Editoriale

Cappuccino & Cornetto. 'I polli siamo noi'

Nella sua rubrica quotidiana, Marco Ferri riflette sull'influenza aviaria. "Manipolati da una comunicazione allarmista e furbastra, per essere avviati a comportamenti e idee sbagliate sull'economia globalizzata, che è la gallina dalle uova d'oro sì, ma infette di sfrenati profitti: i vantaggi di alcuni fanno male alla salute degli altri. E' una storia vecchia, ma fa buon brodo".

Qualcuno ha detto che un popolo spaventato si governa meglio. L'ultimo allarme globale, in ordine di tempo, dopo la mucca pazza, le armi di distruzione di massa, l'antrace e la Sars, è l'influenza aviaria. C'è una nuova ipotesi sulle modalità di diffusione dell'influenza aviaria. Secondo BirdLife International, una delle più importanti organizzazioni mondiali per la protezione degli uccelli la cui sede è a Cambridge, il virus potrebbe diffondersi attraverso lo sterco di pollo, utilizzato come mangime e fertilizzante nelle pescicolture, pratica oggi di routine in particolare in Asia. L'organizzazione ha lanciato un appello ufficiale affinché si verifichi l'ipotesi che in migliaia di allevamenti di pesce, lo sterco di pollo possa essere il veicolo attraverso il quale si diffonda il potenzialmente fatale ceppo del virus H5N1 dell'influenza aviaria.  Pare che la FAO sia in possesso di studi dell'Università di Bangor (Galles) e Giessen (Germania) in cui si sottolinea come le morie causate dall'influenza fra gli uccelli acquatici sono avvenute in Cina, Romania e Croazia in corrispondenza di località dove si concentrano stagni di allevamento di pesci, perché qui si utilizza come fertilizzante delle acque, la pollina cioè il guano prodotto dagli allevamenti intensivi di polli.

Appare chiara, allora, una semplice equazione, che è la seguente: gli allevamenti intensivi di polli, luoghi ideali per la diffusione di massa dell'influenza aviaria a causa del sovraffollamento di individui della stessa specie e della stessa età, producono tonnellate di escrementi infetti che vengono riversati negli stagni di pesca; gli uccelli selvatici, che vivono negli stessi ambienti, si infettano. Pur essendo le vittime secondarie e dovendo quindi essere difesi dai contagi provenienti proprio dagli allevamenti intensivi, ne sono invece ritenuti colpevoli, passibili di pena di morte. E' bene tener presente che i polli 'moderni' sono il risultato di manipolazioni genetiche, di modo che si possa prederminare chi vada avviato alla produzione di uova, chi invece alla produzione intensiva di carni bianche, tanto apprezzate nelle diete a basso contenuto di colesterolo.

Fatto sta che la manipolazione genetica ne ha indebolito le difese immunitarie, quindi ha reso i polli e i tacchini vulnerabili all'attacco del virus H5N1. E' bene anche sottolineare che la Cina esporta in Europa, e probabilmente in tutto il mondo, ingenti quantità di pollina come fertilizzante. Con buona pace dei pesci di allevamento. Buono a sapersi per gli amanti del sushi. Alla fine di questa disgraziata filiera ci siamo noi, con la merda (di pollo) fino al collo. Manipolati da una comunicazione allarmista e furbastra, per essere avviati alla produzione di comportamenti e di idee sbagliate sull'economia globalizzata, che è la gallina dalle uova d'oro sì, ma infette di sfrenati profitti: così che i vantaggi di alcuni fanno male alla salute di tutti gli altri. E' una storia vecchia, ma continua a fare buon brodo. Beh, buona gionata.