Editoriale
Cappuccino & Cornetto. Test clinici hanno dimostrato che i testimonial non vendono
Nella sua rubrica Marco Ferri riflette sul ruolo dei testimonial in pubblicità. "Se torniamo a fare cose semplici e a utilizzare persone normali nelle nostre campagne pubblicitarie, la pubblicità torna a essere credibile, i prodotti appetibili, nonostante la crisi dei consumi che attanaglia le aziende italiane. Signori clienti e amici pubblicitari, capìta l'antifona?"
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Perché dovrebbe finalmente convincere tutti a porre fine alla lunga stagione dei testimonial famosi, e molto costosi, e, diciamocelo, alquanto noiosi.
Ne dà conto Simona Marchetti, che dalle pagine de Il Corriere della Sera cita un paio di esempi. Le due ricercatrici hanno sottoposto alcuni studenti newyorkesi a test mirati su alcuni prodotti. Con il risultato che questi ragazzi hanno dimostrato molto più interesse per l'acquisto di un riproduttore digitale di musica perché glielo consigliava un garzone di un negozio di alimentari, che si è dimostrato più credibile di un uomo d'affari.
Oppure, il caso di una elegante t-shirt griffata che, indossata da un commesso, invece che da uno studente di un college prestigioso, ha fatto venire loro il desiderio di acquistarla.
Insomma, se torniamo a fare cose semplici e a utilizzare persone normali nelle nostre campagne pubblicitarie, la pubblicità torna a essere credibile, i prodotti appetibili, nonostante la crisi dei consumi che attanaglia le aziende italiane.
Signori clienti e amici pubblicitari, capìta l'antifona? Beh, buona giornata.