Editoriale
Cappuccino & Cornetto. Mordini: Mordi & Fuggi
Nella sua rubrica Marco Ferri dà la parola a Pasquale Barbella, che riassume il caso Facebook - Advertown. "Ma l’apostolo, forse per la fretta che lo scandalo suscita nelle anime pie, non si è soffermato su questi dettagli di poco conto.. Senza rendersi conto di aver dato fuoco a un ufficio postale solo perché gli era sgradito un francobollo" .
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Mordini: Mordi & Fuggi
In nome di Attilio Mordini, teologo e scrittore morto nel 1966, uno dei suoi devoti - portavoce di una fervente congrega intitolata al defunto - mi ha azzannato il polpaccio mentre ero in vacanza. Al momento non me ne sono accorto. Ho notato l’impronta dei denti al mio ritorno a casa, quando ho ripreso pigramente a consultare la posta elettronica e le pagine di Facebook. Ho scoperto così che Facebook è come il gatto nero: non puoi andartene al mare e lasciarlo incustodito in cortile, alla mercé della prima polpetta avvelenata graziosamente offerta dai soliti superstiziosi. Ho inviato cinque volte la stessa mail all’apostolo mordiniano responsabile del morso chiedendo educatamente: scusi, mi sa dire dove ho peccato per meritare il suo dissenso? In risposta, silenzio di tomba: forse era arrivato il suo turno di andare al mare. Ma ecco che un’amica giornalista riesce finalmente a rintracciarlo per telefono. «Che cosa ha pubblicato il Barbella di tanto sconveniente?» Risponde che nella pagina di Advertown, fondata dal Barbella medesimo, c’era una foto di ragazzi a letto con un testo che faceva riferimento ad Attilio Mordini. Il
Barbella giura di non saperne nulla. Non sarà che, in sua assenza, uno dei settecento iscritti alla pagina di Advertown abbia postato un link, una foto, un video, una nota, una frase, insomma qualcosa di disdicevole e inopportuno sulla figura di Attilio Mordini? Mistero. Eppure Facebook ha questo di speciale: che ogni intervento è automaticamente accompagnato dalla faccina e dal nome di chi lo produce. Non si scappa.
Per questo si chiama Facebook: libro delle facce. Possibile che l’apostolo non sia in grado di riferire se la faccia del mittente appartenesse a un lui o a una lei, a un giovane coi brufoli o a una simpatica nonnina, a un pelato o a una miss riccioluta, o se invece della faccia c’era un simbolo, e con quale nome, vero o falso, il birbante comparisse? Sarebbe stato più facile, per me, ricostruire la scena del delitto e difendermi dalle sanzioni comminate dalla Facebook Security, che in queste cose è più severa di una corte marziale. Ma l’apostolo, forse per la fretta che lo scandalo suscita nelle anime pie, non si è soffermato su questi dettagli di poco conto. Il suo impulso è stato: mordi e fuggi. E così ha fatto. Senza rendersi conto di aver dato
fuoco a un ufficio postale solo perché gli era sgradito un francobollo. (E la domanda che tuttora mi rode è sempre la stessa: qual era il francobollo incriminato? E, se davvero c’era, chi lo ha piazzato nella bacheca di Advertown e perché?)