Editoriale
Cappuccino & cornetto. Quando si incazza don Abbondio
Nella sua rubrica quotidiana, Marco Ferri riflette sui Pacs prendendo spunto da un episodio accaduto nei pressi di La Spezia. "Come si fa a biasimare chi intende assumersi obblighi di fronte alla legge? Vuoi sposarti? Sposati. Vuoi convivere? Convivi. Basta che non maltratti la persona con la quale dividi il tetto".
Non c'è più religione. E' scoppiata una lite "in
famiglia" tra un parroco e la perpetua. Ha rischiato una denuncia per lesioni un
anziano parroco di un paese alla foce del fiume Magra
(La Spezia) che durante un alterco scoppiato per
futili motivi si è messo a lanciare piatti alla sua perpetua. Erano passate da
poco le 22 quando la donna, in evidente stato di alterazione, dalla canonica ha
chiamato i carabinieri per chiedere aiuto. In pochi minuti una pattuglia dei
militari dell'Arma guidati dal tenente Alessandro Coassin, della
compagnia di Sarzana, è intervenuto e ha calmato gli animi. La donna, che non ha
subito alcuna lesione, ha deciso però di non sporgere querela. Proprio come
fanno le mogli quando i mariti violenti vanno fuori di testa.
La Chiesa Cattolica continua a essere contraria a ogni forma di "civile convivenza" tra adulti consenzienti, quello che l'acronimo chiama Pacs. E questo piccolo episodio di cronaca, che sembra tratto dalla fiction "Don Matteo" ci dà la misura della sproporzione tra la realtà dei fatti moderni e la vecchia consuetudine seconda la quale le donne fanno i servizi di casa agli uomini. L'idea stessa che ancora oggi esista la figura manzoniana della perpetua è al tempo stesso un poco comica e altrettanto penosa. Ma ognuno ha il diritto di fare della propria vita quello che ritiene giusto e utile. Che è una professione di libertà e tolleranza nei confronti del clero che sarebbe gradita il clero restituisse, in egual misura, nei confronti di chi, credente o non credente decidesse di convivere e di regolarizzare, attraverso i Pacs la propria scelta di vita in comune.
E poi, come si fa a biasimare chi intende assumersi obblighi di fronte alla legge? E perché si dovrebbe impedirglielo: dove sta scritto che l'estensione dei diritti soffoca i diritti precedenti. Vuoi sposarti? Sposati. Vuoi convivere? Convivi. Basta che non maltratti la persona con la quale dividi il tetto. Il fatto che tetto faccia rima con letto, anche questo è alla responsabilità dei singoli, adulti e consenzienti. Perché c'è una terza rima possibile, che forse è la prima parola da usare: rispetto. Anche tra un parroco e la sua perpetua. A questo servono le leggi e non servono le scomuniche. Beh, buona giornata.