Editoriale

Cappuccino&Cornetto. I creativi e la creazione

Nella sua rubrica Marco Ferri riflette sulla creatività pubblicitaria. "Stephen Hawking, da scienziato nega la necessità che a creare l’Universo sia stato necessariamente Dio. Nel nostro piccolo, da creativi basterebbe negassimo che per creare una buona campagna sia necessaria l’esistenza una mega-holding quotata a Wall Street. Sarebbe un piccolo, ma significativo passo per la creatività pubblicitaria italiana".
Il famoso scienziato inglese Stephen Hawking nel suo ultimo libro 'The Grand Design' (Il progetto grandioso), di cui il Times pubblica alcuni brani, sostiene che la creazione dell'universo è stata semplicemente una conseguenza inevitabile delle leggi della fisica. "Poiché esistono leggi come quella della gravità - sostiene il matematico nel libro di cui è coautore il fisico americano Leonard Mlodinow - l'universo può essere stato creato dal nulla".

Mi sembra il vero manifesto della creatività pubblicitaria. Dal nulla sono state create grandi marche, brand internazionali, ma anche successi di marca nostrani. Dal nulla, senza bisogno di alcun Demiurgo, sono stati costruiti grandi successi della creatività pubblicitaria.
Una grande responsabilità abbiamo sulle spalle, noi che di mestiere siamo creativi. Costruire dal nulla è faticoso, esaltante, ma anche pericoloso: si rischia l’insuccesso, la perdita del cliente, dunque lo stipendio se sei dipendente, se non il fatturato se sei indipendente.
Ma non si scappa: si crea sempre dal nulla. Quel nulla che spesso è pieno di strampalate teorie di marketing, di sontuosi piani media, di tante chiacchiere sulla 'policy' della compagnia, di troppe alchimie aziendali, che congiurano ogni giorno, ogni ora, ogni minuto contro l’idea stessa di creatività.
Spesso il 'nemico' delle buone idee è in casa. E’ un CEO che si crede Dio. E che oltre a non capire niente di creatività, spesso non sa nemmeno far di conto, che sarebbe il suo ruolo, la sua funzione. E infatti ciancia di strategie, e contemporaneamente taglia, licenzia, perde clienti, distrugge agenzie. Altre volte il 'nemico' è più insidioso: si traveste da autocensura, ti tira giù, nei meandri dell’italico 'tengo famiglia'.

Lo so. Lo capisco. Non è facile avere una buona idea pubblicitaria, perché il nulla è generalmente pieno di fuffa. E allora, tocca a chi crea tirar fuori 'fior da fiore' una idea, che abbia almeno una chance di essere capita, gradita, condivisa, amata dai consumatori.
E’ pur vero che molti creativi si sono ammalati di real politik, che detto in soldoni vuol dire 'attacco lo ciuccio dove vuole il padrone'. Somari erano, somari rimarranno, anche quando in tasca avranno biglietti da visita altisonanti, o un giorno metteranno i loro nomi in insegna.
Il fatto è che bisogna essere disposti a rischiare, a fare di tutto perché una idea diventi una forza creatrice di successi che durino nel tempo.
Stephen Hawking, da scienziato nega la necessità che a creare l’Universo sia stato necessariamente Dio. Nel nostro piccolo, da creativi basterebbe negassimo che per creare una buona campagna sia necessaria l’esistenza una mega-holding quotata a Wall Street. Sarebbe un piccolo, ma significativo passo per la creatività pubblicitaria italiana. E, di conseguenza, un grande passo per le aziende italiane. Beh, buona giornata.