Editoriale

Cappuccino&Cornetto. La calcificazione della politica italiana

Nella sua rubrica Marco Ferri riflette sui possibili parallelismi tra il mondo della politica e quello del calcio. "Dunque, se il calcio si è politicizzato e la politica si è calcificata (in tutti i sensi), forse è proprio da questo binomio che può venire la soluzione alla crisi del governo".
Lo sanno tutti quanto in Italia sia forte l'intreccio tra calcio e politica. Tanto che negli stadi si fa politica e la politica usa spesso toni da stadio. Fu la politica a designare Lippi, uomo dell'establishment che portò al macello la Nazionale in Sud Africa. Fu sempre la politica a salvare i vertici del calcio italiano: come se nulla fosse successo, ognuno è rimasto
al suo posto, dopo l'ignominiosa debacle africana. Fu il calcio a vaticinare l'ingresso in politica, o meglio 'la discesa in campo' del presidente del Milan, che poi divenne il presidente del Consiglio. Fu il calcio ad ammalarsi di politica, come abbiamo visto nelle vicende di Calciopoli.

Dunque, se il calcio si è politicizzato e la politica si è calcificata (in tutti i sensi), forse è proprio da questo binomio che può venire la soluzione alla crisi del governo, che è poi la crisi del berlusconismo, visto che l'attuale squadra di governo è ormai bollita, dunque irrimediabilmente perdente.

Governo tecnico? Allargamento della maggioranza con l'Udc? Un neo CLN da Fini a Vendola, passando per Rutelli, Casini, Luca di Montezemolo? Tremonti, gioca all'attacco o in difesa? Berlusconi vuole comprare Casini? Basterebbe leggere i titoli dei giornali di queste settimane, per avere la netta sensazione della calcificazione (in tutti i sensi) della politica italiana.

Cionondimeno, una soluzione ci sarebbe: è sotto gli occhi di tutti. C' è una squadra di calcio in Italia che è stata capace di vincere tutto, sia sul piano nazionale che su quello europeo.
Proprio quello che servirebbe alla politica italiana, per vincere le drammatiche difficoltà, in questi frangenti molto critici per l'economia, per il vivere sociale, per il lavoro, per lo sviluppo. Questa squadra di calcio ha introdotto un'innovazione che sarebbe molto salutare fosse copiata pari pari dalla politica italiana. Parliamo dell'Inter di Moratti, nelle cui fila militano solo giocatori stranieri, allenatore compreso. Ecco allora l'idea che spariglierebbe le carte (un po' sporche) della politica italiana: un governo di soli ministri stranieri, capo del governo compreso.

Una ideale squadra di governo? Presto detto: Nelson Mandela (presidente del Consiglio); Bono degli U2 (vice presidente); Dave Letterman (portavoce); Sub Comandante Marcos (Difesa); Baltazar Garzòn (Giustizia); Mark Harmon, alias Leroy Jethro Gibbs dell'NCIS (Interni); Al Gore (Ambiente); Joska Fischer (Esteri); dott Hause (Sanità); Woody Allen (Cultura); Dalai Lama (Istruzione); Rigoberta Manchu (Agricoltura); Aung San Suu Kyi (Pari Opportunità); Steve Jobs (Sviluppo economico); Kofi Annan (Welfare); Íngrid Betancourt (Attività forestali); Michael Schumacher (Trasporti); Bernard Madoff (Economia); Mike Tyson (Attuazione del Programma); Dan Brown (rapporti con la Santa Sede).

La nostra Costituzione dice a chiare lettere che spetta al Capo dello Stato, il presidente Napolitano, la scelta di chi incaricare per la formazione di un nuovo governo. Noi rispettiamo la Costituzione e il ruolo del Presidente della Repubblica.

Ci permettiamo solo di suggerire di lasciar fuori ministri di nazionalità russa e libica. Niente di personale con i cittadini di quei paesi, semmai con i rispettivi governanti. Infatti, viste
certe poco chiare frequentazioni, non vorremmo che alla fine Berlusconi uscisse dalla porta, per poi rientrare negli spogliatoi, e magari tornare in campo, con un colbacco o un turbante. Beh, buona giornata.