da Leo Burnett e realizzato da FilmMaster, tra i più applauditi alla cerimonia di premiazione sabato scorso. Una sana boccata d'ossigeno al nostro orgoglio nazionale, ultimamente messo a dura prova.. Aqualtis ha ottenuto un leone d'oro in una edizione in cui il numero dei leoni del metallo più pregiato è stato decisamente inferiore rispetto all'anno scorso (12 contro 18).

Un successo ancora più 'tondo' se consideriamo un fatto più unico che raro: l'esclusione dagli ori degli Stati Uniti, la super potenza dell'advertising mondiale. In secondo luogo, questo leone è stato vinto da un importante cliente italiano, Indesit Company. Lo spot ha inoltre messo in luce in maniera ineccepibile la capacità registica produttiva italiana. Al contrario di tanti commercial realizzati apposta per Cannes, come giustamente messo in evidenza dal direttore creativo esecutivo Enrico Dorizza, Ariston è una campagna vera, pianificata in diversi paesi europei, tra i quali UK, Francia, Turchia e Russia. È una campagna di grande valore creativo, un esempio di vera partnership tra cliente e agenzia: dal rispetto dei reciproci ruoli è nato un film che, secondo quanto mi risulta, ha fatto raggiungere gli obiettivi di vendita prefissati... e ha pure vinto un oro a Cannes! Non è tutto, anche i pre-test hanno incoraggiato e sostenuto la scelta creativa, dimostrazione che se le ricerche sono bene utilizzate e interpretate possono aiutare la creatività, non stroncarla.

Insomma, siamo davanti a un esempio di rapporto virtuoso tra tutti gli attori della catena, il cliente che crede nella pubblicità e si fida, l'agenzia che propone creatività di alto livello, la casa di produzione che garantisce standard qualitativi e produttivi eccellenti, le ricerche che fanno il proprio mestiere. È semplicemente questa la ricetta della buona pubblicità. Evidentemente, anche noi italiani, se possiamo contare su questi ingredienti, siamo anche capaci di fare qualcosa di buono. Purtroppo, come ci viene insegnato da questo leone e dagli altri d'oro vinti da The Sculptor in giù (correva l'anno di grazia 2003), mettere insieme tutti questi elementi nel nostro paese sembra abbastanza difficile. Un plauso, infine, al giurato dei film, Pietro Maestri. Come già accaduto nel 2002 ha dimostrato di saperci fare in giuria grazie alle sue doti relazionali, e alla conoscenza delle lingue. Ha lottato con tenacia per i colori italiani, e per i film della propria agenzia: poco importa, avercene giurati con queste capacità. Fosse per me lo nominerei giurato a vita a Cannes.

Salvatore Sagone
Direttore Responsabile News e Contenuti
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